LA PALISIADA di Philip Sotnychenko. (Ucraina, 2023) Concorso
Nell’Ucraina occidentale del 1996 giungono da Kiev due vecchi amici: un ispettore di polizia e uno psicologo forense. Indagano sull’uccisione, e la sua ricostruzione fronte camera, di un collega, quando ancora era in vigore la pena di morte. Tra retate col colbacco, testimoni sordomuti, l’arresto di un colpevole, e una donna amata da entrambi si tenta di ricostruire pedissequamente la verità storico giudiziaria attraverso le immagini. Prima di tutto ciò nei primi venti minuti assistiamo però ad un ritrovo tra amici a tavola ai giorni nostri, poi una discussione in famiglia con un ragazzo che accusa la madre di essere succube del padre. Infine, tutto s’interrompe con uno sparo. Crime story esistenziale sgranata in VHS che somiglia più a un saggio di fine anno su agilità ed eccellenza nella messa in scena che ad una prova organico poetica tra forma e contenuto. Sotnychenko giochicchia sull’autobiogafismo nella prima parte poi srotola il ricordo rurale e affettivo dei novanta, mostrando, appunto, che sa orchestrare articolati piani sequenza (l’arresto di alcuni criminali sdraiati per terra per due chilometri) e scene di massa complesse (il passaggio del treno tra i banchetti del mercatino). E che nessuno si metta a sindacare su metafore della guerra russo-ucraina. L’ha spiegato il regista stesso: non c’entra niente. Ad ogni modo Sotnychenko è un mezzo fenomeno. Attendiamo l’opera seconda.