Christian De Sica torna sul grande schermo e, dal 30 novembre, sarà nelle sale con “I limoni d’inverno”, per la regia di Caterina Carone. Niente cinepanettone, questa volta. Ma un’interpretazione drammatica, diversa. Ciò che voleva vedere Pupi Avati il quale, in una recente intervista al Corriere della Sera, lo aveva bonariamente bacchettato per non aver accettato più ruoli di questo tipo nella sua carriera. “Non per scelta, ma solo perché ero sempre sotto contratto e raramente me li offirivano – la risposta dell’attore, raggiunto anch’egli dal quotidiano di via Solferino –. Il successo dei cinepanettoni è stato talmente travolgente da non lasciarmi troppa possibilità di scelta. I produttori mi scritturavano per periodi di cinque anni, ed era ovvio rinunciare talvolta a ruoli importanti”.
Adesso, però, l’occasione è giunta con la nuova pellicola distribuita da Europictures, che sarà presentata la sera del 2 dicembre al Cinema Ambrosio in occasione del Torino Film Festival: “Per la prima volta vesto i panni di una persona buona. Fino a oggi sono stato quasi sempre un mascalzone. Da attore comico, quando la regista mi ha proposto un personaggio così, ho fatto festa”, ha raccontato De Sica. Il re del cinepattone, dunque, interpreterà Pietro, “un anziano professore che scopre di avere l’Alzheimer ed è protagonista di un film che la sensibilità di una donna ha reso delicato e profondo”. Un ruolo per cui il 72enne romano ha cercato in primis di essere se stesso. “Poi ho seguito il consiglio di mio padre: ‘Non recitare le battute a memoria pensando al loro effetto, ma ascolta e guarda negli occhi la persona che hai davanti, vedrai che ti uscirà più facilmente’”.
Un film che De Sica ha etichettato come “di nicchia. Ma sarebbe bello stimolasse altri giovani autori a rappresentare modelli positivi. Perché, almeno al cinema, abbiamo sempre più bisogno di bontà”. Di qui, l’importante missione della pellicola: “Pietro sta scrivendo un libro sulla emancipazione delle donne nell’arte, in fondo è quello che capita alla sua nuova amica. Un bel messaggio di questi tempi”. Durante l’intervista, spazio anche per qualche domanda personale. Ne I limoni d’inverno il protagonista ha bisogno di quiete, la stessa di cui l’attore sente spesso necessità: “Per fortuna c’è la musica che arriva a salvarmi. Quando ho un pensiero, metto un disco di Frank Sinatra e mi riprendo all’istante”.
E ancora, si parla anche del perché non si è mai contenti di ciò che si fa: “Nel film io le rispondo (alla coprotagonista, ndr) ‘Perché è così’. E le risponderei così anche nella vita. Anche se mio padre mi diceva sempre di godermi ogni attimo, anche quando aspetti il treno, perché poi alla fine quel treno passerà”, ha spiegato De Sica. Infine, un pensiero per il padre Vittorio: “È stato il De Chirico del cinema, io al confronto sono un pittore della domenica. Io l’ho perso a 23 anni e chissà quanti consigli avrebbe potuto ancora darmi se mi fosse stato vicino ancora un po’. Per me è stato come un dio: ogni volta che entro in scena io non dico ‘mio Dio proteggimi’ ma ‘caro papà, aiutami tu’”.