“Sono unə medicə veterinario, una modella, un’attrice, un’atleta e prima di essere una persona disabile sono prima di tutto una donna, con i propri bisogni fisici e mentali”. È la definizione che da di sé Manuela Migliaccio, protagonista di Let’s Talk About Sex, documentario di Sette E Mezzo Studio su sesso e disabilità, ideato dalla giovane autrice Olga Sargenti insieme ai registi Roberta Palmieri e Francesco Rubattu. Sesso e disabilità, probabilmente tabù dei tabù. “Questo è un tema che non viene mai trattato in maniera adeguata – afferma Migliaccio a ilfattoquotidiano.it -, a differenza dei normodotati con la disabilità (gli standard non sono fissi quando si parla di sessualità). Ci sono una serie di deficit fisici e mentali che cambiano in base al tipo di disabilità. Non se ne parla in maniera corretta non essendoci in Italia una cultura né sulla disabilità, né sul sesso”. Nei giorni scorsi Sette E Mezzo Studio ha lanciato una campagna di crowdfunding per sostenere l’avvio delle riprese programmato per inizio 2024.
Manuela, classe 1984, è originaria di Napoli: nel 2009 dopo un incidente ha perso l’uso delle gambe. Oggi lavora come medico veterinario nel Nord Italia. È stata anche una maratoneta, percorrendo 15 km con un esoscheletro, ha sfilato a New York in carrozzina, con tanto di censura su Facebook per una foto un po’ troppo osé per gli standard social dell’epoca. È lei la protagonista di Let’s Talk About Sex. “In Italia abbiamo una visione della disabilità molto in negativo. Una persona disabile è vista come un peso per lo Stato, per la società, per tutto. Non viene considerata una persona che possa avere una vita sociale attiva, mica va al cinema a guardarsi un film o ad un concerto con gli amici, rimane a casa con la copertina”.
Stereotipi che si trasformano in isolamento quando l’approccio è sbagliato o non più aggiornato con i tempi. “Prima una che andava spesso ai concerti, adesso non ci vado perché non posso più condividere il momento con i miei amici dato che come disabile devo stare in una “gabbia” con il mio accompagnatore. Ghettizzata, senza poter più condividere l’amore di una passione con gli altri fan”. Fuori da confini nostrani, strano a dirsi, tutto cambia. “Una volta – racconta Manuela – sono andata al Boom Festival, in Portogallo, che è un rave in un posto sperduto in mezzo al nulla. Arrivata a mostrare il biglietto mi hanno domandato perché stessi facendo la fila in carrozzina come gli altri. Erano stupiti dato che c’era un accesso personalizzato per i disabili. Ed era un rave. Stessa cosa in Andalusia, dove un barista per un semplice dislivello che io posso superare senza troppe difficoltà voleva mettermi una pedana. In Italia questo quando accade?”.
Il progetto Let’s Talk About Sex è nato da un’idea di una giovane autrice, Olga Sargenti. “Nella mia vita non ho mai avuto a che fare con la disabilità, non ho parenti disabili, non avevo amici, non ero molto informata sull’argomento – ammette Sargenti -. La storia di Manuela mi ha colpito. Dopo averla conosciuta, nelle varie interviste e chiacchierate preparatorie alla fase di scrittura, ho capito quanto fosse sbagliato il classico stereotipo del disabile che poverino deve essere aiutato. Ho capito che di disabilità ce ne sono diverse”. Su un argomento, però, non vi erano molte distinzioni: la violenza di genere, ciò che hanno subito e subiscono come donne nella società. “Quando parlavamo di violenza fisica o psicologica, come donne, ecco lì in certi momenti dimenticavo anche che lei fosse disabile. Anche questo rende la sua storia universale e non diretta solo alle persone disabili”.
