Alitalia, o quel che ne resta, ha inviato una lettera, indirizzata ai sindacati del trasporto e ai ministeri del Lavoro, delle Infrastrutture e delle Imprese e Made in Italy, in cui annuncia “suo malgrado” l’avvio di una procedura di licenziamento per riduzione del personale, che andrà a colpire il bacino dei 2668 lavoratori sospesi in Cassa integrazione straordinaria (Cigs) a zero ore . “La scrivente – si legge infatti – è impossibilitata al reimpiego dei lavoratori attualmente sospesi in cassa integrazione”. I lavoratori interessati dal provvedimento continueranno a percepire l’indennità fino al 31 ottobre 2024, scadenza che però, a questo punto, non è ulteriormente prorogabile. La decisione era attesa e prevista ma si sperava in un’ulteriore allungamento dei termini. Da quel momento in poi gli ex Alitalia avranno accesso alla Naspi, il sussidio di disoccupazione. Ai dipendenti è data la possibilità di uscire prima del termine dalla cigs e percepire due anni di Naspi.
Giovedì i sindacati di categoria avranno un primo incontro con i commissari di Alitalia, in amministrazione straordinaria, per un esame della procedura di licenziamento per riduzione di personale, avviata dalla ex compagnia di bandiera. Lo si apprende da fonti sindacali. – I Commissari di Alitalia fanno sapere che la procedura “è stata attentamente valutata al termine di un percorso condiviso, che prevede la sottoscrizione di un accordo specifico con le organizzazioni sindacali e che si attiverà esclusivamente su base volontaria. È quindi a totale discrezione del dipendente aderire o meno in base a proprie personali valutazioni”.
“Per quanto ci riguarda è necessario che il governo fermi immediatamente i licenziamenti e proroghi la cassa integrazione per tutto il 2024 e anche per il 2025, fino a quando non verranno ricollocati in servizio tutti i lavoratori e le lavoratrici di Alitalia in amministrazione straordinaria”, chiede il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil Fabrizio Cuscito. “Vogliamo che nessuno rimanga senza lavoro”, che il governo “non lasci appesi i lavoratori”, afferma Claudio Tarlazzi, segretario della Uil Trasporti. “L’azienda a gennaio va in liquidazione e quindi è chiaro che il personale ancora in carico sia in esubero. Il fatto che abbiano mandato le lettere di licenziamento adesso è parte della procedura ed è collegato al fatto che la cassa integrazione terminerà alla fine di ottobre 2024″, ha spiegato il segretario, ricordando che però, all’esecutivo, i sindacati avevano chiesto di estenderla fino al 2025, mentre il dl asset l’ha fermata al prossimo 30 ottobre. “La procedura formale è quella lì e, al netto delle scelte individuali dei lavoratori, noi rivendicavamo e continuiamo a rivendicare non solo una cig più lunga ma anche che le persone impossibilitate ad accedere ai requisiti per il pensionamento nel periodo di Naspi siano ricollocate nell’ambito delle nuove aziende”, afferma ancora Tarlazzi.
“Oltre duemila licenziamenti in Alitalia sono il segnale evidente di una dismissione e non di un rilancio della compagnia di bandiera. Chiediamo al governo di convocare un tavolo immediatamente per salvare i posti di lavoro”. Così il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera Arturo Scotto.
Alitalia ha smesso di volare nell’ottobre del 2021 quando parte degli asset e dei dipendenti sono traslocati nella nuova Ita Airways. Tecnicamente Ita è una start up, almeno questo è ciò che sostiene il governo, azionista al 100%. Non un dettaglio visto che ciò fa si che non si possa parlare di una continuità aziendale e quindi la nuova società non è tenuta ad assorbire il personale da quella da cui ha raccolto il testimone. Questa linea è stata contestata da molti dei lavoratori rimasti in Alitalia senza impiego che hanno avviato molteplici cause davanti i giudici del lavoro. Con esiti altalenanti, alcune centinaia di lavoratori sono stati reintegrati ma la maggior parte delle sentenze ha dato ragione all’azienda (e al governo). Pratica non comune, lo stesso esecutivo ha emesso una circolare “interpretativa”. La questione è un possibile inciampo sulla strada dell’acquisizione della compagnia italiana da parte di Lufthansa. Il vettore tedesco intende acquisire inizialmente il 40% (ma assicurandosi il pieno controllo operativo) con la possibilità di aumentare ulteriormente la quota in futuro. Da sola Ita Airways, che continua a perdere soldi tanto quanto Alitalia se non di più, non avrebbe lunga vita.