Diritti

La Corte suprema di Mosca ha messo al bando il movimento Lgbt internazionale

La Corte suprema di Mosca ha approvato un ulteriore inasprimento della repressione in un Paese nei confronti dei diritti umani. Dopo una breve udienza a porte chiuse, l’alto tribunale moscovita ha annunciato di aver accolto la richiesta del ministero della Giustizia di bollare come “estremista” il “movimento pubblico internazionale Lgbt” e vietarne ogni attività. Il documento ha contorni volutamente fumosi, ma sono in tanti a temere che Mosca possa perseguitare con arresti e procedimenti penali tutti coloro che difendono i diritti delle minoranze sessuali, rendendo di fatto illegale ogni iniziativa in difesa della comunità Lgbt.

L’Onu ha subito condannato la mossa della Russia di Putin: “Nessuno dovrebbe essere incarcerato per aver svolto attività a favore dei diritti umani o vedersi negare tali diritti per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere”, ha esclamato l’Alto Commissario per i diritti umani Volker Turk facendo capire che ritiene il passo di Mosca una gravissima violazione. Vakhtang Kipshidze, un rappresentante della Chiesa ortodossa russa il cui leader, il patriarca di Mosca Kirill, è considerato uno stretto alleato di Putin, si è invece schierato a favore della sentenza definendola “una forma di autodifesa morale della società”. Il Cremlino da parte sua sostiene di non aver seguito la vicenda, ma appare improbabile che le cose stiano così.

Come ricordato dall’agenzia Ansa, in Russia potere politico e potere giudiziario sono legati a doppio filo, e il Cremlino ha già usato l’etichetta di “estremista” per colpire persone e organizzazioni ritenute scomode per il potere: compresi i gruppi legati ad Alexey Navalny, il rivale numero uno dello zar in carcere per motivi politici. In questo contesto, le minoranze sessuali in Russia hanno visto ripetutamente violati i propri diritti, compresi quelli più elementari. L’estate passata Mosca ha vietato gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso. Alla fine dell’anno scorso ha invece varato una legge che proibisce anche tra gli adulti “la promozione” di quelle che per il Cremlino sarebbero “relazioni sessuali non tradizionali”, estendendo di fatto la tristemente nota norma del 2013 che già vietava “la promozione” degli “atteggiamenti sessuali non tradizionali” tra i minori. Questa famigerata legge, introdotta ormai 11 anni fa, impedisce potenzialmente ogni tipo di attività in difesa dei diritti della comunità Lgbt ed è stata bocciata dalla Corte di Strasburgo perché discriminatoria e lesiva del diritto alla libertà di espressione. Una delle situazioni più tragiche è quella denunciata in Cecenia da Novaya Gazeta e da diversi difensori dei diritti umani, che accusano la polizia di arresti illegali di massa, torture e persino omicidi di persone omosessuali.