Una trave in non perfette condizioni che sarebbe bastato saldare “tanto i bambini non pesano quanto gli adulti”. Il rinforzo del muro portante? “Uno schifo”. Il telaio “fatto un po’ alla ca**o”. E poi la difficoltà con il reperire i pannelli ignifughi, sostituiti quindi con quelli in cartongesso. Problemi su problemi nell’esecuzione dei lavori da parte dell’azienda “piazzata” dal socio dell’europarlamentare leghista Angelo Ciocca, non indagato, hanno portato al sequestro preventivo della scuola primaria di San Genesio e Uniti, nel Pavese. Da martedì mattina sette classi sono a casa perché, sospetta la procura con l’avallo del giudice per le indagini preliminari Pasquale Villani, i lavori eseguiti con i fondi del Pnrr – stando alle intercettazioni raccolte dalla Guardia di finanza durante l’inchiesta – non sarebbero stati portati a termine ‘ad arte’. Sono quindi necessari “accertamenti tecnici” per confermare o “escludere” profili di “pericolosità” nella struttura dopo la ristrutturazione e l’allargamento del plesso scolastico.
Le “inconfessabili cointeressenze”
E pensare che, sulla carta, l’appalto serviva proprio alla “messa in sicurezza, miglioramento sismico, adeguamento antincendio”. Invece gli studenti ora sono a casa e toccherà a un ingegnere strutturista, nominato dalla procura, stabilire se la scuola è sicura o meno. Per gli inquirenti guidati dal procuratore Fabio Napoleone è tutto andato storto nell’affidamento e, forse, anche nell’esecuzione dei lavori. Colpa di quello “stampo privatistico”, come lo chiama il gip Villani, che avrebbe caratterizzato l’appalto e le “inconfessabili cointeressenze” degli indagati. Due da lunedì sono agli arresti domiciliari per tre mesi nell’ambito dell’inchiesta sulla Asm Pavia: si tratta della responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di San Genesio, Nausica Maria Donato, e dell’ingegnere Gianluca Di Bartolo, socio del leghista Ciocca, nello studio Civiling Lab. La prima – secondo la ricostruzione dell’accusa – aveva affidato la progettazione dei lavori a Di Bartolo che l’aveva poi girata alla società che ha in comune con l’eurodeputato del Carroccio. Quindi, attraverso una procedura che gli investigatori ritengono sostanzialmente artefatta, si era arrivati a un affidamento dei lavori in maniera diretta alla ditta Majorino di Ribera, nell’Agrigentino, vicina a Di Bartolo. Costo: oltre 397mila euro di denaro pubblico.
“Sono nervoso, lì dentro ci sono dei bambini, ca**o”
Così, tra allusioni a “difetti di progettazione” e quelle che sembrano “gravi inadempienze” nella realizzazione dei lavori con “veri e propri vizi strutturali” di cui gli ingegneri di Civiling Lab “parevano rendersi perfettamente conto”, adesso gli alunni sono stati costretti a interrompere le lezioni mentre i due principali indagati in questo filone dell’inchiesta sul “potentato politico imprenditoriale” nel Pavese sono stati arrestati. Eppure ad agosto, qualcuno sembrava aver compreso che i lavori non fossero stati fatti a regola d’arte: “Sono nervoso perché io penso che lì dentro ci sono dei bambini, ca**o! Non è un edificio della sciura Maria di novant’anni che chi se ne fotte poi quello che succede”, si sfogava “disperato e angosciato” Alessandro Inglardi, estraneo alle contestazioni, con la madre. Ne aveva parlato anche con lo stesso Di Bartolo: “Son preoccupatissimo per quella cerchiatura là che è uno schifo”, gli diceva al telefono. E il socio di Ciocca confessando di avere “molta paura” rispondeva: “No io son preoccupato per la… il telaio perché sto telaio qui mi sembra che l’abbia fatto un po’ alla ca**o”. Ma la scuola, alla fine, sarebbe comunque sembrata nuova e perfetta: “La cosa positiva – aggiungeva l’ingegnere ora ai domiciliari – è che esteticamente la scuola verrà bene quindi la maggior parte delle persone sarà contenta”.
