“Alle sei della mattina bussavano a casa mia per prendermi ed arrestarmi”, inizia così il commovente racconto di Giovanni Terzi a Ballando con le stelle. Lo scrittore e giornalista venne arrestato nel 1998 con l’accusa di aver incassato una tangente di 250 mila lire. Ai tempi dell’incriminazione, l’attuale compagno di Simon Ventura aveva una trentina d’anni e lavorava come Consigliere comunale a Milano: l’accusa gli contestava un episodio avvenuto tre anni prima, quando era Assessore ai lavori pubblici del Comune di Bresso.
“Mi misero in isolamento giudiziario – ha spiegato ieri sera Terzi -, mi hanno chiuso in cella, piccola, ma c’era uno spioncino. Non avevo l’ora d’aria in isolamento. Una volta a settimana potevo fare la doccia”. Dopo trenta giorni “vennero una mattina presto a prendermi, pensavo di essere liberato”, anche se doveva semplicemente essere trasferito. “Mi misero le manette a mani e piedi e poi mi misero dentro una gabbia. Una volta arrivati dei giovani, aprirono la gabbia e mi tolsero i cerchi ai piedi, scoppiai in un pianto pazzesco“, ha proseguito.
Terzi ha trascorso tre mesi in carcere, senza mai dichiararsi colpevole per qualcosa che non aveva commesso: venne scagionato definitivamente da ogni accusa solo nel 2006. La giustizia ha fatto il suo corso ma – spiega il concorrente di Ballando con le Stelle – quanto accaduto ha lasciato una ferita profonda non solo in lui, ma in tutta la sua famiglia: “Penso ai miei genitori, o a mio figlio Ludovico che da allora si nascondeva sotto al letto ogni volta che suonava il campanello”, ha concluso con gli occhi lucidi.