Un sito web dove mostrare le immagini dei biglietti che tutta Italia ha inviato per abbracciare Giulia Checcettin, uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, e la sua famiglia, ma anche per raccontare la storia della figlia uccisa a 22 anni. È l’idea che, in questo momento, attraversa la testa di papà Gino. In queste settimana la villetta dei Cechettin è divenuta una sorta di altare laico, dove, oltre ai fiori e ai peluche, sono stati depositati da tante persone biglietti, messaggi, preghiere, poesie per la giovane uccisa.
Ai cronisti e operatori tv che stazionano da giorni in via Aldo Moro era capitato talvolta di vedere Elena uscire brevemente per raccogliere i foglietti appesi alla recinzione. C’è chi gli suggerisce di fare anche un libro della vita di Giulia, ma è ancora presto per ragionare sulla potenza che questa storia sta sprigionando con manifestazioni in tutta Italia. Fuori dalla villetta a due piani di Vigonovo (Venezia) papà Gino raccoglie i messaggi scritti a mano, stringe le mani di chi gli si avvicina per porgergli le condoglianze e rassicura i giovani che non smettono di dirsi “sotto choc” per quanto accaduto. Con la consapevolezza, ha detto papà Gino parlando agli studenti dell’Università di Padova, che i messaggi e il rumore poi finiranno. “Io voglio che tutti i giorni ognuno di noi – aveva detto – guardi cosa può fare nella propria vita per migliorarla, non nei propri confronti, ma in quelli della persona amata, delle persone vicine, degli amici e soprattutto delle donne. Questo mi sento di dire dal cuore, io mi muoverò perché qualcosa positivo nasca”.
Intanto a Vigonovo, il paese di Giulia, un migliaio di persone hanno organizzato una “passeggiata arrabbiata”, senza passare tuttavia davanti alla casa dei Cecchettin, una forma di rispetto dopo l’esposizione mediatica continua cui la famiglia della 22enne è stata finora sottoposta. Un corteo rumorosissimo, con pentole e coperchi percossi dai partecipanti, che hanno raccolto il testimone lanciato da Elena, la sorella di Giulia, che ha chiesto alle donne “di fare rumore, non silenzio”. per smuovere le coscienze, e avviare una fase nuova della battaglia contro il fenomeno dei femminicidi.