Pensare che Tonino Tatò ne sarebbe sorpreso è troppo poco: la Dire, l’agenzia di stampa che il dirigente cattocomunista e segretario di Enrico Berlinguer aveva creato come voce dei gruppi parlamentari del Pci nella seconda metà degli anni Ottanta, è oggi guidata da un manager legato al mondo dell’estrema destra, più precisamente un uomo che viene dalla galassia imprenditoriale e politica di Roberto Fiore (nella foto), il fondatore di Forza Nuova. Stefano Pistilli, questo il suo nome, dal 1° novembre è amministratore di Com.e Comunicazione & Editoria, la società che edita la Dire: dal Pci a uno che sui social usava l’hashtag “nazionalsocialismo”, sosteneva i neonazisti greci di Alba Dorata, si sdilinquiva per la marcia su Roma e altre amenità dello stesso tenore. Lui stesso, per la verità, ha fondato un partito nel 2016 a Bruxelles, la Coalition pour la Vie et la Famille su posizioni cattolico integraliste, d’altra parte le stesse adottate dal suo punto di riferimento Fiore.

Un’azienda in crisi. La nuova carica assunta da Pistilli risulta dalla visura camerale, ma è stata ufficialmente comunicata anche dall’editore, Stefano Valore, che possiede Com.e sia direttamente (al 5%) che tramite la sua Silicondev (al 95%), società che a sua volta detiene la testata dell’agenzia: la Dire, come tutte quelle di rilievo nazionale, riceve fondi pubblici da Palazzo Chigi (circa 2 milioni l’anno) e si prepara a concorrere ai bandi del Dipartimento editoria per il prossimo triennio. L’azienda però non se la passa bene: i dipendenti sono stati in “solidarietà” al 30% per quasi due anni, decurtazione sospesa solo adesso perché altrimenti l’agenzia non potrebbe partecipare alle nuove gare per le sovvenzioni pubbliche (poligrafici in solidarietà). Resta in piedi, invece, la procedura che prevede il licenziamento di 15 giornalisti su 74 totali. In sostanza Pistilli, digiuno di editoria, dovrebbe risanare un’impresa in grave crisi.

Chi era costui? Attualmente Pistilli risulta in Italia amministratore unico di Com.e e di una società inattiva, la Iniziativa Marina Velca Srl di proprietà di Arkus Network dei fratelli Tuttolomondo e Gepro Investment: nomi che riportano al periodo di maggiore, ancorché sfortunata, notorietà pubblica del manager, quello in cui Arkus – di cui Pistilli era amministratore delegato – comprò il Palermo calcio per poi vederlo fallire pochi mesi dopo. Eravamo tra la primavera e l’estate 2019 e per quella vicenda Salvatore e Walter Tuttolomondo sono stati rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta. Il fallimento del Palermo non è però l’unico caso in cui di Pistilli s’è occupata la cronaca: il suo nome torna spesso nelle inchieste (L’espresso, Domani e quella ottima del blog Playing the gender card) che ricostruiscono la galassia affaristico-politica di Roberto Fiore.

La galassia postfascista. Classe 1983, l’attuale amministratore unico dell’agenzia che fu del Pci inizia a fare l’imprenditore all’inizio degli anni Dieci in una società che organizza soggiorni per giovani a Londra (anche qui: il campo d’attività del leader di Forza Nuova) e da lì il suo nome compare in una serie di veicoli societari britannici e italiani connessi col mondo dell’ultradestra o direttamente con la famiglia Fiore. Anche il partito fondato a Bruxelles dal nuovo amministratore della fu agenzia del Pci ha evidenti legami con la galassia (post)fascista: i suoi compagni di avventura nella Coalition pour la Vie et la Famille (Cfv), partito fondato nel 2016 e riconosciuto dal Parlamento europeo, sono Alain Escada e Francois-Xavier Peron, entrambi membri del partito francese Civitas, anche questo su posizioni cattolico integraliste con l’ovvio corredo di teoria gender, invasione islamica, eccetera. La Cfv, peraltro, si muove all’unisono con un altro partito europeo, l’Alliance for Peace and Freedom, il cui leader – a questo punto non sarà una sorpresa – è Roberto Fiore.

