Un signore si siede su una poltrona nella platea di un teatro. Il posto accanto a lui è vuoto. C’è solo un cartello con un logo e una scritta che recita “posto occupato”. L’uomo torna a casa, si informa e scopre che quel foglio appartiene a una campagna di sensibilizzazione contro la violenza di ogni genere.
“Posto occupato” è un’iniziativa gratuita nata in provincia di Messina da un’idea di Maria Andaloro nel 2013. Con la sua semplicità e immediatezza, la campagna è diventata virale su Internet in poco tempo: basta scaricare, stampare la locandina – disponibile sul sito in varie lingue tra cui inglese, spagnolo e arabo – e posizionarla in un luogo che per una donna uccisa aveva un significato importante. “Quel posto sarà riservato per sempre da chi avrebbe voluto, potuto e dovuto essere presente. Un’assenza che in questo modo diventa presenza e si trasforma in memoria tangibile – spiega la fondatrice –. Questa azione ci ricorda che una cosa del genere può accadere ad ognuno di noi. Se ci fossi stata io al posto di quella donna uccisa, non avrei più avuto la possibilità di continuare a lottare per il contrasto quotidiano alla violenza, che non si deve ricordare soltanto nelle giornate del 25 novembre e dell’8 marzo”. Nei suoi dieci anni di attività, “posto occupato” ha riservato un posto nei consigli regionali, nelle università, nei cinema e nei teatri, ma anche nelle sale d’attesa, negli studi professionali, nei supermercati, nelle palestre e in tanti altri posti dove una donna avrebbe potuto continuare a vivere la sua quotidianità se non fosse stata uccisa. La campagna è nata con l’obiettivo di intervenire per tempo “su quelli che sono i sintomi che dovremmo riconoscere tutti, sia uomini che donne, per poter contrastare la violenza – dice Andaloro –. Purtroppo come accade ancora oggi, dopo i primi attimi di indignazione sui fatti di violenza che culminano con il femminicidio, il problema torna nelle mura delle case dove era avvenuto il fatto e la società si dimentica della vicenda in un attimo. Non facciamo in tempo a ricordarci dell’ultima donna che è stata uccisa, che siamo costretti ad aggiornare il numero di femminicidi perché se ne è aggiunta un’altra”. Non esiste un posto più importante o più significativo, perché ogni luogo rappresenta una donna che non c’è più. Il 14 febbraio del 2017 un posto è stato riservato in Senato nella sala Nassirya: un luogo dedicato ai militari morti in guerra. “Questa scelta mi colpì moltissimo – afferma la fondatrice – perché si è scelto di dare alla battaglia quotidiana contro la violenza di ogni genere la stessa importanza di quella che viene data ai morti in guerra. Un significato potente”.
Il sito di “posto occupato” non condivide soltanto le foto dei luoghi dove è stato riservato un posto, ma nel tempo è diventato un raccoglitore di testimonianze di persone che nel corso della loro vita hanno subito violenze di cui non sono mai riuscite a parlarne. “Una volta ho letto la mail di una donna, che ci raccontava la sua storia – dice Andaloro –. Suo marito era un pregiudicato e un uomo molto violento. Lei non era mai riuscita a lasciarlo e per la prima volta si è sentita una donna libera soltanto quando lui è morto. Lei aveva 75 anni ed era consapevole del fatto che la sua vita era ormai rovinata a furia di sopportare e subire il marito. Se lei avesse avuto degli stimoli o dei consigli, magari avrebbe avuto la possibilità di superare questa condizione”. La violenza contro le donne e i femminicidi non sono un’emergenza, ma “sono un problema culturale e una responsabilità sociale – prosegue la fondatrice –. Bisogna educare perché il cambiamento lo possiamo ottenere solo attraverso la consapevolezza, l’informazione, ma soprattutto attraverso la coesione in modo tale che la società possa affrontare questo problema.” Per questo motivo Andaloro è stata contenta di accogliere la proposta fatta da un prete di tenere una lezione sulla violenza domestica nel corso prematrimoniale di una parrocchia a Messina. I futuri sposi che parteciperanno, potranno acquisire gli strumenti per riconoscere la violenza e affrontare insieme il percorso di coppia.
Quel signore che si era seduto sulla poltrona del teatro ha scritto una mail a “posto occupato”. Era rimasto segnato dal significato di quel cartello. Se quella donna non fosse stata uccisa, probabilmente avrebbe avuto una vicina di poltrona con cui condividere la visione dello spettacolo.