“Di nuovo i Marmi del Partenone? E basta, fatela finita, tanto non ve li ridiamo”. Questo deve aver pensato il premier Rishi Sunak nel controllare il programma in agenda per il suo incontro previsto oggi, martedì, con la controparte greca Kyriakos Mitsotakis. Sta di fatto che nella tarda serata di lunedì, Sunak decide di cancellare il meeting e di inviare il vice Oliver Dowden al posto suo, frustrato da una diatriba che va avanti da oltre due secoli, ovvero da quando il conte Thomas Bruce di Elgin, l’allora ambasciatore britannico dell’Impero Ottomano, ottenne il permesso di prendere le sculture greche e i fregi capolavoro di Fidia che contornavano il Partenone, e portarle a Londra, dove ora sono una delle attrazioni di punta dell’iconico British Museum, conosciute ormai come ‘i Marmi di Elgin’.
” Avere alcuni tesori a Londra e altri ad Atene è come tagliare in due la Gioconda ed esporla metà al Louvre e metà al British Museum. Per questo continuiamo a fare pressione per un accordo tra la Grecia e il British Museum che possa consentire il ritorno delle sculture nel nostro paese”, sono state le parole della discordia pronunciate da Mitsotakis, sugli schermi del programma domenicale di punta della BBC, che hanno riacceso l’animata saga sul rimpatrio dei marmi. Il premier greco ha dato dello snob a Sunak e oggi se ne tornerà in patria prima del previsto, saltando il meeting con Dowden e facendo sapere che oltre alle sculture del Partenone avrebbe voluto discutere con Sunak di temi di comune interesse come il conflitto Israele-Gaza, l’invasione dell’Ucraina e i cambiamenti climatici.
Da Downing Street dicono che i due primi ministri avranno altre possibilità di incontrarsi nelle prossime settimane o mesi, ma che comunque la posizione del governo è netta: “I marmi di Elgin fanno parte della collezione permanente del British Museum, a cui appartengono”. Non si sa come andrà a finire questa volta. Di sicuro Sunak non è Boris Johnson che da sindaco di Londra nel 2016 aveva freddato niente meno che George Clooney (attore e regista per l’appunto di ‘Monuments men’) che si era pronunciato a favore del rimpatrio delle sculture dell’Acropoli di Atene, con un offensivo: “Qualcuno dovrebbe restaurare i marmi (tradotto: il cervello) di Clooney”.
La contesa è arrivata a un altro rigido impasse in un momento in cui si stavano cercando soluzioni come un possibile “prestito a lungo termine” alla Grecia per aggirare una vecchia legge promulgata tatticamente a Westminster (Il National Heritage Act) che vieta di restituire, in via definitiva, ai paesi di origine gli importanti patrimoni culturali che sono conservati in Regno Unito. È da quando ha ottenuto l’indipendenza che la Grecia cerca di riavere i marmi nel suo patrimonio museale, contestando a Elgin di aver vandalizzato il Partenone, in un periodo in cui il paese era sotto occupazione ottomana, per poi rivenderli al governo britannico e ad uno dei musei più famosi del mondo (che li mostra gratuitamente ai visitatori).
Lo scorso anno a rompere gli indugi era stata la Sicilia che in virtù di un accordo di collaborazione con il ministero della Cultura greco ha restituito ad Atene il cosiddetto ‘Reperto Fagan’, unico frammento dei marmi del Partenone che si trovava custodito sulla nostra penisola, al Museo Salinas di Palermo. George Osbourne, ex cancelliere conservatore (come Sunak ma contrapposto al premier) e presidente del British Museum, aveva annunciato di star tentando la strada del rientro temporaneo ad Atene delle “controverse” sculture del Partenone in cambio di antichi artefatti che non sono mai stati visti nel Regno Unito. Ma la collaborazione tra l’isola britannica e la Grecia sembra molto più difficile e politica di quella tra Atene e la Sicilia.