“Una situazione devastante, orribile, che non può essere descritta a parole“. Così un operatore di Juzoor, organizzazione umanitaria partner di Oxfam, tra le poche rimaste attive nel nord della Striscia di Gaza, descrive le condizioni di chi ha lasciato la propria abitazione e ora vive in scuole trasformate in rifugi per cercare di salvarsi dai raid aerei dell’esercito israeliano. “Immagina 70 persone che vivono in un’aula di scuola. Come possono dormire? Fanno a turno”. Tra le persone più in difficoltà ci sono gli anziani. “Molti di loro soffrono di malattie cardiache, ipertensione, diabete. E la maggior parte di loro ha lasciato le medicine a casa quando è fuggito. Stimiamo che il 70% non le ha”. C’è poi l’aspetto psicologico. “Tutti sono traumatizzati: anziani, bambini, donne. Tutti. Per questo facciamo molte attività per cercare di alleviare le sofferenze delle persone”.

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze giornaliere degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco.
Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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