In carcere da 32 anni con l’accusa di aver ucciso tre persone, Beniamino Zuncheddu, che si era sempre dichiarato innocente, ora è libero. Per lui si sono aperte le porte dopo l’inizio del processo di revisione. L’ex allevatore di 58 anni di Burcei (Cagliari) era condannato in via definitiva all’ergastolo per il triplice omicidio dell’8 gennaio del 1991, quando sulle montagne di Sinnai furono uccisi tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita. Gesuino Fadda, di 56 anni, il figlio Giuseppe, di 24, e il pastore, Ignazio Puxeddu, di 55, tutti di Sinnai, furono uccisi. Il genero di Fadda, Luigi Pinna, di 29 anni, di Maracalagonis (Cagliari), diventato il principale accusatore dell’imputato, rimase gravemente ferito. La scarcerazione è stata decisa dalla Corte d’Appello di Roma come informa l’avvocato Mauro Trogu che aveva presentato istanza per la libertà condizionale. Zuncheddu, che da sempre si proclama innocente, era attualmente in regime di semilibertà nel carcere di Uta: usciva per lavorare ma doveva ritornare in cella la sera.

La testimonianza del superstite – Il 14 novembre scorso la svolta. Pinna aveva raccontato: “Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. È andata così. Ho sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata”, aveva proseguito il teste chiave in aula che poi aveva aggiunto: “Penso che quel giorno a sparare furono più persone, non solo una. Con un solo fucile non puoi fare una cosa del genere”. Il superstite, contraddicendosi varie volte, aveva aggiunto che il killer “aveva il volto travisato da una calza”. Una testimonianza carica di emozione tanto che in varie occasioni Pinna ha detto: “Non ce la faccio più, sto impazzendo, vorrei morire. In questi anni sono stato minacciato varie volte”.

Le “nuove prove” – Tra i principali elementi che hanno portato alla “sospensione dell’esecuzione della pena” decisa dalla Corte d’appello di Roma la “nuova prova” rappresentata dalle intercettazioni ambientali e telefoniche ma anche il “travaso” di informazioni dall’ex poliziotto che ha seguito il caso all’unico superstite del triplice omicidio di Sinnai nel 1991, Secondo la corte, infatti sono divenuti “realtà processualmente accertata” sia “il fatto storico dell’avere” l’ex poliziotto “segretamente mostrato a Pinna (Luigi Pinna, 62 anni, unico superstite della strage di Sinnai, ndr) la fotografia di Zuncheddu”, sia “l’aspetto dell’avere indotto Pinna a sostenere che quello era lo sparatore da lui visto in viso ed a tacere che aveva già visto quella fotografia”. I giudici hanno ritenuto, quindi che, “l’inattendibilità delle dichiarazioni di Pinna, nell’ambito del presente giudizio di revisione, ha fatto venir meno la ‘prova diretta’ che la Corte di Assise di Appello di Cagliari ha posto a fondamento della pronuncia di colpevolezza dell’imputato”.

Ora l’attesa per la sentenza – Per il caso di Zuncheddu si era mossa l’intera comunità di Burcei, a partire dal sindaco Simone Monni, con manifestazioni e presidi in paese e davanti al tribunale di Cagliari, insieme alla Garante regionale delle persone private della libertà personale, Irene Testa. In campo anche il Partito Radicale che ha promosso diverse manifestazioni, l’ultimo un sit-in davanti al tribunale di Roma in occasione dell’udienza del processo di revisione. “Sono molto contento di lasciare il carcere dopo quasi 33 anni che sono stati lunghissimi” ha detto Zuncheddu alla garante per i detenuti Irene Testa poco fuori dal carcere di Uta (Cagliari) e dopo l’abbraccio con la sorella. Felice ma disorientato: “Non so cosa farò per prima cosa: ora sto pensando alla libertà e a non tornare mai più in cella. Aspetto il giorno della sentenza per arrivare a quella verità che ho sempre dichiarato e chiesto”. Le prossime udienze nel processo di revisione per Zuncheddu, davanti alla Corte d’Appello di Roma, si terranno il 30 novembre e il 12 e 19 dicembre.

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