La tecnologia si muove così velocemente e crea costantemente nuove realtà che è ormai impossibile starle dietro. A volte le notizie diventano obsolete nel giro di poche ore e neppure il sistema delle news perenni è in grado di elencare tutti i cambiamenti, dell’analisi delle conseguenze non se ne parla proprio. È questa la prima volta nella storia dell’umanità che lo scarto tra l’innovazione tecnologica e la percezione del cambiamento è incrementalmente fuori fase. Se questa è la nuova realtà, ci si deve domandare se prima o poi anche noi diventeremo obsoleti.

Da quando l’uomo ha inventato la ruota, diverse tecnologie ci hanno sostituito. Le macchine hanno rimpiazzato gli operai nelle catene di montaggio, nei magazzini, nelle miniere, nei sottomarini. E questo è stato un bene perché molti di questi lavori erano monotoni, fisicamente pesanti, deumanizzanti e pericolosi. Naturalmente per essere positiva per l’umanità, la sostituzione del lavoro dell’uomo con quello della macchina doveva implicare la creazione di lavori più interessanti, meglio pagati per chi era rimpiazzato dalla macchina.

Il luddismo britannico, ad esempio, era un movimento di rivolta operaio che distruggeva le nuove macchine perché toglievano il lavoro agli operai senza sostituirlo con altri migliori. Meglio un cattivo lavoro che niente lavoro, questa in sintesi la filosofia dell’epoca. Durante la Rivoluzione Industriale, non dimentichiamolo, senza il salario gli operai e le loro famiglie non sopravvivevano.

In tempi più recenti, le macchine hanno iniziato a sostituire lavori molto più complessi e così facendo rimpiazzano professioni molto diverse dai lavori manuali della classe operaia degli ultimi tre secoli. Nella scala dei mestieri le macchine ormai sono quasi arrivate in cima, chi viene rimpiazzato non può riciclarsi in altre professioni più complesse.

Il primo intervento chirurgico robotico, ad esempio, è avvenuto in India nel 2006. Da allora la tendenza è in continua crescita. Un articolo del 2020 pubblicato sull’Indian Journal of Urology afferma: “Ci sono 66 centri e 71 installazioni robotiche a luglio 2019, con più di 500 chirurghi robotici formati nel nostro paese. Sono oltre 12.800 gli interventi chirurgici eseguiti con l’assistenza robotica”. Se volessi sottopormi a un intervento chirurgico molto preciso, diciamo un intervento chirurgico agli occhi, cosa preferirei: un braccio robotico super preciso e stabile o un essere umano con tutte le sue fragilità?

Una volta entrata in scena l’Intelligenza Artificiale la gamma di lavori e professioni che le macchine svolgeranno meglio di noi si è allargata. Non è raro scambiarsi previsioni su quali professioni rimarranno in mano nostra: il parrucchiere? Ma se ci facciamo operare alla cataratta da un robot, perché non farsi tagliare anche i capelli? Il cuoco? Il giardiniere? E’ interessante notare che gran parte di queste professioni non richiede decenni di studi; mestieri come l’avvocato, il commercialista, il chirurgo, quelli in cima all’ipotetica scala delle professioni, di certo scompariranno o verranno svolti da un ristrettissimo numero di persone che controlleranno macchine sofisticatissime e costosissime.

Forse l’architetto? Ma riflettiamo che AI può già processare tutti le nostre richieste, i nostri gusti e sfoderare un ventaglio di soluzioni all’interno di un determinato budget. Il falegname? Le stampanti 3D producono già tutto ciò che vogliano in tempi brevissimi.

I burattinai che guidano la corsa tecnologica sanno benissimo che nel lungo periodo il lavoro, così come è stato concepito dagli economisti classici, non esisterà più. E se è vero che la chirurgia e l’ingegneria saranno in mano alle macchine, a che serve studiare medicina o ingegneria?

Senza la leva socio-economica rappresentata dal lavoro, l’individuo perderà il potere politico. Lo sciopero, arma importantissima per gestire le dinamiche di classe e scalpello prioritario nella creazione delle moderne democrazie, non esisterà più. Certo bisogna rallegrarsi che a Roma i tassisti non sciopereranno più e le macchine autoguidate saranno sempre disponibili alla stazione Termini, anche gli scioperi dei treni faranno parte dei ricordi storici e così via.

A chi fa notare che senza gli strumenti classici di dialogo tra la base e l’apice della piramide il governo non potrà capire l’umore del popolo nei suoi confronti, gente come Bill Gates risponde che nel futuro gestito dalle macchine non ci sarà bisogno di lamentarsi, la gente sarà felice non lavorando e percependo uno stipendio, il reddito di cittadinanza, per non fare nulla.

Di cosa stiamo parlando? Una sorta di società in pensione perenne dove i governi non faranno politica ma olieranno le macchine. Una società di ignoranti, bisogna aggiungere, dal momento che studiare non servirà proprio a nulla, tenuta abilmente sotto controllo da una rosa di tecno-capitalisti, come Bill Gates ed Elon Musk, grazie ad una manciata di algoritmi. Benvenuti nel futuro.

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