Dall’8 gennaio Malpensa cesserà di essere collegata direttamente a New York da Ita Airways, ex Alitalia.
L’aeroporto di Malpensa era stato pensato per diventare l’hub di riferimento per il nord Italia della compagnia aerea di bandiera e “competitor” diretto dei grandi scali europei. Scalo che invece, dopo un tira e molla durato decenni, perde ora anche l’ultimo volo del clone della vecchia compagnia di bandiera ora denominato Ita Airways, che che collegava direttamente Milano con New York. Malpensa lentamente si è trasformato in aeroporto low cost con qualche volo intercontinentale operato dai grandi vettori stranieri.
A differenza degli hub europei, la crescita dello scalo italiano si poggia da anni oramai sui passeggeri low cost, sui quali i grandi aeroporti del vecchio continente Heathrow (Londra), del Charles de Gaulle (Parigi), Schiphol (Amsterdam) e Francoforte non hanno scommesso, sia perché puntavano sulla loro compagnia di riferimento sia perché producono un ricavo medio più basso, riducono le attività di indotto, necessitano di meno occupazione e per di più precaria generando, in questo modo, meno ricchezza al sistema aeroportuale e allontanando l’ammortamento del grande investimento pubblico.
Malpensa doveva essere la chiave dello sviluppo di Alitalia e invece è stata la sua tomba. La mancata fusione con Klm di 20 anni fa, il non trasferimento di piloti e assistenti di volo da Roma a Milano, le proverbiali carenze della Sea (l’inaugurazione è stata un disastro memorabile) e i suoi alti costi dell’handling, il dehubbing (quasi completo abbandono di Malpensa a favore di Fiumicino del 2014) hanno fatto il resto. Non è bastato neppure ridimensionare per un ventennio il comodo ed efficiente scalo di Linate per favorire lo scalo varesino.
Ita Airways, l’Alitalia mascherata (stessi aerei, stessi piloti, stessi assistenti di volo, stessi slot), diversi solo i manager scelti in base ai mutamenti politici dei governi, è bloccata nel suo processo si privatizzazione perché la rinuncia ad un grande boccone di potere da parte della politica non sta ancora prevalendo.
Con la cancellazione del volo per New York si chiuso invece definitivamente il suo tormentato rapporto con Malpensa. Scelta che da sola non porterà niente di buono per la stessa Ita, che nonostante sia molto più piccola della vecchia Alitalia perde come Alitalia ancora un milione di euro al giorno. L’annunciata privatizzazione è ancora molto lontana e lo sarà finché lo Stato (e gli ignari contribuenti) pagheranno per tenere in piedi il “baraccone”, sperando che l’Unione Europea non si accorga che la discontinuità (dalla Commissione Europea richiesta non c’è stata) tra Alitalia e Ita non venga alla luce e faccia arenare il già flebile processo di privatizzazione avviato con la titubante Lufthansa.
A 24 anni dal suo debutto, la Malpensa, l’aeroporto nato per l’Alitalia, vede così sparire anche l’ultimo volo del vettore italiano, mentre sono ancora molte le potenzialità inespresse e il sottoutilizzo di Malpensa 2000 a fronte degli enormi costi pubblici sostenuti (oltre 2 miliardi di euro) per la sua costruzione. Nonostante ci sia ancora molta strada da fare per recuperare i costi del più grande investimento pubblico aeronautico del secolo scorso e pur essendo lontanissimo dalla sua saturazione, la Sea punta ad un nuovo allargamento del sedime aeroportuale di 44 ettari in pieno Parco del Ticino e nell’ultima oasi di biodiversità lombarda.