Succede nel ducato del Lancaster a nord ovest dell’Inghilterra, una importante e prolifica area del regno di Carlo III dove ancora vige una regola, la “bona vacantia”, in vigore dal 1399
Se non hai eredi e non hai fatto testamento, il re si prende tutto. Succede nel ducato del Lancaster a nord ovest dell’Inghilterra, una importante e prolifica area del regno di Carlo III dove ancora vige una regola, la “bona vacantia”, in vigore dal 1399. A tutt’oggi, il monarca inglese si intasca i soldi lasciati senza eredi dai cittadini che vivono in quel ricco ducato, che è di sua totale pertinenza. L’inchiesta pubblicata dal Guardian in questi giorni ha rivelato il prorogarsi della antica “pratica” e ha evidenziato l’uso che il sovrano avrebbe fatto di questi soldi, facendo centro. Prova ne sarebbe il fatto che, una volta pubblicata l’indagine, il monarca ha trasferito 100 milioni di sterline (circa 115 milioni di euro) in beneficienza, includendoci anche gli introiti dalla cosiddetta bona vacantia del ducato di Lancaster.
L’antica regola feudale, negli ultimi 10 anni, avrebbe fruttato almeno 60 milioni di sterline (quasi 70 milioni di euro); peccato che la compianta regina Elisabetta II si fosse sempre preoccupata di versare la cifra in beneficienza senza mettersi in tasca nulla. Una parte delle organizzazioni benefiche che ottenevano gli introiti del ducato includevano anche charity dedicate alla conservazione dei beni immobili di valore indiscusso e fruibili dal pubblico. Ma secondo l’indagine condotta dal quotidiano, questa voce di spesa sarebbe progressivamente aumentata nel momento in cui la gestione del patrimonio è via via passata nelle mani di Carlo, dal 2022.
Ciò che viene evidenziato dall’inchiesta è la maglia larga con cui veniva arricchita la classificazione dei beni di valore pubblico (SA9), di rilievo storico e/o scientifico; cioè, l’astuzia degli amministratori del palazzo avrebbe incluso nel computo degli edifici da restaurare anche case vacanze, villette a schiera, cottage di campagna, immobili a destinazione agricola e, caso vuole, anche un fienile nello Yorkshire, in zona di caccia, utilizzato per la riproduzione di pernici e ai fagiani. Il Re, secondo le accuse, avrebbe quindi beneficiato di quel denaro ottenuto in eredità “forzosa” per ristrutturare, riconvertire e accrescere il valore di immobili che poi avrebbero arricchito le sue tasche.
Quel che appare di dubbio gusto è che i soldi sarebbero stati usati per rifare tetti e soffitti, doppi vetri e ristrutturazioni generali anche di antiche case coloniche poi trasformate in strutture residenziali da affittare a caro prezzo o in uffici commerciali. Insomma, stando anche a quanto riferito da fonti locali sentite dal Guardian, Carlo III avrebbe considerato gli introiti dei defunti del Lancaster come una sorta di “fondi neri”, di denaro gratuito da spendere “segretamente”. Secondo quanto riferito da un portavoce del ducato, i soldi del bona vacantia vanno ridistribuiti tra tre organizzazioni benefiche, Duchy of Lancaster Benevolent Fund, the Duke of Lancaster Housing Trust and Jubilee Trust, volute dalla regina Elisabetta II che in questo modo avrebbe escluso che i soldi potessero finire nel reddito del sovrano, il Privy Purse.
Con l’arrivo di Carlo III sul trono, il Re stesso avrebbe confermato che i soldi dei defunti del Lancaster senza eredi né testamento non dovevano andare nelle sue disponibilità personali e che invece dovevano essere utilizzati per supportare le comunità locali, proteggere e preservare la sostenibilità e la biodiversità dei territori del ducato e mantenere la proprietà di valore storico presenti nel Lancaster. In particolare questa ultima voce includerebbe il restauro di edifici “da proteggere e preservare per le future generazioni”, avrebbe spiegato Carlo. Il punto, dunque, sarebbe la classificazione degli edifici e l’inclusione di immobili che poco avrebbe a che fare con le intenzioni dichiarate. A questo punto, anche l’erede al trono William, forse, dovrà spiegare come lui usa il bona vacanza del suo ducato, quello della Cornovaglia.