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Disparità di genere nella musica: l’83% delle donne discriminata al lavoro, in 70 anni di Festival di Sanremo c’è un problema di diseguaglianza

Emergono numeri allarmanti dal dossier pubblicato da Equaly sul tema della disparità di genere nel mondo della musica. Il quadro che è emerso è il frutto dello studio di questionari ad hoc lanciati in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne nel 2021

di Andrea Conti

Sono stati presentati ieri a Milano, all’interno della Milano Music Week, in un panel curato da Francesca Michielin, i dati della prima ricerca in Italia legata alla disparità di genere nella musica. Lo studio realizzato da Equaly (prima realtà italiana a occuparsi della parità di genere all’interno del music business, ndr) arriva a distanza di due anni dal lancio del questionario sulla violenza e le molestie nei confronti delle lavoratrici della musica, realizzato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne nel 2021. A parlarne sono state: Francesca Barone (co-founder Equaly e Music Supervisor), Rebecca Paraciani (ricercatrice in Sociologia), Daniele Demartini (CFO e HR Director Universal Music Italia), Francesca Bubba (attivista e autrice) e Angelica (artista).

“Il panel – ha spiegato Francesca Michielin – riflette su quella che è la situazione ad oggi delle donne che fanno musica in Italia e non solo, perché c’è ancora un gender-gap impressionante dal punto di vista dei dati, ma anche dei sentimenti delle donne stesse che devono vivere situazioni spesso di sessismo o di mortificazione. Ogni donna deve dimostrare di essere ancora più brava degli uomini per ricoprire un ruolo e questo spesso si scontra con un pubblico che tende a preferire musica di artisti uomini”.

Quello che è emerso dai 153 questionari (realizzati in collaborazione con la dottoressa in Sociologia del Lavoro Rebecca Paraciani) sono “gli atteggiamenti molesti e violenti che trovano spazio proprio dove mancano definizioni precise”. Per questo, secondo i relatori e le relatrici, “occorre definire lavoro quello nell’industria musicale, occorre definire la violenza, difficile da riconoscere soprattutto quando non è fisica. Quella psicologica risulta la più frequente, ma anche la più difficile da riconoscere come tale. La violenza psicologica può riguardare sia uno svilimento delle caratteristiche personali che di quelle professionali”.

NUMERI SPAVENTOSI: L’83% SI È SENTITA DISCRIMINATA – Ma parlando in concreto di numeri, il 17% del campione sostiene di non aver mai subito alcun tipo di discriminazione nel luogo di lavoro. L’83% delle rispondenti, al contrario, dichiara di essersi sentita discriminata almeno una volta. In particolare, il 73,9% delle partecipanti afferma di aver subito discriminazioni sulla base del genere. Il 9,1% del nostro campione, invece, dichiara di essersi sentito discriminato per altri motivi. In particolare sembrano essere motivi di discriminazione la provenienza geografica, la giovane età e il proprio orientamento sessuale. È solo il 22,9% del campione a non avere mai subito comportamenti violenti durante il proprio lavoro. Le restanti lavoratrici della musica hanno tutte subito una o più forme di violenza: il 35.3% di tipo psicologico, il 9,8% di tipo economico e l’1,4% di tipo fisico. A queste si aggiunge un 21,6% di lavoratrici che dichiara di aver subito più di un tipo di violenza.

UN AMBIENTE DOMINATO SOPRATTUTTO DA UOMINI – Un ulteriore risultato che emerge dal rapporto di Equaly è che la quasi la totalità delle rispondenti sostiene di aver subito una discriminazione sulla base del genere. L’industria musicale risulta essere, soprattutto nel nostro Paese, un contesto dominato dagli uomini, dove il divario di genere è presente e rende difficile a queste lavoratrici rompere questi equilibri. Entrare nel mondo del business musicale, sia da artista sia da addetta ai lavori, sembra essere molto più complicato per una donna che per un uomo.

UNA INDUSTRIA DOMINATA DA PREGIUDIZI SULLE DONNE – Quello che emerge dallo studio è un’industria ancora dominata da forti pregiudizi sulla donna, sulle sue competenze e sulle sue caratteristiche personali. Dalle narrative raccolte si sottolinea come sia il corpo della donna, ancora nel 2023, al centro della relazione, anche di lavoro: oggetto di attenzioni non richieste, insinuazioni, frasi inopportune.

PARITÀ TRA DONNE E UOMINI NELLA MUSICA? UN MIRAGGIO – La ricerca “Inclusion in the Recording Studio?”, finanziata da Spotify e condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Annenberg , su genere ed etnia di artisti, produttori e compositori di 800 canzoni pop dal 2012 al 2020, mette in luce che le donne nel mercato musicale sono poche rispetto agli uomini e sono ancora meno se si considera il processo di creazione e produzione delle canzoni. Nella classifica delle canzoni top 20 in Italia, nel 2021 è stata presente solamente un’artista. Secondo un altro studio di NuovoImaie, su un campione di 389.219 canzoni italiane, le donne che sono le principali interpreti dei brani sono solo nell’8,3% dei casi considerati.

AL FESTIVAL DI SANREMO POCHE LE DONNE IN GARA E IN RUOLI DECISIONALI – Nelle 70 edizioni del Festival di Sanremo (dal 1950 al 2020) la presenza femminile non solo è inferiore rispetto a quella maschile, ma è quasi nulla se si considerano le donne che, nelle diverse edizioni del Festival, hanno avuto ruoli decisionali. Sulle donne in gara, dal 1950 al 2020 hanno partecipato 745 donne contro 12.665 uomini. Nelle 70 edizioni le donne ad aver condotto il festival sono 6, mentre i conduttori uomini sono stati 39.

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