In Italia secondo l’Istat le donne disabili subiscono violenza fisica o psicologica il doppio rispetto alle normotipiche. Nel 2014, quando per la prima volta emergono questi dati, il 72% delle intervistate aveva subito violenza nell’arco della propria vita. “Manuela ci ha raccontato quando una volta venne inseguita da dei ragazzi e dovette scappare – afferma Roberta Palmieri, regista -. Quei ragazzi stavano inseguendo una donna disabile ma la prima cosa che vedevano era il fatto che fosse una donna. Quando lei torna a casa da sola ha un problema come ce l’ho io”. Parlare di sesso significa anche parlare di approccio alla sessualità, negativo e positivo. Il tema deve essere affrontato a 360°, a maggior ragione quando si parla di sesso. “Benché negli ultimi tempi di parli molto di educazione all’affettività e alla sessualità, sono ancora molte le incongruenze e zone d’ombra riguardo ai diritti civili delle persone portatrici di disabilità”, dichiara a Ilfattoquotidiano.it Francesco Rubattu, regista. “Dopo l’incidente Manuela ha avuto tutti gli aiuti possibili immaginabili: medici, infermieri, psicologi. Ma nessuno sessuologo che le reinsegnasse a riappropriarsi del proprio corpo dopo una trasformazione così grande”.
Per il giovane regista l’analogia della storia di Manuela è applicabile anche agli studenti: “A scuola i ragazzi di oggi sono seguiti da moltissime figure e hanno insegnanti per qualsiasi materia, ma nessuno che ti spiega cos’è il consenso, cos’è davvero una mestruazione, come dialogare con il tuo corpo e con quello degli altri. La scoperta del sesso avviene con il porno online, che è un po’ come dire che uno studia la storia dell’impero romano guardando il gladiatore di Ridley Scott”. Il modo in cui questo messaggio di necessità intergenerazionale viene trasmesso è non meno importante del massaggio stesso. “Una delle cose che più mi hanno colpito di Manuela – sottolinea Palmieri – è il suo sguardo un po’ disinibito ma anche ironico. Un approccio così manca. Se il contenuto non viene portato con un certo linguaggio si ricadrà di nuovo nei tabù e questo non ce lo possiamo più permettere. Non dobbiamo cadere nelle solite narrazioni in cui il disabile è il disabile punto”.
“Oggi le generazioni dei ventenni sono più libere sessualmente rispetto a quelle dei nostri genitori, sicuramente di questa maggiore libertà se ne parla più spesso – afferma Sargenti -, rimane però una loro conquista e non delle istituzioni come le scuole che dovrebbero accompagnarne la naturale presa di consapevolezza ma non lo fanno. Questa dinamica l’abbiamo notata anche nella difficoltà di costruire la campagna di crowdfunding: devi essere attento ai termini non troppo osé quando parli ad un pubblico generalista altrimenti hai il dubbio che l’interlocutore si spaventi”. Nel documentario è coinvolto anche Maximiliano Ulivieri, presidente del comitato LoveGiver che dal 2013 lotta per tutelare il diritto alla sessualità delle persone disabili attraverso azioni concrete, come l’introduzione degli O.E.A.S., gli assistenti all’emotività, affettività e sessualità. “In Italia, la situazione riguardante il sesso e la disabilità non parte completamente da zero, ma ci sono ampi margini di miglioramento – dichiara l’attivista a Ilfattoquotidiano.it. Se dovessimo valutare su una scala ipotetica da zero a cento, direi che ci troviamo intorno al venti percento. Questo livello, tuttavia, non è uniforme in tutto il paese; varia considerevolmente a seconda delle regioni e delle comunità”. Come e dove bisogna agire per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità? “L’educazione è fondamentale. Inoltre, è essenziale fornire adeguati servizi di supporto e risorse informative, tanto per le persone con disabilità quanto per i loro familiari e per i professionisti del settore. L’obiettivo è creare una società in cui la sessualità, indipendentemente dalle condizioni fisiche o mentali, sia riconosciuta come un diritto umano fondamentale e trattata con il rispetto e la dignità che merita”.
Non vi bisogna dimenticare, poi, quanto il tema delle barriere architettoniche sia di cruciale importanza anche per l’impatto sulla vita sociale e sessuale delle persone con disabilità. “Il legame è diretto e significativo – sottolinea Ulivieri – per vivere la propria sessualità, è fondamentale poter incontrare le persone giuste, e ciò implica l’accessibilità a luoghi come bar, ristoranti, cinema, negozi, e mezzi di trasporto pubblico”. È concorde anche Manuela che alla domanda su quale fosse la prima cosa che cambierebbe per migliorare la vita delle persone disabili ha risposto: “Treni e autobus. Basterebbe comprarne di nuovi o almeno mettere delle pedane manuali, aiuterebbe moltissimo la maggiore circolazione delle persone disabili”. Il messaggio del documentario Let’s Talk About Sex rimane. “Non vogliamo insegnare nulla – sottolinea Manuela – Io faccio una vita normale: lavoro, vivo da sola. Faccio 60 ore la settimana in ospedale come veterinaria, ma non è stato semplice, all’inizio ho dovuto dimostrare di essere un buon medico, che non fossi disabile anche mentalmente. Purtroppo l’arretratezza culturale in Italia fa si che non si riesca neanche a distinguere tra le varie patologie, le disabilità cognitive, quelle motorie”.
