Vendere le isole nel mare del Nord per risolvere la crisi del debito. È questa la strategia suggerita alla Germania da Panagiotis Lafazanis, ex ministro greco in carica nel 2015 sotto Alexis Tripas, interpellato dal tabloid tedesco Bild. Lo stesso che nel 2010 titolava “Vendete le vostre isole, greci in bancarotta!”, in un articolo che accusava Atene di avere messo in difficoltà tutta l’Europa.
Oggi però è la Germania ad affrontare le difficoltà di bilancio, dopo che la proposta del cancelliere Olaf Scholz di dirottare le risorse dedicate alle misure anti-Covid a quelle per il clima è stata affossata da una decisione della Corte costituzionale federale. A 13 anni dal consiglio “serissimo” di Bild, la situazione è ribaltata e l’ex esponente della sinistra ateniese Lafazanis, oggi 71enne, non risparmia l’ironia nella sua analisi. “Il governo deve imporre tasse di emergenza sia ai cittadini che alle aziende per risolvere il problema”, ha detto al media tedesco. “Questo scatenerà una crisi in Germania, ma non riuscirete a raccogliere fondi altrimenti”, continua. E poi la stoccata: “Un’altra soluzione sarebbe quella di vendere beni pubblici, come le isole, per raccogliere rapidamente grandi somme di denaro”.
Il sarcasmo del ministro non è passato inosservato e il tabloid si è dunque chiesto se la “Germania fallita dovrebbe vendere le isole Helgoland, Rügen o Wangerooge” e se il ministro delle Finanze Christian Lindner dovrà vedersi strappare “la sua soleggiata isola di Sylt“. Nel suo commento, Lafazanis ha tirato in ballo anche la Troika, l’organo composto da rappresentanti di Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Commissione europea che interviene per applicare i piani di salvataggio dei membri dell’Unione europea in crisi economica. “Se i tedeschi non riescono a tenere la situazione sotto controllo, allora dovranno mettersi sotto la supervisione della Troika”, ha detto Lafazanis. “A quel punto saranno costretti a farlo”, ha concluso lapidario.
Nel frattempo Scholz ha confermato che il suo governo chiederà al Bundestag una nuova sospensione della norma costituzionale detta del “freno al debito”, definendo la sentenza della Corte costituzionale sull’uso dei fondi fuori bilancio una “nuova realtà” con cui i governi futuri dovranno fare i conti. “Questa sentenza crea una nuova realtà, per il governo federale e per tutti i governi attuali e futuri, sia a livello federale che regionale. Una realtà, tuttavia, che rende più difficile il raggiungimento di obiettivi importanti e ampiamente condivisi per il nostro Paese”, ha detto il cancelliere in merito all’attuale situazione di bilancio tedesca.