Se la prima giornata della Cop 28 di Dubai sarà ricordata per l’ok al Fondo Loss and damage e ai primi impegni presi da alcuni Paesi per risarcire i Paesi più poveri e più vulnerabili che fanno fronte alle perdite e ai danni provocati dagli impatti del cambiamento climatico, parte così anche la giornata numero due. Quella dell’arrivo della premier italiana, Giorgia Meloni. “Stiamo dando al fondo Loss and Damage 100 milioni di euro per contribuire a raggiungere gli obiettivi di questa Cop28” ha detto intervenendo alla sessione di alto livello della Cop28 sui sistemi alimentari. A fare il punto sull’Unione europea la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel: “In aggiunta, 25 milioni di euro dal bilancio dell’Ue saranno resi disponibili immediatamente”. E gli Emirati Arabi, che su quel fondo gestito temporaneamente dalla Banca mondiale metteranno 100 milioni di dollari, hanno appena annunciato la creazione di un Fondo per il clima da 30 miliardi di dollari che dovrebbe stimolare la raccolta e l’investimento di 250 miliardi di dollari entro il 2030. Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo discorso ha comunque ricordato che nel mondo lo scorso anno “sono stati spesi 2mila miliardi di dollari in armi”. Ma rispetto agli annunci di questi giorni, la contropartita è già pronta. E sarà giocata sul tavolo dell’abbandono (si fa per dire) dei combustibili fossili.
La contropartita dei combustibili fossili – In un’intervista al Corriere della Sera, Sultan Al Jaber, presidente della Cop28, lo dice chiaramente: “Non possiamo semplicemente spegnere il sistema energetico odierno mentre costruiamo quello di domani”. E ancora: “Dobbiamo costruire una risposta alla crisi climatica che non lasci indietro nessuno: 750 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità e la popolazione globale crescerà di 500 milioni entro il 2030. Dobbiamo venire incontro a questa domanda nella maniera più sostenibile e allo stesso tempo assicurare la sicurezza energetica, l’accessibilità e la convenienza”. D’altronde, in una accelerazione della transizione energetica, gli Emirati Arabi Uniti sono uno dei 28 petrol-stati che rischiano di perdere più della metà del loro reddito da combustibili fossili entro il 2040. Lo rileva un rapporto del think tank finanziario Carbon Tracker, secondo cui quaranta Paesi con un’elevata dipendenza economica dalle entrate del petrolio e del gas potrebbero veder calare i ricavi dai 17mila miliardi di dollari previsti in condizioni di business as usual a 9mila miliardi di dollari in una transizione coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,8 gradi centigradi dal 2023 al 2040. Ma il peso dei combustibili fossili non è solo un problema dei petrol-stati. I nuovi dati dell’Ocse e dell’Aie (Agenzia internazionale dell’energia) mostrano che il costo fiscale del sostegno globale ai combustibili fossili in 82 economie è quasi raddoppiato arrivando a 1.481,3 miliardi di dollari nel 2022, rispetto a 769,5 miliardi di dollari nel 2021. I governi, viene ribadito, hanno adottato misure per compensare prezzi dell’energia eccezionalmente elevati, spinti in parte dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. L’analisi mostra anche una ripresa del sostegno alla produzione e al consumo di carbone, che ha raggiunto i 36,1 miliardi di dollari nel 2022, un aumento del 60% rispetto al 2013.
