Se la prima giornata della Cop 28 di Dubai sarà ricordata per l’ok al Fondo Loss and damage e ai primi impegni presi da alcuni Paesi per risarcire i Paesi più poveri e più vulnerabili che fanno fronte alle perdite e ai danni provocati dagli impatti del cambiamento climatico, parte così anche la giornata numero due. Quella dell’arrivo della premier italiana, Giorgia Meloni. “Stiamo dando al fondo Loss and Damage 100 milioni di euro per contribuire a raggiungere gli obiettivi di questa Cop28” ha detto intervenendo alla sessione di alto livello della Cop28 sui sistemi alimentari. A fare il punto sull’Unione europea la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel: “In aggiunta, 25 milioni di euro dal bilancio dell’Ue saranno resi disponibili immediatamente”. E gli Emirati Arabi, che su quel fondo gestito temporaneamente dalla Banca mondiale metteranno 100 milioni di dollari, hanno appena annunciato la creazione di un Fondo per il clima da 30 miliardi di dollari che dovrebbe stimolare la raccolta e l’investimento di 250 miliardi di dollari entro il 2030. Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo discorso ha comunque ricordato che nel mondo lo scorso anno “sono stati spesi 2mila miliardi di dollari in armi”. Ma rispetto agli annunci di questi giorni, la contropartita è già pronta. E sarà giocata sul tavolo dell’abbandono (si fa per dire) dei combustibili fossili.
La contropartita dei combustibili fossili – In un’intervista al Corriere della Sera, Sultan Al Jaber, presidente della Cop28, lo dice chiaramente: “Non possiamo semplicemente spegnere il sistema energetico odierno mentre costruiamo quello di domani”. E ancora: “Dobbiamo costruire una risposta alla crisi climatica che non lasci indietro nessuno: 750 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità e la popolazione globale crescerà di 500 milioni entro il 2030. Dobbiamo venire incontro a questa domanda nella maniera più sostenibile e allo stesso tempo assicurare la sicurezza energetica, l’accessibilità e la convenienza”. D’altronde, in una accelerazione della transizione energetica, gli Emirati Arabi Uniti sono uno dei 28 petrol-stati che rischiano di perdere più della metà del loro reddito da combustibili fossili entro il 2040. Lo rileva un rapporto del think tank finanziario Carbon Tracker, secondo cui quaranta Paesi con un’elevata dipendenza economica dalle entrate del petrolio e del gas potrebbero veder calare i ricavi dai 17mila miliardi di dollari previsti in condizioni di business as usual a 9mila miliardi di dollari in una transizione coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,8 gradi centigradi dal 2023 al 2040. Ma il peso dei combustibili fossili non è solo un problema dei petrol-stati. I nuovi dati dell’Ocse e dell’Aie (Agenzia internazionale dell’energia) mostrano che il costo fiscale del sostegno globale ai combustibili fossili in 82 economie è quasi raddoppiato arrivando a 1.481,3 miliardi di dollari nel 2022, rispetto a 769,5 miliardi di dollari nel 2021. I governi, viene ribadito, hanno adottato misure per compensare prezzi dell’energia eccezionalmente elevati, spinti in parte dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. L’analisi mostra anche una ripresa del sostegno alla produzione e al consumo di carbone, che ha raggiunto i 36,1 miliardi di dollari nel 2022, un aumento del 60% rispetto al 2013.
Il nodo dei sistemi alimentari – Eppure, come ha spiegato António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, parlando in occasione della cerimonia di apertura del ‘World Climate Action Summit’ il riscaldamento globale “sta distruggendo i bilanci, facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari, sconvolgendo i mercati energetici e alimentando una crisi del costo della vita”. Ed oggi, tra i temi approfonditi, c’è anche quello dei sistemi alimentari. Intanto perché 134 leader mondiali sostengono la ‘Dichiarazione Cop28 degli Emirati Arabi Uniti sull’agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima’. E poi perché la Fao ha pubblicato un nuovo rapporto secondo cui il 40% dei Paesi segnala perdite economiche in agricoltura esplicitamente legate al cambiamento climatico. “La distribuzione dei finanziamenti per le perdite e i danni sarà la cartina di tornasole per il successo della Cop28” ha affermato il direttore generale della Fao, QU Dongyu, precisando che “gli agricoltori si sono adattati ai cambiamenti dei loro ambienti, ma quello che stanno vivendo oggi va oltre la loro capacità”. Già oggi il 35% degli attuali piani d’azione per il clima fa esplicito riferimento a questo tema, anche perché perdite e danni nei campi per molte comunità sono sinonimo di povertà, insicurezza alimentare e accesso limitato ai servizi. Secondo il rapporto gli eventi meteorologici estremi dominano le cause delle perdite economiche, con il 37% delle segnalazioni legate al settore primario. Tra il 2007 e il 2022 le perdite agricole hanno contribuito al 23% dell’impatto totale dei disastri in tutti i settori. Solamente la siccità è responsabile del 65% delle perdite nel settore agricolo, che si traducono in 3,8 trilioni di dollari.
La guerra italiana alla carne coltivata – Sul tema è intervenuta anche Giorgia Meloni. “La sicurezza alimentare per tutti è una delle priorità strategiche della nostra politica estera, e per questo motivo una parte molto importante del nostro progetto per l’Africa, il Piano Mattei, si rivolge al settore agricolo”, ha detto, intervenendo al vertice ‘Transforming Food Systems in the face of Climate Change’. “Il mondo che voglio vedere io – ha aggiunto – è un mondo in cui il legame che ha unito la terra e l’umanità, il lavoro e la nutrizione nel corso dei millenni sia preservato e la ricerca sia in grado di aiutare a ottimizzare quel legame. Garantire colture resistenti alle malattie e resilienti ai cambiamenti climatici, ma anche ideare tecniche agricole sempre più moderne e innovative, in grado di migliorare sia la qualità che la quantità della produzione e ridurre le esternalità negative come l’eccessivo consumo di acqua. Questo è ciò in cui siamo impegnati”. E ha ricordato che questi sono tra gli obiettivi del Fondo italiano per il clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato ai Paesi africani. Parole pronunciate mentre in Italia si è appreso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il testo del Ddl sulla carne coltivata. Via libera. “Siamo impegnati anche nell’incolumità alimentare: la nostra sfida è non solo garantire alimenti per tutti, ma assicurare alimenti sani per tutti” ha detto, sottolineando che la ricerca “è essenziale”, ma “non per produrre alimenti in laboratorio, magari andando verso un mondo in cui i ricchi possono mangiare alimenti naturali e ai poveri vanno quelli sintetici, con un impatto sulla salute che non possiamo prevedere. Non è il mondo che voglio vedere”.