L’inchiesta per tangenti. La ex agenzia del Pci, la Dire, era comunque da tempo uscita dalla “casa del padre”: la cooperativa di giornalisti era durata fino al 2008, quando fu definitivamente sancito il passaggio a Com.e, all’epoca nelle mani di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e imprenditore d’area cattolica che oggi è a processo per le tangenti al ministero dell’Istruzione (la dirigente del Miur Giovanna Boda, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto a vario titolo da Castelbianco oltre 3 milioni di euro in cambio di appalti). I giornalisti della Dire si sono costituiti parte civile nel processo e ora vivono un bizzarro cortocircuito: la società editrice Com.e, infatti, il 27 settembre è stata rinviata a giudizio sulla base della legge sulla responsabilità delle imprese e inserita nel processo al suo ex proprietario. Nel frattempo, però, Com.e è passata di mano: Bianchi di Castelbianco l’ha venduta al suo amico Stefano Valore, imprenditore nel settore Ict, che ora ha chiamato Pistilli a dirigerla. La lunga marcia della Dire da sinistra a destra, e quale destra, può ora dirsi conclusa: d’altronde il vuoto in politica non esiste.

Riceviamo e pubblichiamo
In riferimento all’articolo dal titolo “Il manager di Forza Nuova Stefano Pistilli (sodale di Fiore) alla guida di ‘Dire’, l’agenzia di stampa che fu del Pci”, si precisa che il Sig. Stefano Pistilli riveste nella Com.E Comunicazione & Editoria s.r.l. esclusivamente l’incarico di legale rapp.te p.t., non ha mai avuto alcun tipo di rapporto professionale e/o imprenditoriale con Roberto Fiore, né ha mai sottoscritto tesseramento presso alcun partito italiano o straniero, tantomeno ha mai militato tra le fila di Forza Nuova né dell’ Alliance for Peace and Freedom, i profili social a cui si riferisce l’articolo non hanno la paternità del Sig. Pistilli che non è coinvolto in nessuna vicenda giudiziaria con i Tuttolomondo. L’Editore della Dire, Stefano Valore, non ha mai avuto rapporti di amicizia con il precedente Editore che ha conosciuto in occasione della acquisizione societaria.

Vale la pena di rilevare che, come noto, la linea editoriale di una agenzia di stampa è data dall’Editore e non dal legale rapp.te p.t., incarico meramente amministrativo, per cui, anche sotto tale aspetto, è apertamente illegittimo il tentativo di far credere al lettore che il cambio di legale rapp.te p.t. possa comportare un cambio di linea editoriale tanto più se la falsa notizia viene associata ai fondi pubblici che l’agenzia di stampa Dire, come tutte quelle di rilievo nazionale, riceve.

Avvocato Barbara Frateiacci

Prendiamo atto della replica, ma evidenziamo che: non abbiamo scritto che Pistilli avesse rapporti professionali e/o imprenditoriali con Roberto Fiore, ma che “il suo nome compare in una serie di veicoli societari britannici e italiani connessi col mondo dell’ultradestra o direttamente con la famiglia Fiore” (segnatamente le figlie), cosa che confermiamo. Non abbiamo scritto che abbia “militato” in Forza Nuova ancorché un post social di Alliance for Peace and Freedom con tanto di foto lo definisca “membro di Forza Nuova”: abbiamo invece scritto che il suo attivismo politico è legato all’area dell’ultradestra, cosa che confermiamo, tanto più che Pistilli è stato fondatore del partito (così lo definisce lo Statuto) Coalition pour la vie et la famille insieme a due attivisti di estrema destra francesi. Non abbiamo scritto che Pistilli fosse a processo coi fratelli Tuttolomondo, né che decidesse la linea editoriale dell’agenzia. Infine, ancorché non ci sarebbe niente di male, prendiamo atto che non c’è amicizia tra l’attuale editore dell’agenzia Stefano Valore e il precedente: evidentemente la familiarità con cui il vecchio gruppo dirigente si riferiva a lui nelle fasi della trattativa era unilaterale.

Marco Palombi

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