E per aumentare la consapevolezza la soluzione è sempre una: parlarne, aumentare l’informazione. “La nostra società tratta il disabile come un eroe, come un’eccezione. Babe Vio, Zanardi, guardate come sono forti. Non funziona così. Noi non viviamo di eccezioni ma di quotidianità, perché ognuno è libero di essere diverso”. Lo sradicamento della figura dell’eroe, che viene ricalcato anche nei social mainstream è parte integrante di un miglioramento della qualità della vita anche dei più giovani. “In questo periodo storico serve trattare l’aspetto della violenza psicologica, soprattutto sul genere femminile disabile – afferma Manuela -. C’è una percentuale molto alta di ragazze vessate sia mentalmente che fisicamente perché pensano di non valere abbastanza. Oggi i social possono essere un facile veicolo di violenza ad una ragazzina nata in carrozzina”. Come cantava ad inizio anni Novanta il gruppo Salt-n-Pepa: “Let’s talk about sex, baby. Let’s talk about you and me. Let’s talk about all the good things and the bad things the may be”.
Diritti
Avviato un crowdfunding per il film documentario Let’s Talk About Sex dedicato al tema del sesso e disabilità
“Sono unə medicə veterinario, una modella, un’attrice, un’atleta e prima di essere una persona disabile sono prima di tutto una donna, con i propri bisogni fisici e mentali”. È la definizione che da di sé Manuela Migliaccio, protagonista di Let’s Talk About Sex, documentario di Sette E Mezzo Studio su sesso e disabilità, ideato dalla giovane autrice Olga Sargenti insieme ai registi Roberta Palmieri e Francesco Rubattu. Sesso e disabilità, probabilmente tabù dei tabù. “Questo è un tema che non viene mai trattato in maniera adeguata – afferma Migliaccio a ilfattoquotidiano.it -, a differenza dei normodotati con la disabilità (gli standard non sono fissi quando si parla di sessualità). Ci sono una serie di deficit fisici e mentali che cambiano in base al tipo di disabilità. Non se ne parla in maniera corretta non essendoci in Italia una cultura né sulla disabilità, né sul sesso”. Nei giorni scorsi Sette E Mezzo Studio ha lanciato una campagna di crowdfunding per sostenere l’avvio delle riprese programmato per inizio 2024.
Manuela, classe 1984, è originaria di Napoli: nel 2009 dopo un incidente ha perso l’uso delle gambe. Oggi lavora come medico veterinario nel Nord Italia. È stata anche una maratoneta, percorrendo 15 km con un esoscheletro, ha sfilato a New York in carrozzina, con tanto di censura su Facebook per una foto un po’ troppo osé per gli standard social dell’epoca. È lei la protagonista di Let’s Talk About Sex. “In Italia abbiamo una visione della disabilità molto in negativo. Una persona disabile è vista come un peso per lo Stato, per la società, per tutto. Non viene considerata una persona che possa avere una vita sociale attiva, mica va al cinema a guardarsi un film o ad un concerto con gli amici, rimane a casa con la copertina”.
Stereotipi che si trasformano in isolamento quando l’approccio è sbagliato o non più aggiornato con i tempi. “Prima una che andava spesso ai concerti, adesso non ci vado perché non posso più condividere il momento con i miei amici dato che come disabile devo stare in una “gabbia” con il mio accompagnatore. Ghettizzata, senza poter più condividere l’amore di una passione con gli altri fan”. Fuori da confini nostrani, strano a dirsi, tutto cambia. “Una volta – racconta Manuela – sono andata al Boom Festival, in Portogallo, che è un rave in un posto sperduto in mezzo al nulla. Arrivata a mostrare il biglietto mi hanno domandato perché stessi facendo la fila in carrozzina come gli altri. Erano stupiti dato che c’era un accesso personalizzato per i disabili. Ed era un rave. Stessa cosa in Andalusia, dove un barista per un semplice dislivello che io posso superare senza troppe difficoltà voleva mettermi una pedana. In Italia questo quando accade?”.
