Il derby d’Italia. La sfida scudetto, prima contro seconda della classifica. Praticamente il meglio che in questo momento la Serie A possa offrire. Una partita inguardabile. Scorbutica nel primo tempo che almeno si è giocato su ritmi alti e grande intensità. Poi semplicemente orrenda nel secondo, fino alla fine.

Lo spettacolo desolante di Juventus-Inter – 90 minuti di noia mortale, con due gol nella manciata di qualche minuto, che hanno coinciso anche con gli unici veri tiri in porta dell’intera gara – è frutto di una squadra, la Juve, che ha giocato dichiaratamente per non far giocare l’avversario, e un’altra, l’Inter, che infatti non è riuscita a giocare. Come da copione, Allegri si è presentato con le barricate, per difendere lo 0-0 (lo ha anche ammesso candidamente a fine partita: “L’importante era non perdere”) e puntare sull’episodio, che era anche riuscito a trovare con il gol di Vlahovic. Nel primo tempo i bianconeri hanno abbinato anche pressing e ferocia nel ribaltare l’azione, la cattiveria delle grandi occasioni. Nella ripresa, invece, catenaccio puro, che comunque ha completamente imballato la manovra di solito così fluida di Inzaghi.

Non c’è dubbio che nel complesso la Juve abbia giocato meglio dell’Inter, dove per meglio non si intende certo la qualità di gioco, quanto piuttosto la capacità di applicare il proprio piano e rispondere alle aspettative di un big match. I bianconeri sono andati molto più vicino dei nerazzurri all’obiettivo, infatti sono usciti dal campo più soddisfatti. Volevano difendere e hanno difeso benissimo, non c’è dubbio che Allegri sia un maestro nel farlo. Mentre l’Inter non è riuscita quasi mai ad attaccare come fa di solito, a innescare gli schemi, crearsi gli spazi che gli avversari non hanno concesso. Dunque, nonostante si giocasse a Torino, si può dire che il pareggio, che comunque può star bene a entrambi, vada meglio alla Juventus, che si conferma a questo punto l’antagonista principale per il titolo.

La domanda semmai è: nel 2023, il vecchio motto del “prima non prenderle e poi darle” può ancora bastare per vincere lo scudetto? Se lo chiede il resto d’Italia per cui l’anti-calcio di Allegri ormai è fonte di facili ironie, da qualche tempo anche una certa fetta di tifosi bianconeri, divisi tra allegriani di ferro e non. È abbastanza oggettivo che le partite della Juventus siano spesso un supplizio, per chi le gioca, figuriamoci per chi le guarda. E che questo tipo di calcio non faccia un favore alla Serie A, in un momento in cui il pallone mondiale va in tutt’altra direzione, si è evoluto, parla linguaggi complessi e spesso spettacolari.

Gli esteti storceranno il naso, però, il big match e in fondo tutto quest’avvio di campionato ha dimostrato anche che, per quanto retrivo, il calcio di Allegri può funzionare ancora. La sua Juventus aveva incartato la partita all’Inter di Inzaghi e non è la prima volta che succede. Anzi, se i nerazzurri non avessero segnato subito con Lautaro è molto probabile che non avrebbero pareggiato più. Se questo è bastato ieri per fermare i vicecampioni d’Europa, favoriti per il titolo, figuriamoci con le altre. È più o meno questa la scommessa di Allegri, che fin qui sta pagando. Prima non prenderle, poi tanto il golletto sull’episodio arriva. È successo con Lecce, Verona, Fiorentina, Cagliari: l’elenco continuerà. A maggior ragione senza il doppio impegno nelle coppe, che consente di preparare una sola gara a settimana, contro avversari nell’80% dei casi inferiori.

Non avremo mai la controprova che giocando in un altro modo, semplicemente giocando a calcio, questa stessa Juventus non potrebbe raccogliere di più, perché i bianconeri hanno pur sempre una rosa di primo livello, con acquisti da 100 milioni come Vlahovic che nessuno si è potuto permettere in Italia negli ultimi anni. Ed è chiaro che la logica del risultato condanna Allegri a vincere, se venisse meno quello (come successo ad esempio l’anno scorso, e molto prima che si innescasse il noto scandalo delle plusvalenze) verrebbe meno tutto il resto. Però ad oggi la classifica parla chiaro. E se la domanda iniziale era se può bastare così poco nel 2023 per vincere lo scudetto. La risposta, abbastanza imbarazzata, a guardare Juve-Inter è: forse sì.

Twitter: @lVendemiale

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