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Albero di Natale vero o artificiale? Ecco qual è l’opzione migliore per il pianeta

di Giuliana Lomazzi

Gli italiani vanno matti per l’albero di Natale. Secondo la Coldiretti, 9 famiglie su 10 ne allestiscono uno. Per la maggior parte, la preferenza va a quello sintetico: è più facile da trasportare, ha esigenze zero quanto a luce, acqua e temperatura, non perde gli aghi e costa meno. Ma costa tantissimo all’ambiente: secondo i dati Ispra, tra produzione, trasporto e smaltimento un albero sintetico di 2 metri ha un’impronta di carbonio media di 40 kg di CO2 – e il tutto va poi moltiplicato per i milioni di alberi finti di tutto il mondo…

Pvc, il nemico n° 1

Il principale responsabile del danno è il Pvc dei finti abeti: stiamo parlando di una plastica derivata da combustibili fossili, altamente inquinante nella produzione, difficile da smaltire e comunque praticamente impossibile da riciclare. Completano il trionfo dei materiali sintetici colle e resine, vernici e neve spray. Risultato: l’albero artificiale richiede circa 200 anni per degradarsi. In più, la gran parte di questi surrogati viene prodotta in paesi lontani (dove non è detto che siano rispettati i diritti dei lavoratori) e deve compiere un lungo viaggio per arrivare fino a noi: così sono assicurate un bel po’ di emissioni di anidride carbonica. Per cercare di attenuare l’impatto bisognerebbe conservare l’albero finto per almeno trent’anni, il che è improbabile. Comunque, lo smaltimento corretto non avviene nel cassonetto ma in discarica.

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