Eliminare gradualmente i combustibili fossili? “Non esiste alcuna scienza che indichi sia necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali”. Anzi, la loro eliminazione – anche graduale – non consentirebbe lo sviluppo sostenibile “a meno che non si voglia riportare il mondo nelle caverne”. Parole che vanno in direzione opposta a qualsiasi studio pubblicato dai massimi esperti mondiali, compresi gli scienziati del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). Eppure sono parole pronunciate da Sultan al-Jaber, presidente della Cop28 durante un evento online, nei giorni scorsi. A rivelarlo il Guardian e il Center for Climate Reporting. E lo fanno a poche ore dall’annuncio fatto proprio da al-Jaber, in pompa magna, a Dubai, dell’impegno delle 50 principali compagnie petrolifere globali, che rappresentano quasi la metà della produzione mondiale, a raggiungere emissioni di metano prossime allo zero, a porre fine al flaring di routine nelle loro operazioni entro il 2030 e a raggiungere le emissioni nette zero (quindi con l’utilizzo di tecnologie di assorbimento di gas serra) entro il 2050. L’impegno comprende compagnie petrolifere nazionali come l’Aramco dell’Arabia Saudita, la Petrobras del Brasile e la Abu Dhabi National Oil Company di cui al-Jaber è a capo. Ma la ‘Carta globale della decarbonizzazione’, a dire il vero, ha già attirato diverse critiche, perché non è in linea con l’obiettivo di restare sotto 1,5° Celsius, non pone alcun vincolo allo sviluppo di nuovo petrolio e gas e prevede obiettivi di emissione volontari e non prescrittivi.
Le parole di al-Jaber – Al-Jaber, il suo ruolo e la sua visione del futuro delle politiche energetiche, sono di nuovo al centro delle polemiche sulla Cop 28 di Dubai. Oltre ad essere inviato per il clima degli Emirati Arabi Uniti e ministro dell’Industria, al-Jaber è anche amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), azienda petrolifera statale e di quella di energie rinnovabili, Masdar. Nel corso dell’evento online ‘She Changes Climate’ il presidente della Cop 28 ha risposto alle domande di Mary Robinson, presidente del gruppo Elders ed ex inviato speciale delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico. “Siamo in una crisi assoluta che sta danneggiando donne e bambini più di chiunque altro, perché non ci siamo ancora impegnati ad eliminare gradualmente i combustibili fossili” ha detto Mary Robinson, sostenendo che questa “è l’unica decisione che si può prendere alla Cop28” e che proprio al-Jaber potrebbe prenderla in molti modi e con maggiore credibilità, essendo a capo di Adnoc”. La risposta: “Ho accettato di venire a questo incontro per avere una conversazione sobria e matura. Non partecipo in alcun modo ad alcuna discussione che sia allarmistica”. Più di 100 paesi sostengono già l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, che resti comunque un ‘phase out’. Tra i cento Paesi, ci sono nazioni africane, europee, del Pacifico e dei Caraibi, ma anche gli Stati Uniti. Contrari, ad oggi, Russia, Arabia Saudita e Cina, che hanno posizioni diverse. C’è chi è più propenso al ‘phase down’, ossia a concordare un impegno per la sola riduzione, ma comunque non ha assunto posizioni nette e chi, come la Russia, non vuole sentir parlare neppure di riduzione.
Dai documenti sui presunti incontri alle altre dichiarazioni del presidente della Cop 28 – Al Jaber ha sì affermato che “la riduzione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, sostenendo che occorre “essere davvero seri e pragmatici al riguardo”. E ha aggiunto: “Il mondo continuerà ad avere bisogno di fonti energetiche. Gli Emirati Arabi Uniti sono gli unici al mondo oggi ad aver decarbonizzato le risorse di petrolio e gas”. Peccato che il presidente della Cop 28 si riferisca alle emissioni derivanti dall’energia utilizzata per estrarre i combustibili fossili e non a quelle emissioni, molto superiori, derivanti dalla loro combustione. Tra l’altro, al-Jaber ha già dovuto dar conto delle rivelazioni di un’inchiesta di giornalisti indipendenti presso il Center for Climate Reporting che lavorano con la Bbc, secondo cui la presidenza della Cop 28 aveva in programma una serie di incontri per favorire la nascita di accordi commerciali internazionali legati ai combustibili fossili. Al centro una serie di documenti con ‘punti di discussione’ che sarebbero stati suggeriti. A riguardo, al-Jaber ha assicurato di non aver mai visto questi punti a cui si riferisce l’inchiesta o di aver mai usato tali punti di discussione nei suoi colloqui. Lo ha detto in una conferenza stampa, a cui la Bbc non è stata invitata. Resta, però, la sua posizione sui combustibili fossili, ribadita in diverse occasioni anche nei primi giorni di vertici. “Non possiamo semplicemente spegnere il sistema energetico odierno mentre costruiamo quello di domani: altrimenti, rischiamo di bloccare il progresso socio-economico e minare il sostegno per un’azione ambiziosa sul clima” ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. E, poi, in apertura della Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici ha esortato a “garantire di includere il ruolo dei combustibili fossili nel documento finale”.
Scienziati: “Parole al limite del negazionismo” – Dopo la pubblicazione delle esternazioni durante l’evento online diversi scienziati sono intervenuti, ritenendo le dichiarazioni del presidente della Cop28 “estremamente preoccupanti” e “al limite del negazionismo climatico”, oltre a essere in contrasto con quelle del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. “La scienza è chiara – ha detto, infatti, Guterres alla Cop il limite di 1,5 gradi è possibile solo se smettiamo di bruciare ogni tipo di combustibile fossile. Non ridurre, non abbattere, ma eliminare gradualmente, con tempistiche chiare”. Sulle dichiarazioni di al-Jaber all’evento online è intervenuto Bill Hare, ceo di Climate Analytics: “Uno scambio rivelatore, preoccupante e bellicoso. ‘Rimandarci nelle caverne’ è il più antico dei luoghi comuni dell’industria dei combustibili fossili: rasenta la negazione del clima”.