Carlo Bonomi lo ripete imperterrito a intervalli regolari da almeno un anno e mezzo: il lavoro povero non riguarda le aziende aderenti a Confindustria. Tutti i contratti nazionali firmati dalla confederazione, dice, prevedono salari minimi superiori ai 9 euro l’ora proposti dalle opposizioni e cassati dal governo (secondo cui un minimo legale in Italia non serve). Giovedì l’ultima puntata: offrendo ai sindacati “un grande patto di equità sociale” sulle retribuzioni ha ribadito che “chi paga poco” sono “blocchi elettorali che non si vogliono toccare, dalle cooperative alle finte cooperative, dal commercio ai servizi“. Una mezza verità che ignora le condizioni economiche di almeno cinque contratti siglati da associazioni confindustriali.
Il caso più eclatante è quello della vigilanza privata e servizi fiduciari. Il famigerato contratto che diverse sentenze hanno ritenuto incostituzionale per violazione dei principi di proporzionalità e sufficienza in funzione di un’esistenza libera e dignitosa è stato rinnovato in estate ma livelli salariali minimi rimangono infimi, La retribuzione oraria per il livello di ingresso (F) si attesta, nei servizi fiduciari, a circa 5 euro lordi all’ora. E basta leggere le sigle delle sei associazioni datoriali che l’hanno firmato per scoprire che c’è anche Assiv, Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari, che aderisce ad ANIE – Confindustria. Tra le aziende aderenti compaiono pure Mondialpol, uno dei big del comparto, e Cosmopol, che la scorsa estate sono finite sotto controllo giudiziario con l’accusa di sfruttamento dei lavoratori. La prima ne è uscita in agosto dopo la decisione di alzare gli stipendi dei propri dipendenti del 20% dal primo settembre in “un percorso progressivo che porterà a un aumento del 38% alla scadenza del Ccnl“.
Si dirà che l’associazione fa parte dell’universo confindustriale ma si parla pure sempre di servizi e non di manifattura. Vero. Non mancano però gli esempi di Ccnl dell’industria con minimi orari ben lontani dai 9 euro lordi all’ora. Dal censimento fatto qualche mese fa dalla Fondazione dei consulenti del lavoro emerge come il contratto delle Industrie dei settori pelli e succedanei, comparto produzione di ombrelli, siglato da Assopellettieri, preveda 8,8 euro lordi all’ora se si calcolano nel computo anche Tfr, 13esima e 14esima, esclusi dal lordo fissato dalla proposta delle opposizioni. Uno sguardo al contratto rinnovato lo scorso maggio conferma: i minimi attuali (senza mensilità aggiuntive) si fermano a 7,3 euro l’ora che saliranno a 7,5 dall’1 dicembre.
E ancora: Assovetro, parte della galassia di viale dell’Astronomia, è firmataria del contratto Industria del vetro e delle lampade che per i settori della trasformazione (seconde lavorazioni del vetro) ha minimi tabellari poco sopra i 6 euro. Il ccnl per i lavoratori addetti all’industria delle calzature di Assocalzaturifici fissa il minimo per il 1° livello a 7,3 euro. Il contratto delle industrie tessili e dell’abbigliamento di Smi (Confindustria moda) paga a sua volta per un 1° livello meno di 7,5 euro l’ora. Se bisogna “dire chi sono quelli che pagano poco”, come vuole Bonomi, alla sua lista andrebbero aggiunti anche questi nomi.
Articolo aggiornato alle 16:40 del 27 novembre 2023. In una prima versione veniva citato anche il ccnl di Assogiocattoli, che però non aderisce più a Confindustria tramite Federvarie.