Durante l'incontro della Milano Music Week dedicato alla prossima edizione di Sanremo il conduttore interviene sulla questione del peso che la musica avrebbe nell'alimentare una visione pericolosa della figura femminile
“La musica rap e trap? La protesta va bene, ma la violenza no”. Amadeus commenta uno dei temi più caldi degli ultimi giorni, quello della responsabilità sociale e culturale nei confronti dei femminicidi soprattutto dopo che anche la musica trap è stata chiamata in causa. Nelle scorse ore, infatti, l’attrice Cristiana Capotondi ospite in tv si è detta preoccupata per il modo in cui questo genere musicale dipinge il genere femminile: “Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto?”, ha spiegato nel programma di Massimo Gramellini.
Nell’ambito dell’incontro della Milano Music Week dedicato al prossimo Festival di Sanremo, Amadeus viene interrogato sul modo in cui si relaziona ai testi dei brani che seleziona per la kermesse. “Il testo ha importanza” spiega il conduttore e direttore artistico, “Io non ne ho mai censurato nessuno. La violenza che leggiamo e vediamo quotidianamente in tv deve far fare una riflessione a tutti, ci vuole un senso di responsabilità ed educazione generale, non bisogna dare la colpa a qualcuno”. Prosegue Amadeus: “Istituzioni, musica, famiglie devono dare il buon esempio. Se in una famiglia un ragazzo vede il padre violento nei confronti della madre come pensiamo possa crescere? Le istituzioni devono fare qualcosa, va approvata una legge urgentemente, la violenza sulle donne non è né di destra né di sinistra, non ha politica, c’entra la sensibilità di ognuno di noi. Questo va portato anche nella musica”.
Il presentatore però avverte: “Non vuol dire che un ragazzo non deve ascoltare quel genere di musica. Castigare e puntare il dito contro qualcuno non è la maniera migliore per risolvere un problema più grande. Ognuno deve fare la propria parte ma non è colpa di qualcuno. Io conosco il rap, la trap, e non è tutto così: ci sono delle proteste, dei disagi che vengono raccontati e urlati attraverso la musica perché non hanno la possibilità di farlo pubblicamente”. In conclusione un appello alla responsabilità: “Questo non giustifica la violenza rispetto alle donne, quindi anche a loro dico: un po’ di sensibilità, la protesta va bene ma la violenza no”.