Il titolo ideale per la colonna sonora della nuova Evoque? Un candidato forte è “Touch me” dei Doors. Perché se il mitico Jim Morrison chiede alla sua partner di toccarlo e amarlo fino alla fine dei tempi, lo schermo da 12,4 pollici invita il guidatore – o chi gli sta al fianco – a toccarlo per dare quasi tutti i comandi possibili.

Proprio così, nel facelift di mezza vita della vettura britannica i tasti “fisici” sono spariti e si smanetta sul display centrale (prima ce n’erano due, meglio adesso) per regolare temperatura e volume, per passare da modalità ibrida a solo elettrica, per impostare il navigatore o la vostra playlist di Spotify. Qualche tasterello parafisico è rimasto sulle razze del volante, come per esempio quello che serve per riscaldare il volante stesso e che, naturalmente, abbiamo azionato per sbaglio, tanto che dopo qualche minuto pensavamo di chiedere aiuto ai pompieri svizzeri. Svizzeri, corretto. Il nostro primo contatto con la più piccola delle Land Rover si è infatti dipanato tra Milano centrissimo e St. Moritz. Una scelta decisamente lussuosa per un brand che non fa mistero di voler coniugare la storica immagine rudemente british delle Range Rover e delle Defender con il Suv urbano che sia il più glamour possibile.

Eccoci quindi pronti al via nel cortile del Mandarin Oriental, il cinquestelle very international a quattro passi dalla Scala, dove – mentre vai alla toilette – puoi imbatterti nelle vetrinette dei gioielli Van Cleef & Arpels e scoprire che la collanina con la farfallina azzurra costa 11.800 euro.

Lunga 4,37 metri e alta 1,65 e affinata nei motori, l’inglesina non si è rifatta il trucco pesante in questo face-lift. I fari si sono assottigliati e la griglia anteriore ha una elegante trama tridimensionale ma la linea è rimasta la stessa, quella di un “fuoristrada” che con i guadi e lo sterrato impegnativo fa volentieri a meno. L’abitacolo è confortevole e i materiali dei rivestimenti riciclati sono ecologicamente corretti ma pure piacevoli alla vista e al tatto, il grande tunnel centrale ha tanto spazio negli stipetti e un aspetto minimalista, dominato dal selettore del cambio. Per arrivare a St.Moritz passiamo da Lugano, dal San Bernardino e dal Julier Pass, mentre al ritorno tocca al Maloja.

Sempre con gli occhi fissi sui limiti di velocità, che mutano in modo repentino, prendiamo confidenza con il cambio automatico a otto rapporti (aggressivabile, ma non troppo, con l’uso di palette al volante) e ci lasciamo cullare dalla morbidezza di marcia, un filino eccessivo se si prova scuotere la vettura con qualche brusco cambio di direzione.

L’oggetto della prova è la più chic della versione plug-in hybrid della Evoque 2024. Finora, in Italia, due terzi dei clienti della macchina ha scelto il diesel, che è ancora acquistabile, tranquilli: anzi, a listino ce ne sono due di motori a gasolio, uno da 165 e l’altro da 204 cavalli. C’è pure il benzina da 249 cavalli, che nella sua declinazione base rappresenta il… down di gamma, economicamente parlando, con i suoi 48.800 euro.

Ma la ibrida con la spina è la più cool, oltre che la più cara (si parte da 62.900 euro), e visto che tra le Land Rover la Evoque è la più “urban” di tutte, la Casa britannica crede molto in questa motorizzazione che è il frutto della cooperazione di un tre cilindri a benzina da 1.500 cc e di un motore elettrico (collocato nel posteriore) che insieme sfornano 309 cavalli. In modalità puramente elettrica la vettura può percorrere circa 45/48 km effettivi. Se davvero sarà impiegata come urban Suv, la Evoque 2024 plug-in finirà per consumare davvero poco e starà attaccata parecchio alla rete elettrica.

Noi la nostra “razione” elettrica l’abbiamo fatta fuori quasi tutta sui tornanti alpini, e ne abbiamo lasciata un pochino giusto per arrivare a emissioni zero sotto la terrazza del ristorante Langosteria a St.Moritz, con la gialla, impagabile targa inglese, il tetto panorama inondato dal sole e la consapevolezza che la Evoque che stavamo parcheggiando, nell’allestimento Autobiography, scatta da 84.300 euro (pensare che una volta i tre cilindri andavano sulle utilitarie per risparmiare…).

E proprio mentre scendiamo dalla macchina, colorata nell’elegante Tribeca Blue (una sorta di azzurro scuro aviazione), sopra la nostra testa s’appalesa un elicottero. Come nell’indimenticabile finale sulle nevi di Cortina di “Yuppies”, il film di Carlo Vanzina del 1986. Manca solo il saluto di Massimo Boldi all’Avvocato in volo. “Ciao Cipollino”.

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