Il nodo dei sistemi alimentari – Eppure, come ha spiegato António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, parlando in occasione della cerimonia di apertura del ‘World Climate Action Summit’ il riscaldamento globale “sta distruggendo i bilanci, facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari, sconvolgendo i mercati energetici e alimentando una crisi del costo della vita”. Ed oggi, tra i temi approfonditi, c’è anche quello dei sistemi alimentari. Intanto perché 134 leader mondiali sostengono la ‘Dichiarazione Cop28 degli Emirati Arabi Uniti sull’agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima’. E poi perché la Fao ha pubblicato un nuovo rapporto secondo cui il 40% dei Paesi segnala perdite economiche in agricoltura esplicitamente legate al cambiamento climatico. “La distribuzione dei finanziamenti per le perdite e i danni sarà la cartina di tornasole per il successo della Cop28” ha affermato il direttore generale della Fao, QU Dongyu, precisando che “gli agricoltori si sono adattati ai cambiamenti dei loro ambienti, ma quello che stanno vivendo oggi va oltre la loro capacità”. Già oggi il 35% degli attuali piani d’azione per il clima fa esplicito riferimento a questo tema, anche perché perdite e danni nei campi per molte comunità sono sinonimo di povertà, insicurezza alimentare e accesso limitato ai servizi. Secondo il rapporto gli eventi meteorologici estremi dominano le cause delle perdite economiche, con il 37% delle segnalazioni legate al settore primario. Tra il 2007 e il 2022 le perdite agricole hanno contribuito al 23% dell’impatto totale dei disastri in tutti i settori. Solamente la siccità è responsabile del 65% delle perdite nel settore agricolo, che si traducono in 3,8 trilioni di dollari.
La guerra italiana alla carne coltivata – Sul tema è intervenuta anche Giorgia Meloni. “La sicurezza alimentare per tutti è una delle priorità strategiche della nostra politica estera, e per questo motivo una parte molto importante del nostro progetto per l’Africa, il Piano Mattei, si rivolge al settore agricolo”, ha detto, intervenendo al vertice ‘Transforming Food Systems in the face of Climate Change’. “Il mondo che voglio vedere io – ha aggiunto – è un mondo in cui il legame che ha unito la terra e l’umanità, il lavoro e la nutrizione nel corso dei millenni sia preservato e la ricerca sia in grado di aiutare a ottimizzare quel legame. Garantire colture resistenti alle malattie e resilienti ai cambiamenti climatici, ma anche ideare tecniche agricole sempre più moderne e innovative, in grado di migliorare sia la qualità che la quantità della produzione e ridurre le esternalità negative come l’eccessivo consumo di acqua. Questo è ciò in cui siamo impegnati”. E ha ricordato che questi sono tra gli obiettivi del Fondo italiano per il clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato ai Paesi africani. Parole pronunciate mentre in Italia si è appreso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il testo del Ddl sulla carne coltivata. Via libera. “Siamo impegnati anche nell’incolumità alimentare: la nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti, ma assicurare alimenti sani per tutti” ha detto, sottolineando che la ricerca “è essenziale”, ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere. Non è il mondo che voglio vedere”.
Ambiente & Veleni
Cop28, Meloni: “100 milioni al fondo Loss and Damage”. Altri 100 dagli Emirati. La contropartita? Più petrolio e più a lungo
Se la prima giornata della Cop 28 di Dubai sarà ricordata per l’ok al Fondo Loss and damage e ai primi impegni presi da alcuni Paesi per risarcire i Paesi più poveri e più vulnerabili che fanno fronte alle perdite e ai danni provocati dagli impatti del cambiamento climatico, parte così anche la giornata numero due. Quella dell’arrivo della premier italiana, Giorgia Meloni. “Stiamo dando al fondo Loss and Damage 100 milioni di euro per contribuire a raggiungere gli obiettivi di questa Cop28” ha detto intervenendo alla sessione di alto livello della Cop28 sui sistemi alimentari. A fare il punto sull’Unione europea la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel: “In aggiunta, 25 milioni di euro dal bilancio dell’Ue saranno resi disponibili immediatamente”. E gli Emirati Arabi, che su quel fondo gestito temporaneamente dalla Banca mondiale metteranno 100 milioni di dollari, hanno appena annunciato la creazione di un Fondo per il clima da 30 miliardi di dollari che dovrebbe stimolare la raccolta e l’investimento di 250 miliardi di dollari entro il 2030. Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo discorso ha comunque ricordato che nel mondo lo scorso anno “sono stati spesi 2mila miliardi di dollari in armi”. Ma rispetto agli annunci di questi giorni, la contropartita è già pronta. E sarà giocata sul tavolo dell’abbandono (si fa per dire) dei combustibili fossili.
