Come aggiudicarsi la vittoria più improbabile dell’ultimo decennio alle imminenti elezioni politiche? Il governo conservatore di Rishi Sunak, elogiato da Giorgia Meloni ma in profonda crisi di consensi in patria, affondato dagli scandali e da rocamboleschi rimbalzi di poltrone a Downing Street, sceglie di parlare alla pancia del paese promettendo eclatanti tagli delle tasse all’elettorato affaticato dalla crisi del carovita. Il piano di emergenza – in preparazione di possibili elezioni anticipate tra sei mesi – si chiama finanziaria d’autunno, presentata la settimana scorsa dal Cancelliere dello Scacchiere (cioè il ministro delle Finanze) Jeremy Hunt come “il più massiccio taglio delle tasse dagli anni Ottanta”. Il conto dovrà pagarlo con tutta probabilità il prossimo governo.

Decontribuzione, più sussidi e pensioni – A sorpresa, dalla valigetta rossa del cancelliere sono uscite a raffica 110 misure tra cui spiccano l’abbattimento del 2% (dal 12 al 10%) dei contributi previdenziali per circa 28 milioni di lavoratori che così risparmieranno circa 520 euro l’anno (al costo di 12 miliardi per il governo) e l’abolizione della contribuzione volontaria per i 2 milioni di freelance che manterranno comunque i benefici collegati al versamento dell’imposta, compresi quelli pensionistici, con risparmi per circa 400 euro l’anno.

Il prossimo anno 5,5 milioni di famiglie meno abbienti godranno poi di un aumento del 6,7% dei sussidi, circa 550 euro, mentre per gli anziani in arrivo da aprile un aumento della pensione dell’8,5% fino a 1000 euro all’anno. A questo punto si potrà correre a festeggiare al pub, visto che Hunt ha deciso anche di congelare l’imposta sugli alcolici lasciando che il prezzo di pinte e calici resti invariato.

Maxi detrazioni per le imprese – Il cosiddetto Autumn Statement punta principalmente a stimolare la crescita economica, così se non ha abbassato le aliquote per le imprese il cancelliere Hunt ha reso permanente il regime di “full expensing” ovvero la detrazione di capitale per le spese sostenute dalle imprese che investono (250mila sterline per ogni milione investito) e che, con un costo per il governo di 11 miliardi di sterline, ha definito “il più grande taglio alle tasse sulle imprese nella storia moderna del Regno Unito, il più generoso Capital Allowance dell’area del G7”.

Impulso all’occupazione: il modello Gran Bretagna – “Se dobbiamo incentivare l’occupazione, dobbiamo prima lavorare sui salari bassi”, ha esordito Hunt nell’annunciare un balzo storico (un più 9,8%) nell’ammontare del salario minimo che da aprile sarà di 11,44 sterline (poco più di 13 euro) all’ora, il livello più alto da quando è stato introdotto il National Living Wage, che porterà fino a 2000 euro all’anno in più nelle tasche dei lavoratori a tempo pieno.

In compenso arriva un giro di vite su malattia e disabilità: “Ogni anno concediamo sussidi di malattia e disoccupazione ad oltre 100mila persone che non hanno l’obbligo di cercare lavoro, è uno spreco di potenziale che è sbagliato dal punto di vista economico e morale”, ha affermato il titolare del Tesoro annunciando il ‘‘Back to Work“, il programma da un miliardo e mezzo di euro per far tornare al lavoro 700mila persone affette da problemi di salute che saranno incentivate al lavoro flessibile e in remoto e riceveranno sostegni per uscire da malattie mentali e disoccupazione. Il pugno del governo britannico si fa duro sulle 300mila persone che sono disoccupate da oltre un anno pur non essendo disabili o in malattia. Per loro il ministero delle finanze ha stanziato un ulteriore miliardo e mezzo di sterline in sostegni all’occupazione ma se dopo 18 mesi non avranno ancora un posto di lavoro, dovranno fare un tirocinio obbligatorio per potenziare le loro competenze e occupabilità. E al termine di sei mesi se non avranno concretamente cercato un lavoro il loro fascicolo sarà chiuso e per loro sospeso ogni sussidio economico.

Non è tutto oro ciò che luccica – Se il cancelliere britannico sembra sicuro della copertura delle sue misure, forte del fatto che “l’economia ha ripreso a funzionare” con l’inflazione che è scesa (dall’11% lo scorso anno al 4,6%) ed il debito pubblico è sotto controllo (dal 100% del Pil dello scorso anno al 98%), il “caso Brexit” ha insegnato agli inglesi a guardare dietro alle promesse elettorali e così tra i britannici regna lo scetticismo. A partire ovviamente dai partiti di opposizione ma anche sindacati e organizzazioni di categoria che nella finanziaria Hunt puntano l’evidenziatore su altri numeri: quelli della crescita economica che ancora non c’è.

L’organo di controllo del bilancio del Regno Unito ha avvertito che le tasse complessive stanno ancora aumentando, raggiungendo i massimi livelli del Dopoguerra. Secondo l’Office for Budget Responsibility il piano fiscale di Hunt avrebbe solo una “modesta” spinta alla crescita e costringerà ad aumentare la pressione fiscale nei prossimi cinque anni – quando al governo saranno molto probabilmente i laburisti di Keir Starmer.

Rigoroso anche il commento della Banca d’Inghilterra che sottolinea come il ministero delle Finanze abbia posto troppa enfasi sul calo dell’inflazione, che di fatto ancora persiste e dovrebbe toccare l’obiettivo del 2% solo nel 2025. “La Dichiarazione d’Autunno è l’ultima opportunità del Cancelliere per migliorare le condizioni di lavoro nel Paese e spingere la ripresa economica prima delle prossime elezioni politiche – ha commentato Ben Harrison, direttore della Work Foundation all’Università di Lancaster – Positivo che abbia scelto di aumentare i salari minimi in linea con l’inflazione ma siamo chiari: il costo della vita continua ad avere impatto sui più vulnerabili e sui 6,2 milioni di precari mentre il livello di inflazione per il cibo resta sopra il 10% e le bollette energetiche sono in aumento”.

Dai laburisti la sferzata più dura: “Questa finanziaria è l’11esimo piano per rilanciare la crescita dei conservatori, con il quinto Primo Ministro, il settimo Cancelliere e il nono ministro alle Imprese, e ancora la crescita economica è pari a zero”, ha detto Rachel Reeds, ministro ombra alle Finanze. “Il prossimo anno poi le previsioni vedono il Regno Unito come il Paese con la più lenta crescita economica del G7″.

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Nella foto in alto | Il premier Rishi Sunak e il cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt in visita a una fabbrica di auto Nissan, nel Sunderland

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