Cronaca

Campi Flegrei, la commissione Grandi Rischi chiede verifica sulla risalita del magma. Ingv: “In atto studio, al momento non ci sono dati”

L’area dei Campi Flegrei, dove si continuano registrare scosse di terremoto (venerdì sono state 5 con magnitudo massima 1.4), è costantemente monitorata. Al momento non sono stati registrati dati sul fatto che sia avvenuta una risalita del magma nel supervulcano. Quello che gli scienziati dell’Ingv osservano è considerato on un processo in corso da dieci anni e che si continua a monitorare. A spiegarlo all’Ansa è il geofisico Giovanni Macedonio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a proposito della relazione finale della Commissione Grandi rischi, della quale il Corriere del Mezzogiorno pubblica un’anticipazione. Proprio per questa relazione la prima settimana di novembre il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci aveva ipotizzato di istituire un’allerta arancione per la zona.

Il dato certo, osserva l’esperto “è il coinvolgimento del magma” nel sollevamento del suolo che si sta osservano ai Campi Flegrei, mentre la risalita del magma dagli otto chilometri di profondità finora documentati è soltanto un’ipotesi, alla quale si lavora con ulteriori ricerche”. Nella relazione della Commissione Grandi Rischi si legge che il magma è coinvolto nel fenomeno di sollevamento del suolo in corso dal 2010 e che nel 2012 ha fatto scattare il livello giallo. “Quello che vediamo – osserva Macedonio – si inserisce in questo trend iniziato dieci anni fa e che negli ultimi cinque anni circa ha visto quasi raddoppiare la velocità di sollevamento da 7 millimetri al mese a più di 13. Nel contempo sono aumentati anche i terremoti: se nel 2015 erano vicini a zero, nell’agosto scorso sono stati oltre mille”.

Con il numero dei terremoti è inoltre aumentata la loro magnitudo ed è maggiore anche il rilascio di gas. “Il degassamento è chiaramente visibile nelle zone di Pisciarelli e Solfatara, oltre a essere documentato da dati strumentali”. Tutto questo, prosegue l’esperto, si deve al fatto che “fino a 4 chilometri di profondità c’è un sistema idrotermale che, per il calore rilasciato dal magma, si espande e provoca il sollevamento del suolo”. In pratica, il magma che si trova in profondità rilascia vapore che riscalda le rocce, che a loro volta riscaldano l’acqua; quest’ultima, espandendosi, solleva il suolo. Questo è quanto il documento della Commissione Grandi Rischi intende quando scrive di “coinvolgimento del magma”. Si riferisce perciò a un processo noto.
La domanda aperta adesso è: “Risale solo il vapore o risale anche il magma?”. Per trovare la risposta sono in corso ricerche. “Quello che avviene fra 4 e 8 chilometri di profondità non è facile da verificare“, osserva il geofisico. “Per questo, su indicazioni della Commissione Grandi Rischi è in atto uno studio ulteriore per localizzare meglio eventuali intrusioni di magma che risalgono”. Questa, secondo l’esperto “è una cosa importante e che va fatta, ma quello che interessa è un’eventuale risalita del magma sopra i 4 chilometri”.

Nella relazione finale delle due riunioni fiume della commissione Grandi Rischi del 27 e 28 ottobre sui Campi Flegrei, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, gli esperti scrivono: “Bisogna verificare un trasferimento magmatico dal sistema profondo (7-8 km) a quello superficiale (4km)”. “La modellazione del campo deformativo dal 2015 – c’è scritto – necessita di un ulteriore contributo da parte di una sorgente magmatica a 7-8 km di profondità”, e di qui “l’urgenza di estendere le analisi all’anno 2023 (….) al fine di verificare (…) un trasferimento magmatico dal sistema profondo (7-8 km) verso quello superficiale (4Km)”. E, in base all’analisi del gas nelle fumarole si evidenzia che “dal 2021 il sistema idrotermale si sta evolvendo verso condizioni (…) più magmatiche”. Prevedere fenomeni come un’esplosione freatica? “Appare importante promuovere – scrivono gli esperti – con urgenza una discussione critica su possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni”. Per la commissione, “non si può escludere che si possano innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni freatiche e risalita del magma verso la superficie”.