La contropartita dei combustibili fossili – In un’intervista al Corriere della Sera, Sultan Al Jaber, presidente della Cop28, lo dice chiaramente: “Non possiamo semplicemente spegnere il sistema energetico odierno mentre costruiamo quello di domani”. E ancora: “Dobbiamo costruire una risposta alla crisi climatica che non lasci indietro nessuno: 750 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità e la popolazione globale crescerà di 500 milioni entro il 2030. Dobbiamo venire incontro a questa domanda nella maniera più sostenibile e allo stesso tempo assicurare la sicurezza energetica, l’accessibilità e la convenienza”. D’altronde, in una accelerazione della transizione energetica, gli Emirati Arabi Uniti sono uno dei 28 petrol-stati che rischiano di perdere più della metà del loro reddito da combustibili fossili entro il 2040. Lo rileva un rapporto del think tank finanziario Carbon Tracker, secondo cui quaranta Paesi con un’elevata dipendenza economica dalle entrate del petrolio e del gas potrebbero veder calare i ricavi dai 17mila miliardi di dollari previsti in condizioni di business as usual a 9mila miliardi di dollari in una transizione coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,8 gradi centigradi dal 2023 al 2040. Ma il peso dei combustibili fossili non è solo un problema dei petrol-stati. I nuovi dati dell’Ocse e dell’Aie (Agenzia internazionale dell’energia) mostrano che il costo fiscale del sostegno globale ai combustibili fossili in 82 economie è quasi raddoppiato arrivando a 1.481,3 miliardi di dollari nel 2022, rispetto a 769,5 miliardi di dollari nel 2021. I governi, viene ribadito, hanno adottato misure per compensare prezzi dell’energia eccezionalmente elevati, spinti in parte dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. L’analisi mostra anche una ripresa del sostegno alla produzione e al consumo di carbone, che ha raggiunto i 36,1 miliardi di dollari nel 2022, un aumento del 60% rispetto al 2013.
Il nodo dei sistemi alimentari – Eppure, come ha spiegato António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, parlando in occasione della cerimonia di apertura del ‘World Climate Action Summit’ il riscaldamento globale “sta distruggendo i bilanci, facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari, sconvolgendo i mercati energetici e alimentando una crisi del costo della vita”. Ed oggi, tra i temi approfonditi, c’è anche quello dei sistemi alimentari. Intanto perché 134 leader mondiali sostengono la ‘Dichiarazione Cop28 degli Emirati Arabi Uniti sull’agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima’. E poi perché la Fao ha pubblicato un nuovo rapporto secondo cui il 40% dei Paesi segnala perdite economiche in agricoltura esplicitamente legate al cambiamento climatico. “La distribuzione dei finanziamenti per le perdite e i danni sarà la cartina di tornasole per il successo della Cop28” ha affermato il direttore generale della Fao, QU Dongyu, precisando che “gli agricoltori si sono adattati ai cambiamenti dei loro ambienti, ma quello che stanno vivendo oggi va oltre la loro capacità”. Già oggi il 35% degli attuali piani d’azione per il clima fa esplicito riferimento a questo tema, anche perché perdite e danni nei campi per molte comunità sono sinonimo di povertà, insicurezza alimentare e accesso limitato ai servizi. Secondo il rapporto gli eventi meteorologici estremi dominano le cause delle perdite economiche, con il 37% delle segnalazioni legate al settore primario. Tra il 2007 e il 2022 le perdite agricole hanno contribuito al 23% dell’impatto totale dei disastri in tutti i settori. Solamente la siccità è responsabile del 65% delle perdite nel settore agricolo, che si traducono in 3,8 trilioni di dollari.
La guerra italiana alla carne coltivata – Sul tema è intervenuta anche Giorgia Meloni. “La sicurezza alimentare per tutti è una delle priorità strategiche della nostra politica estera, e per questo motivo una parte molto importante del nostro progetto per l’Africa, il Piano Mattei, si rivolge al settore agricolo”, ha detto, intervenendo al vertice ‘Transforming Food Systems in the face of Climate Change’. “Il mondo che voglio vedere io – ha aggiunto – è un mondo in cui il legame che ha unito la terra e l’umanità, il lavoro e la nutrizione nel corso dei millenni sia preservato e la ricerca sia in grado di aiutare a ottimizzare quel legame. Garantire colture resistenti alle malattie e resilienti ai cambiamenti climatici, ma anche ideare tecniche agricole sempre più moderne e innovative, in grado di migliorare sia la qualità che la quantità della produzione e ridurre le esternalità negative come l’eccessivo consumo di acqua. Questo è ciò in cui siamo impegnati”. E ha ricordato che questi sono tra gli obiettivi del Fondo italiano per il clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato ai Paesi africani. Parole pronunciate mentre in Italia si è appreso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il testo del Ddl sulla carne coltivata. Via libera. “Siamo impegnati anche nell’incolumità alimentare: la nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti, ma assicurare alimenti sani per tutti” ha detto, sottolineando che la ricerca “è essenziale”, ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere. Non è il mondo che voglio vedere”.
