C’erano una volta il dotto, l’introverso e il testardo. E non che il dotto non sia testardo o che l’introverso non sia dotto. E ci sono ancora.
C’erano una volta tre uomini, riuniti a strimpellare in una casa al mare, e c’erano una volta tre uomini in cammino, “con le scarpe nelle mani”, per le strade del Sud Sudan. E ci sono ancora.
C’erano una volta, dieci anni fa, tre fratelli, uniti dall’amicizia ventennale nata sul palco-non-palco del Locale di Roma, che proprio l’altro giorno avrebbe festeggiato i 30 anni. E ci sono ancora.
Soprattutto, ci saranno.
L’appuntamento è di quelli storici, per chi ama le feste con tanta gente. 6 luglio 2024: Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè si ritroveranno a festeggiare, al Circo Massimo, “Il padrone della festa”, l’album che nel 2014 ha consacrato il “Trio”, i tre artisti romani, appunto, contaminando la loro musica e il loro pubblico. Un disco nato a Fregene, una delle spiagge della Capitale, a casa Silvestri, dopo un’esperienza impegnativa al fianco della onlus Medici con l’Africa – Cuamm. Un lavoro che, qualche anno prima di Greta Thunberg e dei Fridays for Future, già ci ricordava che “l’ambiente non è solo l’atmosfera, una rogna nelle mani di chi resta”, ma anche che “chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare”. Da quell’album, da quella fratellanza, nacque un lunghissimo tour, partito a settembre 2014 a Colonia, in Germania, e concluso quasi un anno dopo, il 30 luglio 2015 all’Ippodromo delle Capannelle, a Roma. Migliaia e migliaia di persone ad ascoltarli, il pubblico di uno che scopriva gli altri, un’euforia collettiva capace di commuoversi sulle note delle hit.
“Quel disco ha continuato a essere scoperto, ascoltato e amato, anche dai 25enni di oggi – spiega Gazzè durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento, stamattina in Campidoglio, alla presenza del sindaco Gualtieri e dell’assessore ai Grandi eventi, Onorato –. In questi anni, ci siamo trovati tutti e tre a rispondere decine di volte alla stessa domanda: ‘Lo rifarete?‘. Ed è vero che eravamo concordi nel considerare chiusa quell’esperienza, ma è altrettanto vero che proprio quella continua richiesta ci ha fatto rendere conto di quanto sia stato un momento importante, non solo per noi. E allora abbiamo colto al volo la ‘scusa’ dei 10 anni per risalire sul palco”. Una sola serata, che non comincerà di sera. Una festa che magari, chissà, “boh”, sarà condivisa con altri artisti (no, non ci sarà come chitarrista Gualtieri, che pure con quest’evento riporterà la musica al Circo Massimo, nonostante le polemiche). E magari, chissà, “boh”, diventerà un album live. Difficile strappare qualche informazione in più, ma si crede loro quando sostengono che è tutto ancora da inventare, a partire da quella che sarà un a lunga scaletta. “Mi sono rimasti dei provini inediti di quei giorni a Fregene – svela Silvestri, nominato per la giornata “rappresentante di classe” – magari ci siano cose valide”. “Prima di farle uscire le vorrei ascoltare”, replica ridendo Fabi.
Sembra strano, ma è facile metterli insieme, questi tre artisti così caratterialmente diversi ma capaci di incastrarsi, anzi “contaminarsi” rimanendo ognuno nel proprio spazio. Come quando al Locale uno suonava per l’altro. “Abbiamo condiviso una parte di vita in cui c’erano l’ambizione e la speranza di poter fare i musicisti per mestiere – spiega Fabi –; la competitività era anche condivisione. Abbiamo imparato a improvvisare e a suonare insieme, una ginnastica mentale che ci ha reso capaci di ascoltarci”. Negli anni successivi, nonostante le strade musicali separate, le differenze di linguaggio e di atteggiamento (Silvestri mattatore, Fabi mai volentieri al centro, per esempio), l’amicizia è rimasta. E, con lei, il gusto di stare insieme. “Siamo come i bastoncini dello Shangai, ci supportiamo a vicenda”, prosegue Gazzè.
Guai a chiamarla reunion, “poi sembra un’operazione nostalgia dei vecchietti imbiancati e con la panza”. Una festa, questo vorrà essere, nella Roma che li ha visti nascere e rinascere come musicisti. Ma non una festa per la sola Capitale, ovviamente: “Siamo una delle sfumature della romanità – ancora Fabi – ma le cose che abbiamo scritto non avevano la malizia di voler parlare solo ai romani”. “Conosci una canzone che si chiama ‘Testardo’, o un’altra che dice ‘Lasciarsi un giorno a Roma’?”, gli chiedono gli altri due ridendo. Riempire il Circo Massimo è una bella sfida. “Ci saranno telecamere e maxischermi per quei 140mila che saranno distanti”, scherzano i tre, consapevoli della responsabilità. “Uno più uno più uno fa tre, però grosso”.