Ed ora rischia la sospensione Antonio Del Giudice (Fratelli d’Italia), il sindaco di Striano condannato qualche settimana fa a quattro mesi per il furto di cinque biciclette ad altrettanti cittadini maliani ospiti di un centro di accoglienza. Le bici furono trafugate durante una ronda, dopo aver rotto le catene con un tronchese. Era una domenica del novembre 2020, l’Italia risprofondava nelle chiusure anticovid, Del Giudice e i suoi ‘controllavano’ il territorio ed entrarono in azione ‘colpendo’ cinque bici incatenate a una ringhiera di fronte al Municipio. “Puzzavano”, ha detto Del Giudice nei giorni scorsi a Il Fatto Quotidiano.
Il pm di Torre Annunziata Bianca Maria Colangelo e il procuratore capo Nunzio Fragliasso hanno notificato al sindaco – nonché vicepresidente di Anci Campania e vicesegretario regionale di Fratelli d’Italia – un avviso di conclusa indagine con un’ulteriore accusa di truffa aggravata e di abuso d’ufficio, reato quest’ultimo che in caso di condanna anche non definitiva fa scattare l’immediata sospensione dalle cariche pubbliche.
Una di quelle cinque bici, infatti, la più nuova, su ordine di Del Giudice fu trasportata da un dipendente comunale dell’ufficio anagrafe nella sede della sua azienda, per farla riverniciare con il logo del Comune di Striano. Il tutto avvenne due giorni dopo, un martedì, durante l’orario di lavoro del dipendente comunale, che è coindagato solo per truffa aggravata.
L’ipotesi di abuso d’ufficio fu stralciata dal procedimento principale per approfondimenti investigativi che si sono conclusi nei giorni scorsi. L’avviso conclusa indagine di solito prelude la richiesta di rinvio a giudizio, ma Del Giudice e il dipendente comunale hanno ora 20 giorni di tempo per depositare memorie, chiedere l’interrogatorio e provare a convincere i magistrati della Procura a formulare una richiesta di proscioglimento.
Il processo per furto si è celebrato soltanto grazie alla querela sporta da uno degli immigrati, proprietario della bici migliore. Senza la querela il procedimento penale, in virtù della riforma Cartabia, si sarebbe estinto. Secondo i pm il furto fu compiuto con l’aggravante della discriminazione razziale: fu postata sui social una foto in cui si vedevano il sindaco e i volontari della ‘ronda’ subito dopo aver rotto le catene, mentre uno di loro, un dipendente comunale, mimava il gesto “ti faccio un sedere così”. Il giudice però ha escluso l’esistenza di questa aggravante. La procura si è riservata di fare appello sul punto dopo la lettura delle motivazioni.