Quella del Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli a Milano finito sotto inchiesta, è una vicenda che ha dell’incredibile. Non soltanto per lo stato delle cose già al centro di varie denunce e per la natura del centro, che è di fatto un luogo di detenzione amministrativa, dove si rinchiudono gli stranieri senza permesso di soggiorno, indipendentemente dal fatto che abbiamo commesso reati o meno, quindi una specie di carcere gestito però in appalto sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ma senza le tutele del carcere vero e proprio. E qui casca l’asino: i gestori del Cpr di Milano sono noti da tempo tanto alle procure d’Italia quanto alle cronache.
La società che gestisce la struttura, Martinina, è attiva nel settore da quando, nel gennaio del 2022, ha comprato il ramo d’azienda della detenzione amministrativa da una società di Salerno, Engel Italia. Martinina conosceva molto bene Engel, visto che la prima società fa capo a Paola Cianciulli, moglie di quello che è stato già riconosciuto come l’amministratore di fatto della seconda, Alessandro Forlenza. Ma cosa c’era da conoscere?
Nata nel 2012 a Salerno, Engel Italia si trova in concordato preventivo dal 14 novembre 2022 a causa di debiti che hanno superato quota 2,2 milioni di euro. Prima di arrivare a questo punto, la società è finita sotto indagine in diverse procure d’Italia. Prima a Salerno dove però le denunce di alcuni ospiti per atti violenti e intimidatori sono state archiviate. Poi ad Avellino, dove il segretario locale della Cgil, Antonio Famiglietti, nel 2014 denunciava come “da mesi viene negato ogni diritto agli immigrati ospiti in Irpinia. I corsi di italiano previsti dagli accordi non sono stati più organizzati. Gli ospiti delle strutture irpine vivono nel degrado e nell’abbandono senza alcuna assistenza sanitaria”.
Alla denuncia era seguita una richiesta di intervento al Prefetto, mentre il blitz con il sequestro di tre strutture irpine gestite dalla Engel è del febbraio 2016 e riguarda anche altri gestori per un totale di 7 centri di accoglienza che ospitavano richiedenti asilo chiusi in seguito all’indagine della Procura di Avellino. L’inchiesta, analogamente a quanto accade oggi per il Cpr di Milano, verteva su presunte gravi inadempienze dei titolari delle cooperative, indagate insieme a fornitori di beni e servizi, rispetto al capitolato d’appalto previsto dalla Prefettura di Avellino. Al loro ingresso nelle strutture gli inquirenti avevano riscontrato la presenza di derrate alimentari in condizioni di pessima conservazione; seri problemi strutturali e di sicurezza; carenze anche vistose dal punto di vista igienico-sanitario.
Irpi Media, che cita Engel in un’inchiesta sui Cpr del 6 settembre 2023, ricorda che “l’attività principale della società risultava inizialmente quella alberghiera, prima di passare alla gestione dei centri di accoglienza in Campania” e che già nel 2016 quattro centro gestiti da Engel sono stati sottoposti a sequestro probatorio dalla procura di Avellino nell’ambito di un’indagine che porterà nel 2020 alla richiesta di “rinvio a giudizio nei confronti di Alessandro Forlenza, considerato “amministratore di fatto” di Engel”.
Nonostante tutto e nonostante la sua situazione economica di crescente difficoltà, la società ottiene comunque la gestione del Cpr lucano di Palazzo San Gervasio (Pz) prima e poi di quello di Milano. La struttura lucana è al centro di almeno un’inchiesta giudiziaria della Procura locale sulla quale non si hanno notizie da tempo, nonché di diverse inchieste giornalistiche, proteste e interpellanze parlamentari sulle condizioni a dir poco disumane in cui vengono tenuti gli ospiti.
Quanto al Cpr di Milano, prima dell’indagine accolta dagli addetti ai lavori con un “finalmente”, ci sono state le denunce degli operatori in linea con uno dei filoni d’indagine che erano stati aperti a Potenza sulla Engel a proposito dell’utilizzo eccessivo di farmaci tranquillanti per sedare gli ospiti. Inoltre, come risulta a ilfattoquotidiano.it, ci sono le istanze di fornitori che vantano da tempo almeno un centinaio di migliaia di euro di crediti per forniture ricevute e mai pagate. Una strada, anche questa, già percorsa dalla Engel che tanto non ha pagato da finire in tribunale.