Botta e risposta tra il governo spagnolo e quello italiano. A scatenare la risposta stizzita del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sono state le dichiarazioni del capo del governo spagnolo appena rieletto, Pedro Sanchez, che parlando alla tv pubblica Rtve ha esultato per il risultato elettorale ricordando che “in Italia governa l’estrema destra, noi qui l’abbiamo fermata”. Parole che non sono piaciute al capo della diplomazia italiana che lo ha attaccato affermando che “in Spagna governa l’estrema sinistra. In Italia l’abbiamo sconfitta. Noi rispettiamo lo stato di diritto. A Madrid accade lo stesso? In Italia governa il Partito popolare europeo, in Spagna i secessionisti“.
Il riferimento è al contestato accordo con i partiti indipendentisti catalani che hanno offerto il proprio sostegno al governo in cambio di un’amnistia per gli esponenti accusati di reati legati all’indipendentismo, commessi da politici e persone comuni tra il 2012 e il 2023. Una legge, quella del Psoe, fortemente contestata dall’opposizione spagnola e anche da diversi partiti al Parlamento europeo. E su questo Sanchez ha voluto chiarire: “Dopo le elezioni eravamo davanti all’alternativa tra un governo delle destre con Vox e un accordo per stabilizzare la Catalogna grazie a un progetto di legge del tutto costituzionale. In politica, come nella vita, bisogna scegliere tra soluzioni ideali e quelle possibili. Abbiamo preso una buona decisione, tutte le scelte saranno nel rispetto della Costituzione spagnola”. Una decisione che ha impedito, aggiunge, l’avanzare delle destre come in altri Paesi chiave a livello mondiale: “Alle elezioni spagnole del 23 luglio abbiamo evitato una sorta di match point molto importante. In Argentina un estremista di destra ha conquistato la presidenza grazie all’appoggio non solo del suo elettorato, ma anche di quello della destra tradizionale di Macri. Nei Paesi Bassi ha vinto l’ultradestra e vediamo se andrà al governo con i Popolari olandesi, in Italia sta governando l’estrema destra. Siamo testimoni dell’avanzata di governi reazionari che mettono in discussione elementi fondamentali come la partecipazione delle donne nella vita politica economica e sociale o che banalizzano l’emergenza climatica, che è uno dei principali problemi che ha l’umanità, non solo la Spagna. Pertanto noi abbiamo frenato questa onda con il responso delle urne, con il voto degli spagnoli”.
La risposta di Tajani non è piaciuta in Italia agli alleati dei Socialisti spagnoli in Unione europea. Peppe Provenzano responsabile Esteri, Europa, cooperazione internazionale nella segreteria Pd, su X si è rivolto al ministro degli Esteri chiedendogli conto della reazione scomposta nei confronti del capo del governo spagnolo: “Signor Ministro, signora presidente Meloni, continuare ad attaccare il governo legittimo di un grande Paese come la Spagna alleato dell’Italia, con cui perseguire obbiettivi comuni in Europa, oltre a essere gravemente ingiurioso, davvero risponde all’interesse nazionale?”.
Il riferimento finale di Provenzano può essere letto nell’ottica di una sorta di necessaria alleanza, anche se informale, tra i Paesi del sud dell’Europa, quelli che si affacciano sul Mediterraneo, anche per far valere le proprie posizioni a Bruxelles su temi comuni come quello dell’immigrazione. Tema sul quale, in realtà, Spagna e Italia non sono state sempre perfettamente allineate. Lo si capisce anche dalle parole di mercoledì proprio di Tajani, importante esponente del Partito Popolare Europeo, che parlando a margine della ministeriale Esteri della Nato per negare una possibile alleanza europea col gruppo Identità e Democrazia ha chiarito quale sia la visione della sua Europa futura. Un’Europa decisamente spostata a destra: “Noi siamo anche pronti a collaborare con i Conservatori, l’accordo ideale sarebbe Popolari, Conservatori e Liberali, ma dipende dal voto”. Lo sguardo punta quindi a destra: stop all’alleanza coi Socialisti a vantaggio dell’Ecr di Giorgia Meloni.