Il governo getta acqua sul fuoco degli asili nido. Ci sarà un secondo piano, viene ora garantito dopo che, venerdì in occasione del via libera della Commissione Europea al nuovo Pnrr italiano, era emerso un taglio di 100mila posti per le scuole per i più piccoli. Una vicenda già tormentata, visto che l’obiettivo originario puntava a 265mila nuovi posti entro il 2026, ma era stato corretto a 250mila e, infine, quasi dimezzato a quota 15omila. Colpa, è la giustificazione, dell’inflazione che ha moltiplicato la spesa necessaria per raggiungere l’obiettivo.
Senza contare, appunto, il tentativo (fallito) di aggiungere al conto anche 90mila posti già esistenti nelle strutture riqualificate con i fondi del Piano, che aveva già scatenato la delusione e la protesta delle famiglie e dei sindaci la scorsa estate. E si attende ora un secondo tempo visto che, in attesa del verdetto finale, i bandi dell’era Draghi sono andati avanti e i lavori assegnati, anche se non partiranno mai, come nota Repubblica in edicola il 26 novembre, sottolineando come “nei Comuni più virtuosi, dove l’avvio dei cantieri è stato programmato tra novembre e dicembre, lo stop sarà ancora più evidente”. Anche se il governo ha fatto sapere che “non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato, benché non contribuisca al target finale, così come conteggiato dalla Commissione europea, così come saranno mantenute le risorse in conto corrente già assegnate ai comuni – questi interventi contribuiscono comunque al potenziamento dei servizi educativi nella fascia 0-6 anni”.
Una parte dei posti perduti, ha assicurato venerdì il ministro Raffaele Fitto, verranno recuperati con un nuovo bando da 530 milioni già previsto dal decreto Caivano. Tuttavia con quella somma si potranno creare soltanto 17mila posti in più. Poco o niente se si pensa che la copertura dei posti rispetto ai residenti tra 0 e 2 anni di età arriva al 28% contro il target comunitario per il 2010 del 33% che il Pnnr ambiva a superare entro fine 2025. Il tutto senza contare la consueta voragine tra centro-nord e sul Italia: 34,4% contro 16,2 per cento.
Niente paura, rilanciano da Roma, il secondo Piano, anche grazie alla possibilità di utilizzare i circa 900 milioni di euro di risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica che la Commissione ha ammesso a finanziamento nell’ambito del Pnrr, “rappresenta un impegno concreto per il raggiungimento del livello del 45% di copertura del servizio a livello nazionale entro il 2030 stabilito nel Consiglio Ue del 2021”.