Il progetto Let’s Talk About Sex è nato da un’idea di una giovane autrice, Olga Sargenti. “Nella mia vita non ho mai avuto a che fare con la disabilità, non ho parenti disabili, non avevo amici, non ero molto informata sull’argomento – ammette Sargenti -. La storia di Manuela mi ha colpito. Dopo averla conosciuta, nelle varie interviste e chiacchierate preparatorie alla fase di scrittura, ho capito quanto fosse sbagliato il classico stereotipo del disabile che poverino deve essere aiutato. Ho capito che di disabilità ce ne sono diverse”. Su un argomento, però, non vi erano molte distinzioni: la violenza di genere, ciò che hanno subito e subiscono come donne nella società. “Quando parlavamo di violenza fisica o psicologica, come donne, ecco lì in certi momenti dimenticavo anche che lei fosse disabile. Anche questo rende la sua storia universale e non diretta solo alle persone disabili”.
In Italia secondo l’Istat le donne disabili subiscono violenza fisica o psicologica il doppio rispetto alle normotipiche. Nel 2014, quando per la prima volta emergono questi dati, il 72% delle intervistate aveva subito violenza nell’arco della propria vita. “Manuela ci ha raccontato quando una volta venne inseguita da dei ragazzi e dovette scappare – afferma Roberta Palmieri, regista -. Quei ragazzi stavano inseguendo una donna disabile ma la prima cosa che vedevano era il fatto che fosse una donna. Quando lei torna a casa da sola ha un problema come ce l’ho io”. Parlare di sesso significa anche parlare di approccio alla sessualità, negativo e positivo. Il tema deve essere affrontato a 360°, a maggior ragione quando si parla di sesso. “Benché negli ultimi tempi di parli molto di educazione all’affettività e alla sessualità, sono ancora molte le incongruenze e zone d’ombra riguardo ai diritti civili delle persone portatrici di disabilità”, dichiara a Ilfattoquotidiano.it Francesco Rubattu, regista. “Dopo l’incidente Manuela ha avuto tutti gli aiuti possibili immaginabili: medici, infermieri, psicologi. Ma nessuno sessuologo che le reinsegnasse a riappropriarsi del proprio corpo dopo una trasformazione così grande”.
Per il giovane regista l’analogia della storia di Manuela è applicabile anche agli studenti: “A scuola i ragazzi di oggi sono seguiti da moltissime figure e hanno insegnanti per qualsiasi materia, ma nessuno che ti spiega cos’è il consenso, cos’è davvero una mestruazione, come dialogare con il tuo corpo e con quello degli altri. La scoperta del sesso avviene con il porno online, che è un po’ come dire che uno studia la storia dell’impero romano guardando il gladiatore di Ridley Scott”. Il modo in cui questo messaggio di necessità intergenerazionale viene trasmesso è non meno importante del massaggio stesso. “Una delle cose che più mi hanno colpito di Manuela – sottolinea Palmieri – è il suo sguardo un po’ disinibito ma anche ironico. Un approccio così manca. Se il contenuto non viene portato con un certo linguaggio si ricadrà di nuovo nei tabù e questo non ce lo possiamo più permettere. Non dobbiamo cadere nelle solite narrazioni in cui il disabile è il disabile punto”.
