Un ospedale su 12 in tutto il mondo sarà ad alto rischio di chiusura entro il 2100 a causa di condizioni meteorologiche estreme legate al cambiamento climatico, se i combustibili fossili non verranno gradualmente eliminati e le emissioni rimarranno elevate. Perché le comunità colpite da uragani, forti tempeste, inondazioni, incendi boschivi e altri disastri potrebbero essere tagliate fuori dalle cure ospedaliere d’emergenza proprio quando ne hanno più bisogno e i Paesi a basso e medio reddito sono i più a rischio. Si parla di 16.245 ospedali, quasi il doppio degli ospedali attualmente ad alto rischio. Lo prospetta una nuova analisi di Xdi (Cross Dependency Analysis), che si occupa proprio di esaminare i rischi fisici legati al clima. Secondo il dossier, pubblicato in occasione della giornata che la Cop 28 di Dubai dedicata alla salute, in Italia più di 130 ospedali o strutture sanitarie sarebbero ad alto rischio di danni da eventi meteorologici estremi entro fine secolo se le emissioni resteranno elevate. Già oggi, in tutto il mondo, i danni medi subiti dagli ospedali sono aumentati del 38% dal 1990 a causa dei cambiamenti climatici e potrebbero quasi triplicare entro il 2050 (aumento del 108%) e raggiungere il 286% entro il 2100 con emissioni elevate. “Quanto è a rischio il vostro ospedale?”. Xdi risponde a questa domanda, pubblicando nomi, ubicazione e livello di rischio (alto, medio, basso) di oltre 200mila ospedali in tutto il mondo ed esortando tutti i governi “a verificare la presenza di ospedali ad alto rischio nella propria regione e a condurre ulteriori analisi”.

Gli appelli di Oms e Unicef – Di fatto, l’Organizzazione mondiale della sanità, insieme a organizzazioni della società civile, con l’appoggio e l’adesione di più di 40 milioni di professionisti sanitari di tutto il mondo ha appena lanciato un appello perché si dia corso in fretta ad “azioni coraggiose per il clima e la salute”. “Basta ritardi e scuse” è il monito. “Di fronte alle sfide urgenti poste dalla salute e dai cambiamenti climatici – ha spiegato il direttore generale Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – gli operatori sanitari sono uniti in ogni sforzo per migliorare i risultati sanitari e affrontare la crisi climatica”. Il 2023 ha visto un’allarmante ondata di disastri legati al clima, tra cui incendi, ondate di caldo e siccità, che hanno portato allo spostamento di popolazioni, a perdite nell’agricoltura e a un aumento dell’inquinamento atmosferico. E l’attuale crisi climatica ha aumentato significativamente il rischio di malattie potenzialmente letali come colera, malaria, Dengue. Così l’Oms e gli oltre 40 milioni di professionisti sanitari chiedono ai governi di “rispettare gli impegni già assunti, rispettare l’Accordo di Parigi, accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e aumentare la loro ambizione per un futuro più sano, più giusto e più verde per l’umanità”. L’Unicef ha invece lanciato il rapporto Climate Changed Child, che descrive in dettaglio come la salute dei bambini sia influenzata dai cambiamenti climatici e contiene nuovi dati su come e dove i bambini sono esposti a minacce legate all’acqua che mettono a rischio la loro salute e il loro benessere. Il rapporto ha rilevato che 739 milioni di bambini sono esposti a una scarsità d’acqua elevata o estremamente elevata nel 2022.

Oltre 16mila ospedali a rischio – Il rapporto di Cross Dependency Analysis analizza come le emissioni continue influenzeranno la vulnerabilità di oltre 200mila ospedali in tutto il mondo a causa di sei rischi legati al cambiamento climatico: inondazioni costiere, inondazioni fluviali, inondazioni di acque superficiali, incendi boschivi, venti estremi e cicloni. Dei 16.245 ospedali identificati come ad alto rischio entro il 2100 nello studio, il 71% (11.512) si trova in Paesi a basso e medio reddito. “Limitare il riscaldamento globale a 1,8 gradi celsius con una rapida eliminazione dei combustibili fossili – spiegano gli autori del report – dimezzerebbe il rischio di danni alle infrastrutture ospedaliere rispetto a uno scenario di emissioni elevate”. In caso di emissioni elevate, il rischio di danni agli ospedali di tutto il mondo dovuti a fenomeni meteorologici estremi aumenterà di oltre quattro volte (311%) entro la fine del secolo. In uno scenario a basse emissioni, questo aumento del rischio si riduce ad appena il 106%. “La nostra analisi – ha commentato il direttore di Scienza e Tecnologia di Xdi, Karl Mallon – mostra che senza una rapida eliminazione dei combustibili fossili, i rischi per la salute globale si aggraveranno ulteriormente, dato che migliaia di ospedali non saranno in grado di fornire servizi durante le crisi”. Oggi, il Sud-Est asiatico ha la più alta percentuale di ospedali ad alto rischio di danni da eventi meteorologici estremi al mondo. Con emissioni elevate, quasi un ospedale su cinque (18,4%) nel Sud-Est asiatico sarà ad alto rischio di chiusura totale o parziale entro la fine del secolo. L’Asia meridionale ha il maggior numero di ospedali a rischio, a causa dell’elevato numero di abitanti. Entro il 2050, un terzo di tutti gli ospedali ad alto rischio (3.357) nel mondo si troverà in Asia meridionale se le emissioni saranno elevate. Entro il 2100 la cifra potrebbe salire a 5.894. Gli ospedali situati sulle coste e vicino ai fiumi sono i più a rischio. Oggi le inondazioni fluviali sono il pericolo numero uno, ma verso la fine del secolo, l’inondazione costiera aumenterà rapidamente (esacerbata dall’innalzamento del livello del mare) e diventerà il rischio più significativo dopo le inondazioni fluviali entro il 2100. “Il rapporto ci ricorda drammaticamente che le conseguenze delle modificazioni climatiche colpiscono non solo le persone ma anche le infrastrutture più vulnerabili e necessarie e tra queste gli ospedali, centri vitali per la sopravvivenza di intere comunità” è il commento di Agostino Di Ciuala, presidente del comitato scientifico di Isde Italia, associazione medici per l’ambiente.

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