Darren Woods, amministratore delegato di Exxon, una delle compagnie petrolifere più grandi al mondo e tra le più restie ad adottare politiche di sostenibilità ambientale, ci spiega come salvare il pianeta dal disastro. E da bravo oste promuove il suo vino: “Le trattative dell’Onu su come limitare il cambiamento climatico si sono concentrate troppo a lungo sull’energia rinnovabile, trascurando il ruolo dell’idrogeno e dei biocombustibili”, ha detto in un’intervista al Financial Times da Dubai, dove è in corso la Cop28, conferenza internazionale sul clima. Secondo Wood i paesi dovrebbero focalizzarsi sulla riduzione delle emissioni più che sull’addio alle fonti fossili (ossia petrolio, gas, e carbone). Proprio grazie alle fonti fossili Exxon ha chiuso il 2022 con i profitti più alti di sempre: 55 miliardi di dollari. Di sicuro la compagnia statunitense sa bene di cosa parla, visto che già negli anni ’70 aveva previsto gli effetti che avrebbe avuto sul clima il continuo aumento nell’utilizzo di petrolio, guardandosi però bene dall’adoperarsi per cercare di arginare il problema.
Per la prima volta presenti alla conferenza, i 50 maggiori produttori di petrolio al mondo, tra cui appunto Exxon e la saudita Aramco, si sono impegnati a ridurre le loro emissioni, anche quelle di gas metano. Ma molti vedono in questa l’ennesima operazione di greenwashing, tutta forma e niente sostanza. In linea con l’impostazione espressa da Woods non c’è alcun impegno a diminuire la produzione di petrolio e gas ma appunto un semplice intento a limitare le emissioni di Co2. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, emanazione Ocse e non certo pregiudizialmente ostile all’industria petrolifera, per sperare di contenere l’aumento della temperatura globale entro soglie di relativa sicurezza, gli investimenti in fonti fossili dovrebbero azzerarsi da subito. Ma nessuna delle grandi compagnie ha la minima intenzione di farlo, visti i mega guadagni che petrolio e gas sono tornati ad assicurare. Secondo molti osservatori l’unico accordo che permetterebbe di definire “riuscita” la Cop28 è quello della messa a punto di un percorso vincolante per l’abbandono definitivo degli idrocarburi. Ovvero esattamente ciò che le compagnie petrolifere stanno cercando di scongiurare con queste intese di facciata. Alla domanda che gli è stata rivolta in merito a questa possibilità Woods ha risposto: “Penso che ciò su cui bisognerebbe concentrarsi siano le emissioni, anche in base alle soluzioni tecnologiche che avremo a disposizione in futuro”. Di rinunciare a gas e petrolio, insomma, non se ne parla proprio.