“Oggi le generazioni dei ventenni sono più libere sessualmente rispetto a quelle dei nostri genitori, sicuramente di questa maggiore libertà se ne parla più spesso – afferma Sargenti -, rimane però una loro conquista e non delle istituzioni come le scuole che dovrebbero accompagnarne la naturale presa di consapevolezza ma non lo fanno. Questa dinamica l’abbiamo notata anche nella difficoltà di costruire la campagna di crowdfunding: devi essere attento ai termini non troppo osé quando parli ad un pubblico generalista altrimenti hai il dubbio che l’interlocutore si spaventi”. Nel documentario è coinvolto anche Maximiliano Ulivieri, presidente del comitato LoveGiver che dal 2013 lotta per tutelare il diritto alla sessualità delle persone disabili attraverso azioni concrete, come l’introduzione degli O.E.A.S., gli assistenti all’emotività, affettività e sessualità. “In Italia, la situazione riguardante il sesso e la disabilità non parte completamente da zero, ma ci sono ampi margini di miglioramento – dichiara l’attivista a Ilfattoquotidiano.it. Se dovessimo valutare su una scala ipotetica da zero a cento, direi che ci troviamo intorno al venti percento. Questo livello, tuttavia, non è uniforme in tutto il paese; varia considerevolmente a seconda delle regioni e delle comunità”. Come e dove bisogna agire per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità? “L’educazione è fondamentale. Inoltre, è essenziale fornire adeguati servizi di supporto e risorse informative, tanto per le persone con disabilità quanto per i loro familiari e per i professionisti del settore. L’obiettivo è creare una società in cui la sessualità, indipendentemente dalle condizioni fisiche o mentali, sia riconosciuta come un diritto umano fondamentale e trattata con il rispetto e la dignità che merita”.
Non vi bisogna dimenticare, poi, quanto il tema delle barriere architettoniche sia di cruciale importanza anche per l’impatto sulla vita sociale e sessuale delle persone con disabilità. “Il legame è diretto e significativo – sottolinea Ulivieri – per vivere la propria sessualità, è fondamentale poter incontrare le persone giuste, e ciò implica l’accessibilità a luoghi come bar, ristoranti, cinema, negozi, e mezzi di trasporto pubblico”. È concorde anche Manuela che alla domanda su quale fosse la prima cosa che cambierebbe per migliorare la vita delle persone disabili ha risposto: “Treni e autobus. Basterebbe comprarne di nuovi o almeno mettere delle pedane manuali, aiuterebbe moltissimo la maggiore circolazione delle persone disabili”. Il messaggio del documentario Let’s Talk About Sex rimane. “Non vogliamo insegnare nulla – sottolinea Manuela – Io faccio una vita normale: lavoro, vivo da sola. Faccio 60 ore la settimana in ospedale come veterinaria, ma non è stato semplice, all’inizio ho dovuto dimostrare di essere un buon medico, che non fossi disabile anche mentalmente. Purtroppo l’arretratezza culturale in Italia fa si che non si riesca neanche a distinguere tra le varie patologie, le disabilità cognitive, quelle motorie”.
E per aumentare la consapevolezza la soluzione è sempre una: parlarne, aumentare l’informazione. “La nostra società tratta il disabile come un eroe, come un’eccezione. Babe Vio, Zanardi, guardate come sono forti. Non funziona così. Noi non viviamo di eccezioni ma di quotidianità, perché ognuno è libero di essere diverso”. Lo sradicamento della figura dell’eroe, che viene ricalcato anche nei social mainstream è parte integrante di un miglioramento della qualità della vita anche dei più giovani. “In questo periodo storico serve trattare l’aspetto della violenza psicologica, soprattutto sul genere femminile disabile – afferma Manuela -. C’è una percentuale molto alta di ragazze vessate sia mentalmente che fisicamente perché pensano di non valere abbastanza. Oggi i social possono essere un facile veicolo di violenza ad una ragazzina nata in carrozzina”. Come cantava ad inizio anni Novanta il gruppo Salt-n-Pepa: “Let’s talk about sex, baby. Let’s talk about you and me. Let’s talk about all the good things and the bad things the may be”.
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Giornata della disabilità: il benessere di alcuni passa dal comportamento di tutti
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Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “La presentazione di Fondazione Bicocca è un momento importante perché Bicocca ha già dimostrato, spostandosi in quest'area geografica della città, di fare tanto per il territorio in cui è immersa, con una trasformazione ambientale e strutturale". Lo afferma Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
"Basti pensare - dice - a tutti gli investimenti sul verde che ha fatto e che circondano quest'area, ma soprattutto culturale, sulla parte che riguarda la proprietà intellettuale, il trasferimento tecnologico, la possibilità di avvicinare e orientare ancora di più tante ragazze e ragazzi alle materie che l’Università Bicocca rappresenta in questo territorio. Ora attraverso la Fondazione, si cerca di creare quel ponte ancora più esplicito, ancora più forte con il mercato del lavoro”.
