Dopo cinque anni sull’ottovolante, la crisi del gruppo armatoriale Moby guidato da Vincenzo Onorato si chiude con un pagamento a saldo e stralcio di 316 milioni, circa 300 milioni di crediti, cedole e interessi mai saldati (per un terzo allo Stato) e l’ombra del colosso svizzero Msc sul controllo della società.
La vicenda inizia nel 2012. Mediante la controllata Cin, Moby, forte di 200 milioni di prestiti bancari, rileva dallo Stato l’ex compagnia di bandiera Tirrenia per 380 milioni di euro, di cui 180 da pagarsi in tre rate negli anni successivi. Esposizione finanziaria e risultati operativi deludenti, però, mettono alle corde la compagnia, che nel 2016 riprende fiato grazie a un bond da 300 milioni. Determinante per ottenerlo è la rinuncia all’ipoteca sui traghetti da parte della bad company statale che cedette Tirrenia, alla cui guida il governo Renzi ha appena posto l’ex avvocato di Onorato Beniamino Caravita di Toritto.
Neanche due mesi dopo Onorato buca il pagamento della prima rata alla bad company, che però ci mette due anni e rotti ad adire le vie legali. Intanto lo stress finanziario aumenta e i risultati peggiorano, Onorato svuota Cin a favore di Moby e smette di pagare banche e cedole obbligazionarie, mentre lo Stato non può agire sulla flotta e, coi ministri Paola De Micheli ed Enrico Giovannini, cede, senza ricorrere alla precettazione, alle minacce di fermare le navi, allungando anzi la convenzione per la continuità territoriale fino a metà 2021.
La crisi però è irreversibile, inizia una defatigante procedura concorsuale omologata un anno fa, con l’ingresso della Msc di Gianluigi Aponte al 49% del capitale a fronte di 150 milioni di euro. Di questi 82 vanno allo Stato, che perde quindi 98 milioni del credito residuo e relativi interessi. Banche e obbligazionisti concordano il pagamento a dicembre del 60-65% del capitale nominale (quasi 460 milioni) e la partecipazione a una complessa architettura societaria per recuperare qualcosa nei prossimi anni.
Pochi giorni fa il colpo di teatro. Moby rivela che l’andamento è peggiore delle previsioni e propone ai creditori che accettano il saldo e stralcio: 315,8 milioni subito e chiusura d’ogni rapporto. A metterci i soldi, in forma di prestito di socio, è Msc, che, col 49% del capitale e un credito di 316 milioni, prende il controllo di fatto di Moby e Cin senza nemmeno il rischio di noie antitrust per la concentrazione con la sua Grandi navi veloci.