L’unico film italiano in Concorso con Barbara Ronchi è un Locke al femminile: colpisce anche se manca qualcosa. Dalla Francia un buon film tra Polanski e Cronenberg e un passo falso avviluppato attorno al rapimento sui generis di un neonato. Mentre dall’Ucraina si afferma un nome che diventerà grande.
NON RIATTACCARE di Manfredi Lucibello (Italia, 2023) Concorso
Roma. Marzo 2020. Lockdown Covid con coprifuoco e clausura. In piena notte Irene (Barbara Ronchi) viene svegliata all’improvviso dallo squillo dello smartphone: l’ex fidanzato Pietro (Claudio Santamaria) si sta per suicidare dal tetto della casa sul litorale di Santa Marinella. La ragazza non ci pensa due volte, acciuffa chiavi dell’auto del tizio nudo che sta dormendo con lei sul letto, giubbotto e mascherina, poi corre guidando verso la costa per fermare il suicida tenendolo sveglio al telefono. Peccato che ha dimenticato patente, denaro e caricabatterie. Polizia stradale, mancanza di benzina e un sonno tremendo sono in agguato. Standing ovation per la grezza e intensa Ronchi immersa nell’abitacolo dell’auto dove viene ripresa per un’ora e mezza tra primi piani, mezzi busti e particolari (l’occhio azzurro su cui far luccicare luci esterne è una gran genialata fotografica); come niente male l’idea di Lucibello di ritirare la corda tesissima del thriller psicologico modello Locke con Tom Hardy al femminile. La tecnica e le trovate strutturali funzionano, ma una telefonatina a qualche scafato sceneggiatore per creare dialoghi un po’ più profondi ed intimi tra i due protagonisti oltre il volemose bene andava fatto. Caricabatterie dimenticato anche qui? Santamaria solo in voce vagamente Bruce Wayne. Fragoroso il metaforico pernacchione all’autocertificazione farlocca.