Un aspetto emblematico della legge di Bilancio del governo Meloni, spiega Giulio Marcon poco prima che cominci la presentazione della Contromanovra pubblicata da Sbilanciamoci!, sono le parole che mancano: “Politica industriale, giovani, diseguaglianze, terzo settore”. Le parole mancano letteralmente, i tecnici di Sbilanciamoci hanno fatto lo screening del testo.

E quindi la proposta alternativa presentata il 29 novembre al Senato, che cuba 46 miliardi e 814 miliardi, ribalta le priorità e l’approccio politico. Una manovra centrata sull’imposizione ai grandi patrimoni (a questo proposito, è in corso la campagna di Oxfam con il sostegno del Fatto Quotidiano), sulla lotta all’elusione fiscale e su investimenti basati su ambiente, welfare e politica industriale.

La legge di Bilancio targata Meloni

La manovra del governo, invece, viene definita “modesta e rinunciataria a partire dagli obiettivi macroeconomici: un misero + 0,2% di previsione di aumento del PIL”. Una “legge di bilancio piccola piccola, nelle ambizioni, negli obiettivi, nelle prospettive”. Alcune parole e numeri chiave: “Nessun impatto sul debito”, “5 miliardi di euro per la giusta transizione”, “6 miliardi di euro per il Servizio sanitario nazionale”, “2,5 miliardi di euro per le politiche sociali”, “6 miliardi di euro per il diritto allo studio”, “50 nuovi Centri antiviolenza”.

I soldi ci sono, basta cercarli

I soldi si trovano dove Sbilanciamoci indica da sempre la fonte per colmare le diseguaglianze sociali e ambientali. Dalla riduzione delle spese militari, in particolare i sistemi d’armi e le missioni, si ricavano 5 miliardi di euro. Sul fronte ambientale la riduzione dei Sad, i Sussidi ambientalmente dannosi, frutta 7 miliardi di euro e 780 milioni per il primo anno derivano dalla cancellazione del progetto di Ponte sullo stretto: Sbilanciamoci propone poi di rivedere l’Imposta di successione che in Italia, come dimostrano i lasciti di Silvio Berlusconi, è una delle più leggere al mondo, possono derivare circa 2 miliardi, 1,969 per la precisazione e 3,7 miliardi dalla Tassa sulle speculazioni finanziarie. Infine, si rivede la progressività fiscale con tre nuovi scaglioni (con aliquote più alte) per i redditi che superano di almeno 5 volte il reddito medio dichiarato in sede Irpef. Tra i 100 e i 200mila euro del 45%, tra i 200 e i 300mila del 50% e sopra i 300mila del 55%. “In questo modo si originerebbe un gettito maggiore di 2,8 miliardi di euro”.

I patrimoni da Paperone

Piatto forte del progetto è però l’imposizione sui grandi patrimoni. “In Italia ci sono più di un milione e 400 mila persone che hanno patrimoni finanziari e immobiliari milionari. Proponiamo una tassazione progressiva dallo 0,5% (per chi ha più di 1milione di patrimonio) al 2% (per chi ha patrimoni superiori ai 500 milioni di euro) che potrebbero fare entrare 24 miliardi di euro nelle casse dello Stato”. Questa la proposta da 24 miliardi di gettito e che risponde anche all’obiezione di chi pensa che un milione di patrimonio, considerando che comprende anche l’abitazione, possa colpire un ceto medio non così tanto ricco. “Il numero delle persone sopra il milione di euro è esiguo, 1,4 milioni, risponde Marcon, la proprietà di una casa pregio, da circa 600 mila euro con un patrimonio mobiliare di 2-300 mila euro resta tranquillamente al di sotto della soglia oltre la quale l’imposizione è comunque minima, lo 0,5%”.

Le proposte alternative, punto per punto

Per quanto riguarda le proposte Sbilanciamoci le proposte sono articolate con una centralità della politica industriale. La parola chiave è “giusta transizione”. Si comincia dalla “riconversione produttiva negli ambiti dell’automotive e del trasporto pubblico nella prospettiva di un modello di mobilità sostenibile, di elettrificazione del paese e di una giusta transizione” con “incentivi e investimenti per il sistema delle imprese, nonché misure sociali di protezione e di garanzia collettiva di una giusta transizione”. Costo previsto, 5 miliardi. Sbilanciamoci chiede anche la “revoca” delle misure che hanno modificato il Reddito di cittadinanza “riportando la situazione normativa a quella antecedente alla legge di bilancio 2023”. Si tratta quindi di prevedere un costo sociale di 3 miliardi.

Viene contestata fortemente anche la scelta del governo di tagliare il Servizio civile di 250 milioni: “Questo significa che dai 50 mila giovani che possono svolgere questo servizio si passa a 15 mila, aggiunge Marcon, mentre nel 2022 le domande hanno superato le 115 mila”. Contestato il taglio alla Cooperazione allo sviluppo del 7%, che viene ripristinato, così come viene riattivato il Fondo per il clima privato dalla manovra Meloni di 280 milioni.

Un grande investimento è previsto per Università e Scuola con il rifinanziamento del Fis e lo stanziamento di 750 milioni di euro per le residenze universitarie. Un miliardo viene stanziato per lo sviluppo delle Comunità energetiche e la proposta di spostare i 780 milioni del Ponte sullo stretto in opere pubbliche utili come le ferrovie per i pendolari, infrastrutture, sistema stradale Anas, etc.

Si stanziano 6 miliardi di euro (per arrivare nel 2024 allo stanziamento di 140 miliardi) per il Servizio sanitario nazionale, “al fine di provvedere urgentemente ad un piano assunzionale adeguato alle esigenze del servizio e a garantire l’ampliamento dei servizi attualmente insufficienti”. Sul fronte migranti si propone “una missione pubblica di ricerca e soccorso dei naufraghi in mare con una dotazione annua di 1 miliardo di euro”.

Un piano organico quindi ispirato evidentemente a una politica economica incentrata al welfare pubblico, di stampo keynesiano e fortemente ecologista. Una proposta complessiva che forse dovrebbe essere presentata dalle opposizioni che si sono dette disponibile, con il Pd, M5S e anche l’Alleanza rossoverde, a presentare emendamenti ispirati da questa Contromanovra. “Con Elly Schlein c’è senz’altro un’attenzione maggiore alle nostre idee, precisa Marcon, sicuramente su transizione ecologica e welfare”. E sulle spese militari? “No, su questo punto non ci siamo. E del resto sulle spese militari centrodestra e centrosinistra hanno fatto sempre le stesse politiche”.

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