Per Trapattoni la sfida con De Sisti è “come quando ci menavamo in campo”, e Galeazzi che raccoglie quelle dichiarazioni scanzonate del Trap entra nelle case assai più di un “reel” qualsiasi: è il 1983. C’è il Trap, c’è Picchio, c’è Galeazzi e c’è pure l’autogol di Renzo Contratto, che nega a Daniel Bertoni la possibilità di essere eroe di giornata, esattamente 40 anni fa. Un Fiorentina – Juve e ancora una beffa: stavolta l’autogol di Contratto, due anni prima uno zero a zero e il testa a testa nelle ultime giornate, con la Juve che all’ultima si cuce addosso uno Scudetto a lungo sognato da Daniel e da Firenze.
Nato a Bahia Blanca, tra Patagonia e Pampas, figlio di un lattaio: deve andare veloce Daniel, e corre, corre fortissimo fino ad arrivare a Quilmes, verso il Rio de La Plata, dove esordisce tra i professionisti… e segna al primo incontro quando ha solo sedici anni. Gioca da ala, da centrocampista offensivo, da seconda punta: furbo, scattante e talentuoso: a 16anni gioca titolare e segna 12 gol nella sua stagione d’esordio. Passa all’Independiente: titolare anche nella super squadra di Ferreiro che vincerà due campionati nazionali, tre Libertadores, una Intercontinentale trovandosi sulla sua strada, per la prima volta, la Juventus. Allora però il gol di Bochini (il preferito di Maradona) regalerà il trofeo a Bertoni e ai suoi.
Segnerà 80 gol solo in campionato: gol e giocate che gli varranno la nazionale del Flaco Menotti, fino al Mundial ’78. Daniel un anno prima confesserà, forse un po’ per scherzo, di aver sognato il suo gol decisivo per la vittoria finale: contro l’Olanda segnerà proprio il gol del 3 a 1 definitivo. Un gol che lo consacrerà come fuoriclasse appetito in tutto il mondo, sebbene quel Mondiale a Bertoni, come a tanti di quell’Argentina, non porti ricordi felici: “Menotti – ha dichiarato in un’intervista all’Avvenire – ci disse di non giocare per i militari , ma per il popolo. Ma se avessi saputo non sarei sceso in campo”. Le immagini delle sue partite in quel Mondiale, però, gli valgono la chiamata del Siviglia: non fu una grandissima esperienza, anche perché la squadra spagnola non era il massimo, ma Daniel e “Gringo” Scotta segnano 16 gol a testa.
L’occasione arriva dall’Italia, che intanto ha riaperto le frontiere agli stranieri: lo prende la Fiorentina di Pontello. Con Carosi in panchina segna il primo gol col Catanzaro, su punizione: il feeling con la tifoseria viola si innesca subito ma la squadra complessivamente non ingrana, e tocca a Picchio De Sisti risollevarla. Per Daniel la stagione migliore è la seconda: segna nove gol, confeziona diversi assist per il compagno di reparto Graziani, e solo una beffa all’ultima giornata nega il sogno Scudetto. E dopo il Mondiale in Spagna, dove Bertoni gioca titolare segnando due gol è sfortunato nella terza stagione a Firenze, quando viene colpito da epatite virale perdendosi buona parte del campionato, ma venendo accolto con un’ovazione al suo rientro in campo. E col ritorno di Daniel la Viola sogna di tornare a competere per il titolo, mettendo accanto a Bertoni l’amico e connazionale Passarella.
Il puntero gioca un’ottima stagione, quella del 1983/84, ma anche in questo caso la Fiorentina non riesce nell’intento arrivando solo terza e Daniel viene sacrificato. Venduto al Napoli dove intanto è arrivato Diego Armando Maradona. Bertoni sarà il suo primo compagno di reparto, e nonostante la stagione degli azzurri sarà deludente, con un ottavo posto finale e un inizio choc, la coppia argentina segnerà 32 gol in stagione. Nella seconda stagione azzurra, con l’arrivo di Bruno Giordano al centro dell’attacco Daniel sposterà il suo raggio d’azione, segnando 3 gol (tra cui uno meraviglioso al Lecce), rompendo, però, i rapporti con Ottavio Bianchi. Il Napoli gli preferirà Carnevale, vincendo lo Scudetto, Daniel invece giocherà nell’Udinese la sua ultima stagione, segnando solo un gol e appendendo le scarpette al chiodo a 32 anni in silenzio… quasi come era abituato a segnare, in punta di piedi, veloce e felpato sorprendendo l’avversario… magari per un momentaneo 3 a 2 sulla Juve, magari per il gol sognato nella finale dei Mondiali.