Parole sussurrate, pause ripetute e silenzi. Per nove ore Filippo Turetta ha risposto alle domande del pm di Venezia Andrea Petroni, che lo ha incalzato sulla ricostruzione dell’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata assassinata tre settimane fa a Vigonovo prima di darsi alla fuga per sette giorni tra il Triveneto e la Germania. Si è detto pronto ad affrontare le “responsabilità” che lo attendono, ma è ancora in cerca di “ricostruire” nella sua testa, sostiene, “le emozioni e quello che è scattato in me quella sera” quando ha ucciso l’ex fidanzata che nell’ultimo periodo si sentiva ‘perseguitata’. Una linea quello dello “scatto” che potrebbe inserirsi nella richiesta di una perizia psichiatrica, una strategia che i suoi legali stanno valutando.
In più riprese lo studente universitario, 22 anni tra pochi giorni, non si limita a dichiarazioni spontanee – come fatto tre giorni fa davanti al gip Benedetta Vitolo – ma spiega, tentenna, si rintana nei “non ricordo”, s’interrompe, chiede tempo per riprendere fiato e raccontare di come, dopo una serata trascorsa insieme in un centro commerciale di Marghera, ferma la sua Grande Punto nera nel parcheggio a circa 150 metri da casa Cecchettin. E inizia l’aggressione alla giovane, in procinto di laurearsi.
È lì che Turetta estrae una prima volta il coltello ma Cecchettin si difende, urla ‘mi fai male’, non riesce a scappare ed è costretta a risalire in auto. Il ragazzo le tappa la bocca con il nastro adesivo per evitare che un altro testimone la possa sentire e chiamare (senza successo) il 112. È nell’area industriale di Fossò che poi l’aggressione diventa mortale e Turetta affonda più volte il coltello, almeno 25 volte, alla testa e al collo. “L’ho rincorsa e l’ho colpita”, ha ammesso davanti al pubblico ministero, aggiungendo di aver commesso un “fatto terribile”.
Sul corpo, abbandonato vicino al lago di Barcis dopo una fuga di oltre cento chilometri, è iniziata l’autopsia nell’istituto di Medicina legale di Padova ma per consegnare una relazione completa, firmata da periti e consulenti di parte, ci vorrà tempo. Altre risposte risposte attese sono quelle che arriveranno dall’analisi dell’auto, dagli strumenti informatici e dai due coltelli sequestrati. Solo allora, probabilmente, la procura potrebbe appesantire il capo d’imputazione e contestare anche l’aggravante della premeditazione e della crudeltà per l’omicidio di Cecchettin.