L’ingegnere: “Non sanno fare una ‘O’ con il bicchiere”
Inglardi, definendosi “sconvolto” e catalogando la ditta come una “impresa di merda”, è un fiume in piena: “Quelli lì, ignoranti, cioè si prendono quattrocentomila euro dallo Stato e non san fare una ‘O’ con il bicchiere… io non lo so… cioè come han fatto ad entrate lì poi? Come fanno ad avere un progetto del genere?”. La spiegazione è in quanto ricostruito dalla procura, secondo cui Donato e Di Bartolo avevano “turbato” la gara consentendo al Comune “l’affidamento diretto per motivi di urgenza” alla Majorino Costruzioni. E fu Di Bartolo a “piazzare” la ditta, “ben nota” ai suoi stessi familiari e con una iscrizione in whitelist ancora non definita. Il lavoro, insomma, sembra rientrare “nella sfera del suo personale dominio”. Il tutto grazie alla “porosa procedura imbastita” da Donato. E il socio di Ciocca, stando alle intercettazioni, aveva poi ben compreso come lavorasse l’azienda. Tuttavia non solo non denunciò, ma si attivò anche per sbloccare una tranche di pagamento nonostante – secondo l’accusa – i lavori fossero in “clamoroso ritardo”. In diverse intercettazioni l’amministratore della Civiling Lab, progettista dei lavori, dice che “lavorano troppo male”. In una conversazione spiega: “Non si può continuare così. Ma poi ti dico, tutte le volte che Angelo dice mandiamo via l’impresa, io gli dico… questa impresa è l’unica cosa, è la nostra ancora di salvezza, perché quel progetto ha talmente tanti errori che se non ci fosse questa impresa…”. Anche a Federico Sacchi, il responsabile della sicurezza e anche lui indagato, sembra essere chiaro il quadro: “Però minchia ma io sono il primo che va in galera se succede qualcosa”.
Lavori “viziati da numerose carenze”
Per il giudice “sembrerebbe quindi evidente come i lavori” per “stessa ammissione dei progettisti e dei responsabili della ditta appaltatrice siano viziati da numerose carenze, non eseguiti a regola d’arte, risultino di scarsa qualità e non del tutto aderenti alle prescrizioni progettuali”. Con alcuni dialoghi ascoltati dai finanzieri tra Biagio e Giuseppe Maiorino, che “destano sconcerto”, sottolinea il gip. Una frase è ritenuta esemplificativa dello “standard di perizia profuso” nei lavori: “I bambini quanto pesano, saldalo”, dice il padre al figlio riguardo a un problema con la scala antincendio, “riferendosi al fatto che i bambini hanno un peso inferiore agli adulti per cui anche una semplice saldatura sarebbe stata sufficiente a rattoppare una putrella in non perfette condizioni”. Lo stesso Maiorino senior, parlando con il geometra, spiega anche di “non aver reperito un numero sufficiente di pannelli ignifughi” per realizzare le opere come da progetto. E quindi il suo interlocutore “suggeriva perciò di realizzare i tramezzi perlopiù con pannelli ordinari in cartongesso, conservando quelli ignifughi per l’approntamento del controsoffitto”.
Il “grumo di potere politico-affaristico”
I problemi sembravano essere noti a tutti, ma “l’unica ambascia” dei protagonisti, anche dello stesso sindaco, secondo il giudice, “appariva quella dell’apertura del plesso” entro l’inizio dell’anno scolastico. Una grande fretta che teneva insieme tutti i protagonisti. Qualcosa di simile a quanto avvenuto quando lo scorso maggio, durante un’ispezione dei carabinieri, viene scovato un lavoratore in nero sul cantiere. In quell’occasione – stando alle intercettazioni – Donato si fiondò “prontamente presso la sede di STC”, lo Studio Tecnico Coccia, di proprietà dello stesso eurodeputato e dei suoi genitori, nonché socio di minoranza della Civiling Lab. Una vicenda che – secondo il giudice – dimostra “plasticamente” come era “più che il responsabile unico delle procedure di affidamento del Comune di San Genesio, la responsabile unica degli interessi catalizzati dal grumo di potere politico-affaristico coagulatosi” attorno a Di Bartolo.