“Mi sto ammazzando”. Sono le ultime parole pronunciate da Alberto Re, organizzatore di Sportfilmfestival ad Agrigento, mercoledì mattina al telefono con il suo direttore artistico Roberto Oddo. Poi lo sparo. È stato proprio Oddo, allarmato dalla chiamata, ad avvisare subito le autorità, che hanno trovato Re in una pozza di sangue. Il trasporto d’urgenza all’ospedale San Giovanni di Dio, e il ricovero nel reparto di rianimazione. Ma Re non ce l’ha fatta, è morto giovedì mattina. Aveva 78 anni.
Le critiche e le polemiche sul festival
Sui motivi che hanno spinto il 78enne agrigentino a compiere il gesto estremo indaga la procura di Agrigento, coordinata dal procuratore capo Giovanni Di Leo, e la squadra mobile. L’uomo ha lasciato una lettera, sulla quale gli inquirenti stanno compiendo degli approfondimenti. L’arma utilizzata da Re è un vecchio revolver ereditato dal nonno, per la quale l’uomo aveva un regolare permesso di detenzione e che custodiva in cassaforte. Stimato e apprezzato organizzatore di eventi, Re aveva fatto la sua ultima apparizione insieme ad Oddo martedì al teatro Pirandello, quando una giornalista di Grandangolo, quotidiano agrigentino diretto da Franco Castaldo, ha intervistato entrambi per far chiarezza sul programma e sulle critiche mosse all’evento. Sui social erano infatti circolate foto della serata inaugurale del festival di lunedì nelle quali si vedeva la sala deserta. Da qui le polemiche sul fatto che il festival è costato 35mila euro, di cui 25mila dal comune di Agrigento e 10mila dall’assessorato regionale della Cultura.
Nel corso dell’intervista pubblica, Re ha spiegato che il festival si è sempre tenuto a Palermo, ma in questa occasione è stata spostata ad Agrigento. “Vorrei riservarmi di dirle qualcosa lunedì prossimo, a conclusione dell’evento – aveva detto Re alla giornalista -, per farvi capire che chi organizza ha grandissimi problemi, quindi ha necessità di avere certezze. Agrigento uscirà da questo evento con una divulgazione internazionale di grande interesse, che paragonata alla somma che Agrigento sta spendendo, con 150 persone ospiti in due alberghi”. Re, in quell’occasione, ha anche accennato un mea culpa, spiegando che oltre alla conferenza stampa di presentazione dell’evento fatta a Palermo, sarebbe stato opportuno organizzarne una anche ad Agrigento. Oddo, da parte sua, aveva invece parlato di un “fraintendimento”, stigmatizzando il fatto che la sala vuota fosse dovuta alla concomitanza con la partita Ucraina-Italia, e che le proiezioni dei film aperte al pubblico sarebbero iniziate solo nel fine settimana.
La lettera della famiglia: “Condanne senza capi d’imputazione”
Dopo che Re si è tolto la vita la famiglia ha diffuso una lettera in cui sottolineano che l’imprenditore non si è mai “sottratto alla onestà intellettuale e sempre ha sorriso alle storture che possono capitare. Fino a qualche giorno fa. Poi l’onta che sale e che scalfisce, che non arretra e che violenta verbalmente una persona, ha consumato il vero danno”. Il riferimento è alle polemiche sui social. Re, continua la famiglia, “era un moderatore, che amava la pace, donandola, ha combattuto con gentilezza quell’ingrato giudizio sommario, senza alcun fondamento, che lo ha reso fragile”. L’imprenditore, si legge ancora nella lettera, “voleva contribuire ad elevarne il dibattito culturale, non gli è stato concesso, sui social viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione. Si apra una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza“. La famiglia, infine, fa sue e ribadisce le dichiarazioni del prefetto di Agrigento Filippo Romano secondo il quale “è cruciale evitare il ripetersi di simili vicende, la critica politica e giornalistica legittima ha superato i confini dell’umanità. Tutti coloro che ricoprono ruoli amministrativi devono impegnarsi a prevenire simili disonori”.
Esprime il suo cordoglio il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè che ricorda “un grande amico, un galantuomo, un uomo perbene” e ancora “un uomo appassionato, amante del bello e della cultura ed innamorato della sua città”. Il festival proseguirà, commenta il direttore artistico Oddo, “perché siamo convinti che lui avrebbe voluto cosi e continueremo l’evento nel suo nome e nel suo desidero di promuovere Agrigento in tutte le nazioni presenti al festival”. “Siamo sconvolti e attoniti – aggiunge Oddo – per la perdita di un grande uomo e un professionista esemplare”.
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