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Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "Vogliamo essere gli architetti di una nuova democrazia. La grandissima preoccupazione, pensando al tema della geo cultura è che quando la politica si fa guidare dall’economia, diceva Adam Smith, diventa un problema democratico perché l’economia avrà sempre un interesse diverso dalla politica. Se la politica gestisce l’economia stiamo tutti bene. Ho paura del fatto che nelle mani di pochissime di persone c’è il potere economico, praticamente, di tutti, e che non si colga questo pericolo". Lo ha detto Walter Mauriello, presidente nazionale Meritocrazia Italia, oggi a Firenze, chiudendo il focus dedicato alla Geo cultura, in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“Meritocrazia Italia - spiega Mauriello - fa passi in avanti molto improntati in termini di qualità e sostanza, ma il leader deve essere un passo indietro rispetto agli altri, non tanto per umiltà, ma per osservare, vedere le qualità e metterle a servizio del gruppo. La politica che stiamo costruendo è attrattiva, vuole dare la possibilità al debole di parlare e al forte di mettersi in discussione, nel rispetto delle regole che evita manganelli e sanzioni e dà la possibilità di una vita equilibrata e felice. Sull’ambiente, ad esempio la geo cultura è stata distrutta dalla necessità di energia. Certo, non si esclude il nucleare, ma è importante sfruttare tutte le risorse, mentre continuiamo ad andare a prendere" energia in Paesi con petrolio "dove l'egemonia è di pochi. Insieme si può realizzare una grande opera. Questo vale anche per la giustizia”.
“Nel nostro cammino abbiamo incontrato tante persone di qualità - conclude Mauriello - La grande certezza è questo gruppo, di cui pensiamo sempre il prossimo step. Abbiamo da tempo interlocuzione diretta con il presidente della Repubblica, con il presidente del Consiglio” e Oltreoceano. "Abbiamo l’ambizione di essere noi stessi, per essere un vero cambiamento".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - In collaborazione con TgPoste.it
Nel 2025 focus su pacchi, risparmio postale, assicurazioni e offerta luce e gas. Sono le priorità di Poste Italiane, messe in fila dall’amministratore delegato, Matteo del Fante, intervistato da Tg Poste all’alba dei conti del gruppo, che ha chiusto il 2024 con numeri record e obiettivi futuri in rialzo. Ora, “rimaniamo focalizzati sulla logistica, in particolare sui pacchi” ma “resteranno importanti i prodotti di risparmio: quest’anno ricorre il 150° anniversario del libretto postale e il centenario del buono fruttifero. Stiamo studiando con Cassa Depositi e Prestiti delle emissioni per celebrare le soluzioni di risparmio più apprezzate dagli italiani, per un valore di 340 miliardi”; per quanto riguarda la protezione “sarà un anno molto positivo” e per “la nostra offerta di luce e gas il 2025 sarà storico perché ci siamo dati l’obiettivo di raggiungere il milione di contratti. Al momento Poste Energia conta 700mila clienti, abbiamo ancora lavoro da fare”, ha riferito l’Ad. (Video)
“Questa azienda non produce beni fisici ma offre servizi. Se i nostri colleghi operativi e l’azienda tutta non collaborassero non si raggiungerebbero questi numeri. Quando si ottiene più di quello che ci si aspettava, significa che tutti i colleghi ci hanno messo passione ed è la cosa per noi più importante. Un grazie sulla base di risultati concreti”, ha aggiunto poi Del Fante, riferendosi ai 120mila dipendenti di Poste.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Rispetto al sistema geopolitico non riteniamo che sia assolutamente ragionevole togliere dal patto di stabilità la spesa per le armi. Noi pensiamo a una geopolitica che rimetta al centro l'uomo, rimetta al centro il welfare, rimetta al centro la salute. Questi sono temi che dovrebbero essere tolti dal patto di stabilità”. Lo ha detto Andrea Quartini, deputato M5S, nel suo intervento oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni tutte e i cittadini.
