Un’altra condanna per Fabrizio Corona. L’ex re dei paparazzi, tornato libero lo scorso 23 settembre dopo avere finito di scontare il cumulo delle pene definitive, è stato condannato a 7 mesi per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento dal giudice della X sezione penale del Tribunale di Milano, ritenendolo colpevole dei reati commessi l’11 marzo del 2021, quando il Tribunale di Sorveglianza aveva deciso che l’ex agente fotografico doveva rientrare in carcere. Avuta la notizia, lui aveva protestato ferendosi alle braccia, urlando contro la polizia e spaccando un vetro dell’ambulanza che era arrivata sotto casa per portarlo in ospedale. Le scene erano state tutte documentate in alcuni video.

Il giudice Cristina Dani ha invece assolto l’ex re dei paparazzi dalle imputazioni di oltraggio a pubblico ufficiale perché il fatto non costituisce reato e da quella di tentata evasione dal reparto di psichiatria in cui era stato ricoverato dopo l’episodio. Su richiesta del difensore Ivano Chiesa di convertire la pena in pena pecuniaria, il Tribunale dovrà acquisire le dichiarazioni dei redditi e la documentazione patrimoniale di Corona entro il 20 gennaio 2024, così da stabilire una somma. Il processo è stato quindi rinviato al prossimo 25 gennaio per l’integrazione del dispositivo

La Procura di Milano, ripercorrendo le varie fasi dell’episodio che erano anche state documentate in alcuni video, aveva chiesto di condannare l’imputato a un anno. Per la difesa, invece, doveva essere assolto da tutti i capi di imputazione. Secondo l’avvocato Ivano Chiesa, Corona in questi anni “ha subito un’autentica persecuzione” perché “ogni volta che starnutisce nasce un processo penale o arriva la polizia”. In uno dei passaggi della sua arringa ha poi sottolineato che “lo Stato italiano ha avuto una particolare attenzione” nei suoi confronti, trattandolo “come un criminale” quando “è solo un uomo eccentrico”. Fuori dall’aula dopo la lettura del dispositivo, il difensore ha comunicato che nonostante la sentenza sia “accettabile”, farà ricorso in appello perché “voglio che Fabrizio sia assolto da tutto”.

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