"L’obiettivo della Fondazione è trasformare da un lato il mercato del lavoro, avvicinandolo sempre di più alle aspettative di tante ragazze e ragazzi, dall'altro lato avvicinare questo patrimonio di giovani alle proposte che ci sono nel mercato del lavoro, orientandoli e formandoli nel modo corretto a fronte delle tante vacancies che ci sono in diversi settori. Un obiettivo molto utile non solo a Milano, ma al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il costo delle bollette in Italia ha raggiunto picchi insostenibili per famiglie e imprese. Oggi la segretaria Schlein ha dimostrato che sono possibili interventi urgenti e immediati per abbassare il costo dell’energia. Nello stesso giorno in cui il governo Meloni fa slittare il cdm per affrontare la questione: sono nel caos. Seguano le proposte del Pd, perché gli italiani non possono rimetterci di tasca propria per l’incompetenza di questa destra". Lo scrive sui social Alessandro Zan del Pd.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Il valore di Fondazione Bicocca è un atto di coraggio, ma anche di eredità, perché questo è il mio ultimo anno di mandato. Pertanto, l'ottica è mettere a disposizione le competenze, ma anche il coraggio, di un grande ateneo pubblico multidisciplinare, come Bicocca, a disposizione della società civile a 360 gradi”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università degli studi di Milano-Bicocca, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Tutti noi sappiamo dell'incertezza economica, dei problemi relativi al mancato sviluppo delle competenze e dell'inverno demografico. Queste sfide non sono solo italiane, ma anche europee, rispetto a colossi come Stati Uniti e Cina e fanno riflettere sul gap di innovazione tecnologica che caratterizza tutta l'Europa e in particolare il nostro Paese. Pertanto - spiega la rettrice Iannantuoni - è motivo di orgoglio avere da un lato lo sviluppo delle competenze e dall’altro mettere a disposizione i nostri laboratori e le nostre migliori menti insieme alle imprese per fare sviluppo e crescita. Non c'è innovazione tecnologica se non c’è giustizia sociale, cioè se l’innovazione non è a favore di tutti. Un esempio sono le polemiche legate alle auto elettriche”.
“Quindi, il nostro approccio è multidisciplinare, innovativo e diverso, com’è diversa Bicocca, e si propone come una piattaforma di connessioni per il futuro, come abbiamo voluto chiamare la giornata di oggi e aspettiamo tutte le imprese del terzo settore, gli Irccs, gli istituti di cura, le scienze della vita, Tutti insieme per dare una speranza diversa al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Si riunirà domani pomeriggio il gruppo Pd della Camera e all'ordine del giorno c'è anche la questione della pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Dopodomani infatti si riunirà in mattinata il Comitato dei 9 e quindi è atteso il provvedimento in aula. Provvedimento sul quale si sono registrate sensibilità diverse tra i dem. Con il disagio dell'area riformista, in particolare, a dire no all'iniziativa promossa dalla Cisl. Per un altro pezzo dei dem invece, come Arturo Scotto e Maria Cecilia Guerra, il testo base è stato stravolto dalla maggioranza ed è quindi insostenibile. Testo su cui, per altro, ha messo il cappello la stessa premier Giorgia Meloni parlando all'ultima assemblea Cisl.
I dem, per trovare una quadra, si erano già confrontati nelle settimane scorse in una riunione del gruppo a Montecitorio. Si era deciso di rinviare la decisione sul voto, in attesa di vedere se la maggioranza si fosse resa disponibile ad accogliere alcune modifiche, in aula, proposte dal Pd. "Attendiamo un segnale", si era detto. A quasi un mese di distanza però il 'segnale' non sembra arrivato. Dice Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "Noi abbiamo tenuto sempre come bussola il merito. E votare no al mandato al relatore, è stata un scelta di merito perchè il testo base Cisl è stato completamente stravolto e peggiorato. Tanto che viene da chiedersi come sia possibile che un grande sindacato come la Cisl possa riconoscere come proprio il provvedimento che arriva in aula...".
"Ma -aggiunge- abbiamo detto che eravamo disponibili a modificare il nostro no in commissione, se in aula la maggioranza avesse dato l'ok ad alcune significative modifiche. Al momento, però non abbiamo avuto alcun segnale in questa direzione". E quindi, va a finire che il Pd si divide? "Non credo proprio". Magari si va verso un'astensione? "Domani abbiamo il gruppo, discuteremo domani".
Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".