“L'Italia è l'incrocio di tantissime culture, di tantissime lingue, di tantissimi soggetti - argomenta Quartini - Questo rende l'Italia un paese assolutamente particolare. Noi siamo stati i migliori diplomatici del mondo, non a caso. Noi siamo un po' spagnoli, un po' greci, un po' africani, un po' arabi. Questa miscela è straordinaria. Ci può far comprendere quanto è importante il dialogo, quanto si può essere efficaci nella capacità di impostare dei negoziati di pace. Credo che questa forza che l'Italia può esprimere può anche riuscire a far ritornare molti giovani ad occuparsi di politica. E credo che questo sia un tema che ci riguarda nel senso anche di avvicinarsi alle strategie di Meritocrazia Italia. Credo che Movimento 5 Stelle e Meritocrazia Italia su questa linea abbiano molte cose da condividere”.
“Credo fermamente nell'idea di un'Europa che riesce a governare una transizione ecologica - aggiunge Quartini - Quindi, da questo punto di vista, credo ci siano degli aspetti che ci assimilano, che ci possono consentire un dialogo forte. Allo stesso tempo, credo che il tema della pace sia un tema assolutamente importante, rilevante. Sono tre anni che, diciamo, che dobbiamo arrivare a un momento di negoziazione e che probabilmente siamo davvero in ritardo e il prezzo pagato da tanti uomini in Ucraina sia un prezzo troppo alto e poteva essere evitato. Allo stesso tempo riteniamo che si debba farlo in un'ottica di credibilità”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "L'attualità internazionale impone una riflessione. Con determinazione dobbiamo rilanciare quello spirito europeo che l'Italia ha contribuito come Paese fondatore a creare. Dal 1957 i passi in avanti fatti sono stati straordinari, eccezionali, però ora è necessario uno scatto ulteriore. È centrale il tema della difesa, ma in questo ambito le posizioni sono ancora piuttosto articolate all'interno dell'Unione e non è un bene". Lo ha detto Alessandro Battilocchio, deputato Fi, partecipando oggi al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"L'Italia fu uno dei Paesi che prima ancora dei trattati di Roma nel 1954 con De Gasperi lanciò l'idea di una difesa comune - continua Battilocchio - Poi, proprio dalla Francia ci fu una grande frenata. Dopo il trattato di Lisbona sembrava che questo percorso si fosse riavviato con una serie di step previsti che dovranno portare ad una difesa comune, però anche in questo caso, pur in una contingenza difficile, legata alla pandemia, i passi in avanti sono stati assolutamente troppo flebili. Ora il tema è tornato prepotentemente d'attualità e io ritengo che sia importante che si sia aperto un dibattito. Le parole che arrivano da Oltreoceano rappresentano, in questo contesto, una spinta ad accelerare questa discussione".
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - “Credo che, sotto il profilo geo culturale un'enfasi forte sul consesso europeo sia strettamente necessario perché ritengo che si stia perdendo culturalmente un ruolo che il nostro contesto geografico politico ha sempre avuto. Con il linguaggio dei numeri, il valore delle nostre imprese in relazione al totale delle imprese del mondo non è sceso, è crollato in modo ingiustificato. Se confrontate il 2005 con il 2024, vi accorgete che il prodotto interno lordo dell'Europa è passato dal 35% del totale del mondo al 20%. Siamo scesi come peso e come significatività. Se poi andiamo a vedere il peso delle società quotate, nel 2005 e oggi, troviamo che è passato dal 35% del totale a meno del 15%”. Così Maurizio Dallocchio, professore ordinario università Bocconi, intervenendo oggi a Firenze al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia, la due giorni interamente dedicata al confronto tra le parti politiche, le Istituzioni e i cittadini.
