Tutti contro Totò Cuffaro? Di certo l’ultimo week-end è stato tra i più amari per l’ex presidente della Regione, tornato in politica dopo avere scontato la condanna per favoreggiamento alla mafia. A raccontare il fine settimana indigesto per Totò Vasa Vasa ci sono dei fermo immagine. Il primo si consuma la scorsa domenica (19 novembre) in un esterno giorno taorminese: Antonio Tajani arriva a Taormina alla convention di Forza Italia in auto, con lui c’è Caterina Chinnici, l’ex magistrata, ora eurodeputata, passata dalle file del Pd a Forza Italia ma con un veto: no ad alleanze con Cuffaro.

Contemporaneamente si poteva leggere sulle pagine locali di Repubblica, una dichiarazione, rilasciata da Rosy Bindi alla giornalista Giusi Spica: “Il centrodestra avrebbe dovuto porsi il problema di riaprire le porte a un condannato per reati di tipo mafioso, ancorché riabilitato”. Una dichiarazione che Bindi chiudeva con un appello anche alla magistratura: “Auspico una vigilanza strettissima sulla maggioranza che sta governando la Regione, da parte del cittadino elettore, ma soprattutto dell’opposizione, di tutte le forze politiche e della magistratura”. Il giorno prima, il 18, a pochi chilometri dalla due giorni di convention di Fi nella perla dello Ionio, Lorenzo Cesa presentava alla stampa il nuovo coordinamento provinciale dell’Udc di Messina.

Succede tutto in un week-end, lo stesso in cui lo stato maggiore di Forza Italia si riunisce a Taormina e da lì fioccano i niet a Cuffaro: “Se qualcuno vuole coinvolgersi con noi, ben venga. Non siamo né un taxi né un albergo a ore. Chi vuole venire, viene e costruisce con noi la nostra dimora, che deve essere la dimora degli italiani”, dice Tajani alla platea azzurra. Così che perfino Renato Schifani, che pure aveva tessuto la tela di questa alleanza negli scorsi mesi, si allinea: “Forza Italia non è un autobus ma siamo aperti a chi condivide le linee del Ppe”. È così che Schifani arretra ancora una volta, cedendo il passo al presidente di Forza Italia e vice presidente del consiglio. Dopo la morte di Berlusconi, il presidente della Regione Sicilia, aveva aspirato ad ereditare le redini del partito, poi andate in mano a Tajani. Adesso è sempre il vice presidente del consiglio che sbarra la strada di Schifani, dando voce all’ala siciliana di Forza Italia che non vede di buon occhio la vicinanza di Totò Cuffaro al presidente della Regione e non vuole un patto elettorale con l’ex presidente. In ballo ci sono, infatti, le Europee, elezioni che potrebbero sigillare definitivamente la conquistata revanche di Totò Vasa Vasa.

Aveva iniziato da piccoli comuni, dove aveva dato – con alcuni eletti nei consigli comunali – i primi timidi segnali del suo ritorno, poi era arrivato il suo apporto all’elezione di Roberto Lagalla a sindaco di Palermo, infine aveva confermato il trend con le Regionali. Tutto ancora confinato alla Sicilia, proprio per questo le Europee rappresentano un banco di prova importante per l’ex presidente che aspira a fare uscire dai confini regionali la sua rinata Democrazia Cristiana. Ma dopo la scorsa domenica ha dovuto cedere all’evidenza: “Stante le mie valutazioni che a non volere la Dc è parte della dirigenza di Fi siciliana, che sa bene chi sono stato e chi sono, ne prendo atto con umiltà e amarezza e, anche se mi viene difficile capire, ne rispetto le decisioni”, scrive in una nota Totò. Non senza ribadire che “la Dc farà una lista di Liberi e Forti con tutti i partiti e i movimenti che politicamente pensano al Ppe. Mi impegnerò con tutte le mie forze e la mia passione per far crescere la Dc in tutte le regioni d’Italia”.

Ma per il momento quella volontà di espansione è stata frenata dai forzisti: “Forza Italia è aperta a tutti i moderati ma non è disposta a cedere il simbolo”, confida un esponente azzurro presente alla convention di Taormina. Cuffaro dovrebbe dunque essere disposto a entrare nelle liste di Forza Italia ma senza il simbolo della Democrazia Cristiana: “I vertici nazionali di Fi hanno respinto questa ipotesi, le liste di Fi avranno solo il simbolo di Fi”, continua il forzista, che spiega la versione azzurra restando anonimo. Mentre Marco Falcone, assessore al Bilancio di Schifani, sottolinea: “A Taormina è arrivato un membro del Csm, Felice Giuffré, e fino a qualche tempo fa questo sarebbe stato impensabile. E poi c’è stata Caterina Chinnici… – ha detto Falcone al Giornale di Sicilia – Forza Italia è sempre stato un partito garantista e continuerà a esserlo. Ma è pure un partito che ritiene che chi ha sbagliato debba essere punito”.

Così, mentre Forza Italia volta le spalle a Cuffaro – imbarcando magistrati – mentre Bindi si appella alle opposizioni e alla magistratura perché vigilino, prova a riconquistare terreno l’Udc, dopo avere vinto la battaglia legale lo scorso agosto contro Cuffaro sul simbolo, mantenendo il diritto ad usare il simbolo dello scudo crociato. Non a caso, Lorenzo Cesa, proprio domenica scorsa, presenziava a Messina alla conferenza stampa per la presentazione del coordinamento provinciale dell’Udc. E secondo alcuni esperti di politica siciliana, anche Fdi vede di buon occhio il ritorno di Cesa, che nel frattempo è stato nominato, lo scorso maggio, presidente della delegazione italiana alla Nato. Tutti contro l’ex presidente, forse perché si teme il suo riscontro elettorale? “Scatterà un solo seggio e imbarcare Cuffaro potrebbe voler dire cedere a lui quel seggio, mentre si teme che imbarcare Cuffaro possa far perdere a livello nazionale più dell’1 per cento che lui potrebbe garantire su tutto il Paese”, sostiene un esperto di politica siciliana. Un timore che per il momento inchioda Totò al di qua dello Stretto.

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