La Commissione europea ha ufficialmente rinnovato l’autorizzazione dell’erbicida glifosato per un periodo di dieci anni. L’autorizzazione era già stata annunciata il 16 novembre ed è stata resa nota dall’esecutivo Ue. La decisione, spiegano in una nota, è in linea con la legislazione dell’Unione europea. La Commissione è infatti obbligata ad adottare un regolamento di attuazione quando non viene raggiunta una maggioranza qualificata – favorevole o contraria – nel Comitato permanente e nel Comitato d’appello, come nel caso del glifosato quest’autunno: gli Stati membri dell’Ue, infatti, non avevano raggiunto la maggioranza qualificata né durante il voto nel comitato d’appello, né durante il voto nel comitato competente (Scopaff).

Il glifosato è ormai da anni al centro di una polemica tra ambientalisti e istituzioni, e sono numerosi gli studi che hanno cercato di evidenziarne i rischi per la salute. Il più recente è uno studio internazionale a guida italiana che ha dimostrato l’esistenza di una correlazione fra il glifosato contenuto negli erbicidi e la comparsa di leucemie. È emerso grazie ai risultati dei test condotti sui ratti nell’ambito del Global Glyphosate Study e si tratta dello studio tossicologico internazionale finora più completo su questa sostanza molto utilizzata in agricoltura. Alla ricerca, guidata dall’Italia con l’Istituto Ramazzini di Bologna, partecipano ricercatori di Stati Uniti, Sud America ed Europa. I risultati sono online sul sito BioRxiv, che accoglie ricerche non ancora sottoposte all’esame della comunità scientifica, e sono stati inviati all’Autorità europea per la sicurezza alimentare, l’Efsa, e all’Agenzia europea per le sostanze chimiche, l’Echa.

Le Ong Pan Europe, Générations Futures (Francia), Global2000 (Austria) e Pan Germania hanno comunicato che chiederanno alla Corte Ue di annullare il rinnovo. Le Ong accusano l’Ue di “cattiva attuazione” del regolamento sui pesticidi. “Le autorità di regolamentazione dell’Ue, tra cui l’Echa e l’Efsa”, accusano le Ong. “Non hanno attuato la legge comunitaria e non hanno seguito le linee guida europee e internazionali”. Le associazioni useranno la procedura garantita dalla Convenzione di Aarhus per le organizzazioni della società civile che vogliono sfidare in tribunale le decisioni di approvazione dei pesticidi. La sentenza è attesa nel 2026.

“Quello che sta succedendo è molto grave: sui temi della difesa dell’ambiente e della salute umana siamo tornati, con il voto di oggi e non solo, all’anno zero delle politiche comunitarie” ha affermato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio e fondatrice della campagna “Cambia la terra”, un progetto che vede anche la partecipazione di Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e WWF.

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