Nel mondo, “le banche europee, sono irrilevanti - aggiunge Dallocchio - La prima banca europea per dimensione di capitalizzazione è dopo il numero 20. Nelle prime 10 ce ne sono 4 americane, 4 cinesi, una della Gran Bretagna e una giapponese. Non ce n'è una europea. Le banche europee, per finanziare le imprese europee, sono fortissime, sono importantissime - evidenzia il professore - Se consideriamo 100 il debito delle imprese europee, 75 è debito bancario e solo 25% è legato ai mercati e all'emissione di titoli obbligazionari. Credo che se partiamo da questi numeri ci rendiamo contro che stiamo diventando, in qualche modo, preda, sotto il profilo economico. Ma - avverte il professore - l'economia influisce sulla politica e sulla società ed evidentemente dà un impulso numerico alla cultura prevalente”.
C’è una concentrazione geopolitica delle maggiori imprese del mondo. “Tra le prime otto per capitalizzazione di borsa, sette sono statunitensi, l'altra è saudita e fa petrolio - illustra l’esperto - Quella che capitalizza di più in borsa, che vale 3.600 miliardi di dollari, molto di più del debito pubblico italiano per intenderci, quasi il doppio del Pil italiano, è una società che appartiene al settore tecnologico. Le sette americane sono tutte imprese tecnologiche. Per cui il secondo elemento di concentrazione, il settoriale, è potentissimo. Le prime otto società per capitalizzazione di borsa, nel 2005, l'anno di riferimento che ho preso insieme al 2024, erano presenti in sei settori diversi: il farmaceutico, diversificato, la grande distribuzione, il bancario, l'oil and gas e le tecnologie. Oggi i settori presenti sono, praticamente, uno”.
Inoltre, “la capitalizzazione di borsa delle prime cinque società al mondo per capitalizzazione - rimarca il professore - valgono il 30% del mercato di tutto il mondo. La sola, Nvidia, che è legata al mondo dell'intelligenza artificiale, da sola pesa una 1,6 tutta la borsa tedesca: una concentrazione dimensionale incredibile, mai esistita in passato. Altamente preoccupante è che si tratta di realtà proprietarie. Nel 2005, delle grandi imprese che connotavano il mondo, la concentrazione della proprietà era altamente diffusa. Nessuno possedeva più del 7 - 8 - 9%. Oggi, le prime otto società per capitalizzazione, si rifanno al nome di un padrone. Sotto il profilo evidentemente economico, finanziario, ma anche sociale e culturale, ha un impatto sul mondo che è straordinario”.
Come Europa, “se vogliamo tornare ad avere il ruolo sotto il profilo culturale in primo luogo sotto il profilo economico e sociale - suggerisce Dallocchio - è necessario accettare che ci sia un debito comune, è necessario provvedere a una difesa comune, al rilancio dei mercati e della finanza, intesa nel senso buono, dei soldi che finiscono alle aziende proveniendo dalle famiglie. È necessaria una fiscalità omogenea ed è necessario prendere consapevolezza del fatto che se vuoi essere competitivo devi investire in tecnologie e in intelligenza, che poi naturale o artificiale, con una visione di lungo periodo che porti a credibilità, a sostenibilità, a visibilità, a credito, che si trasformi anche in credito culturale della nostra Europa”. In questo contesto, l’Italia “è un Paese che paga una valanga di tasse. Partiamo da un livello di tassazione che, rispetto ad altri Paesi è mostruosamente superiore”. Va bene la rottamazione delle cartelle esattoriali? “Si, ma cum grano salis”, conclude.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Le elezioni federali del 23 febbraio 2025 sono un momento cruciale non solo per la Germania ma per l’intero panorama politico europeo e internazionale. Per approfondire l'impatto di questo appuntamento elettorale, Adnkronos organizza una diretta speciale targata Eurofocus, direttamente dalla residenza di Hans-Dieter Lucas, l’ambasciatore tedesco a Roma.
Condotto dal direttore Davide Desario e dai vicedirettori Fabio Insenga e Giorgio Rutelli, con la partecipazione dei giornalisti Adnkronos Mara Montanari e Otto Lanzavecchia, lo speciale di domenica comincerà alle 17 e vedrà la partecipazione di molti ospiti italiani e tedeschi, con continui collegamenti anche da Berlino, Francoforte e Bruxelles.
