Il racconto nel recente libro ma anche ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, lo scorso anno: le sue parole
Innamorata della danza fin da bambina, poi showgirl, coreografa, attrice, nota ai più per il “Bagaglino”. Lei è Gabriella Labate, romana, classe 1964. Da 35 anni anni è legata a Raf, il noto cantautore con cui è convolata a nozze nel 1996. Dal loro amore sono anche nati due figli. Insieme hanno affrontato momenti di gioia ma anche altri di dolore. Come quando ha dovuto affrontare una malattia rara. Lo ha raccontato lei stessa, nel romanzo “Nudi”. Il libro – come riportato dall’Ansa – edito per la prima volta con il titolo La gonna bruciata, torna alla luce adesso in una nuova edizione per il marchio Love di Compagnia editoriale Aliberti ed è incorniciato da tre scritti inediti: un lungo racconto di vita e due lettere, una indirizzata ai figli Bianca e Samuele e una a suo marito Raffaele, compagno di vita. “Ne avrei fatto a meno. Ma nella vita sono grata anche a questo dolore. Mi ricorda che, mentre il mondo intorno mi lascia sgomenta, io sono fortunata. E di questa fortuna sono grata alla famiglia da cui vengo e a quella che ho costruito con Raffaele”, le parole di Gabriella riportate dal Messaggero. E ancora: “A parte questa cicatrice enorme, perché mi hanno dovuto togliere una massa che dall’utero era arrivata fino al cuore. Io lo chiamo ‘il mio mostro’. È una patologia rarissima. Raffaele ha vissuto con me, notte e giorno, al decimo piano del Policlinico Gemelli per mesi. Ma forse certi messaggi arrivano per farti capire fino in fondo la bellezza di quello che hai”. Il loro rapporto, già forte, si è consolidato anche così, affrontando questa tempesta improvvisa.
Come lo ha scoperto
Ospite di Verissimo lo scorso anno, Labate aveva detto: “L’ho scoperto in un modo veramente inaspettato. Io ad un certo punto sento uno strappo dentro. Stavo parlando normalmente ma qualcosa mi ha detto: ‘Fatti vedere’. Allora ho pensato di fare la spesa ma poi mi vado a far vedere da una mia carissima amica ecografista. Passandomi l’ecografo dietro il fianco mi dice di stare ferma perché c’era qualcosa che non andava. In sostanza mi ricoverano d’urgenza per una trombosi della vena cava che va diretta al cuore. Quindi io avevo questa trombosi attaccata all’atrio. Ma io ero così, non mi accorgevo di nessuno. Al Policlinico Gemelli, con tac, esami con contrasto, mi dicono che purtroppo non era il solo problema perché avevo anche questa massa grande sia all’utero che sull’ovaio destro”.
“Ho pensato a Raffaele, ai miei ragazzi – aveva detto lei -. Quando mi hanno detto questa cosa io mi preoccupavo tantissimo per loro. Ero pronta ad affrontare tutto, ma il pensiero di dare loro delle preoccupazioni era il dolore più forte. Mi ricoverano, mi dicono che ho anche questa grande massa da asportare. Il professore mi ha spiegato cos’avevo: una patologia rarissima. Mi è cresciuto questo ‘alien’ dall’utero, nelle ovaie e, attraverso le vene ovariche, si era ramificato in tutti i vasi sanguigni fino al cuore. Quando me l’ha detto, ero preparata a tutto, non è stata un’operazione facile. Quando sono entrata in sala operatoria ero serena perché mi sono veramente affidata ai medici. Ho avuto una doppia operazione: l’asportazione di utero e ovaie e una cardiovascolare. Sono entrata la mattina prestissimo e poi ho ricordi la sera intorno alle 19. Ho sentito la voce di Raffaele e le mani di mia madre. Mi ha lasciato una cicatrice enorme dal petto fino a.. vabbè. E poi c’è stato un percorso lungo di ripresa però ringraziando il Signore sono qui”. Quindi aveva concluso: “Oggi sto bene, ho fatto tutti i controlli”.