Il gruppo Uber entrerà dal 18 dicembre nell’S&P500, l’indice di borsa più importante al mondo che raggruppa le 500 società a maggior capitalizzazione quotate sulla borsa newyorkese. Un annuncio di ingresso che ha spinto in rialzo i titoli della società, con un balzo di circa il 6%. Reazione normale, poiché l’ingresso nell’indice farà sì che il titolo venga incluso negli acquisti degli Etf. i fondi che replicano passivamente la composizione del listino. Uber ha attualmente un valore di borsa di 118 miliardi di dollari e i principali azionisti sono i soliti noti, i big della finanza e delle gestioni del risparmio statunitensi. Il primo socio è Morgan Stanley con il 6,5%, poi Fidelity con il 6,3%, Vanguard con 6%, Blackrock con il 5% e Jp Morgan con il 4,2%. Cosa più curiosa è il fatto che la società, nata nel 2009, non abbia sinora mai chiuso un bilancio in utile. La perdita del 2022 ha superato i 9 miliardi di dollari.
Gli investitori scommettono sul fatto che prima o poi gli utili arriveranno, le azioni in fondo non sono che questo, diritti di partecipare ai futuri profitti. Non sarebbe il primo caso di un’azienda tecnologica che dopo aver infilzato una lunga serie di bilanci in rosso ricompensa lautamente gli investitori. Ma siamo nel campo delle ipotesi e delle speranze. Tecnicamente parlando Uber è attualmente una società zombie, che non genera i soldi necessari per ripagare gli interessi sui finanziamenti e sta in piedi solo grazie a continue infusioni di nuovo capitale, tra cui quelle imponenti provenienti dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Finché la barca va…