Alle 18, con la chiusura dei seggi e la diffusione degli exit poll, è prevista l’analisi dei primi risultati. Alle 19 un panel di esperti si confronterà sugli scenari del post-voto: quali le coalizioni possibili, e quali i rapporti di forza tra i partiti. Tra le 20 e le 21, infine, il commento della Elefantenrunde, la “tavola rotonda degli elefanti”, confronto tra i leader politici in onda sulle tv tedesche. Un'occasione unica per leggere i risultati, le prospettive e le possibili conseguenze di queste elezioni sul futuro dell'Unione Europea, delle relazioni transatlantiche e degli equilibri globali.
Lo speciale sarà trasmesso sulla homepage e sul canale Youtube di Adnkronos, con 400 siti collegati tra testate nazionali e network locali online. Le notizie sulle elezioni saranno lanciate in tempo reale dall’agenzia, analisi e interviste pubblicate sulportale Eurofocus.
Roma, 21 feb. (Adnkronos) - "La politica deve essere capace di guidare la narrazione, le trasformazioni, non deve essere esecutrice di decisioni raggiunte in altri ambiti. Meritocrazia Italia chiede un rinascimento della politica, per questo siamo a Firenze. La politica non è solo nei palazzi, parte dal basso e abbiamo ambizioni grandi, anche oltre confine". Lo ha detto Zenaide Crispino, ministro MI Turismo, Cultura, Impresa e Territorio, nel suo intervento al focus dedicato alla Geo cultura in occasione della Direzione nazionale di Meritocrazia Italia in corso a Firenze.
"La geopolitica e la geo cultura si muovono in un gioco di specchi - spiega Crispino - perché si condizionano reciprocamente e il momento storico che viviamo ci pone di fronte a degli scontri asimmetrici. C'è un occidente che si dibatte per mantenere la geocultura, anche al cospetto di un sistema che manifesta delle crepe e delle fragilità. Ci sono Paesi come quelli del Golfo, l'India, la Cina che vogliono riscrivere le regole proprio della geopolitica, si muovono tra capitalismo e autoritarismo, tra egemonia e soft power. Le guerre vogliono riscrivere le frontiere del diritto internazionale. Poi c'è l'Europa, che sembra un po' dispersa tra questi giganti”. A livello internazionale, “sicuramente l'elezione di Trump vede degli Stati Uniti che accelerano sull'indipendenza energetica - illustra - ma che, nello stesso tempo, si svincolano da trattati internazionali che sono stati stilati proprio per una visione coesa internazionale contro il cambiamento climatico. C'è la Cina che, pur essendo uno dei paesi più inquinanti al mondo, ha il monopolio nella produzione delle tecnologie green. C'è l'Europa che insegue, una transizione ecologica giusta, ma tante volte anche ideologica. Ci siamo persi, a volte, perché scollati dalle esigenze delle economie reali".
Ma "l'ambiente non è solo un problema climatico, è anche un problema di sicurezza - sottolinea Crispino - perché dove ci sono delle crisi climatiche si evidenziano anche spesso delle crisi umanitarie e migratorie. Anche in questo caso la politica e la cultura non possono discostarsi l'una dall'altro. Tante volte meritocrazia ha chiesto l'integrazione reale che si basa sull'incontro di quelle culture che vengono in contatto, che restituiscano la tolleranza a chi deve ospitare e la dignità a chi viene ospitato. Questo, a dispetto di un'accoglienza indiscriminata, che invece crea quelle bolle di subcultura che genere illegalità e quindi intolleranza. Anche la giustizia è un elemento essenziale nell'immaginario collettivo. La giustizia deve essere percepita come equa, certa, svincolata dalla burocrazia, deve restituire sicurezza, certezza del diritto, ma anche della pena". Rimarcando l’importanza della politica, Crispino conclude mettendo in guarda sull’affacciarsi di "protagonisti, che sono soggetti privati, che perché dispongono di un potere finanziario tale, hanno la possibilità di gestire asset strategici, la comunicazione, la sicurezza, l'intelligenza artificiale, le energie rinnovabili, fino alla conquista dello spazio. Il mio riferimento non è velato, sto parlando Musk, ovviamente".