Prima notte nel carcere di Verona per Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre, ed estradato ieri in Italia dalla Germania dove era terminata la sua fuga una settimana fa. Dopo il colloquio di sostegno con uno psichiatra di sabato pomeriggio e dopo il primo incontro col suo legale, Giovanni Caruso, il giovane è stato collocato nel reparto infermeria dove dovrà rimanere per qualche giorno, sottoposto alle valutazioni psicologiche e psichiatriche prima di essere trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.
Turetta si trova in una cella assieme ad un altro detenuto, anche lui in carcere per reati molto gravi e dello stesso genere. È sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria, anche di notte, per evitare gesti autolesionistici. È stato descritto da chi ha avuto modo di vederlo in carcere, tra cui pure il suo difensore, come “provato, disorientato“, ma anche assente, rassegnato alla sua condizione, silenzioso. Non potrà vedere i suoi genitori fino a dopo l’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, fissato per martedì. Il giovane ha incontrato il cappellano del penitenziario di Verona, con cui si è trattenuto per mezz’ora. È “un uomo senza empatia”, che ha “lucidamente eliminato la sua ex” per “punirla per quello che lui ha considerato un atto di insubordinazione”. Per questo il legale della sorella Elena, Nicodemo Gentile, vuole che sia riconosciuta anche l’aggravante dei “motivi abietti”.