Sono oltre 1 milione e mezzo le persone sfollate nella Striscia di Gaza. A migliaia hanno lasciato la zona settentrionale senza la possibilità di spostarsi con un mezzo e incamminandosi a piedi con poche cose verso sud. Un operatore Oxfam racconta la sua esperienza dopo che con la sua famiglia è stato costretto a lasciare la zona vicino all’ospedale di Shifa, a Gaza City. “Il passaggio da nord a sud è stato un incubo. Io e i miei figli abbiamo camminato per tre ore. Camminavamo per strade fantasma con cadaveri a terra, ho detto ai miei figli di non guardare. Ora siamo arrivati a sud, a Khan Younis. Ci sentiamo più tranquilli, anche se non esiste un posto sicuro nella Striscia di Gaza. Vorrei che questo incubo finisse presto, che la pausa si trasformasse in un cessate il fuoco definitivo”

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze giornaliere degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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Guterres (Onu): “La popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un’epica catastrofe umanitaria, non dobbiamo distogliere lo sguardo”

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