Cultura

Prophet song: così il totalitarismo si insinua in un mondo privo di empatia. Perchè Paul Lynch (Booker Prize 2023) non parla solo di Irlanda

di Francesca Fulghesu

Un graduale ma inesorabile inasprimento delle misure coercitive. La minaccia concreta di un governo di estrema destra. L’incredulità di chi, pur vedendo sfrondati i propri diritti, come la rana bollita di Chomsky, rimane inerte, bloccato, stordito. La guerra civile, gli scomparsi, gli arresti. E poi la presa di coscienza, disperata, quando è ormai troppo tardi. Solo quando l’oppressione bussa a casa tua. Non è ciò che sta accadendo in vari paesi del mondo. Non solo, almeno. È la trama di Prophet Song, il romanzo di Paul Lynch vincitore del Booker Prize 2023, in arrivo in Italia a marzo per i tipi di 66thand2.

La prosa di Prophet Song è un sovrabbondante flusso che stronca il respiro del lettore con lunghi periodi in cui il ritmo sincopato restituisce il senso di oppressione e di tensione dei protagonisti. La voce del narratore si salda alla coscienza di una donna, Eilish, la cui vita viene sconvolta dal cambio di regime irlandese. Una donna che, vedendo il proprio stato di diritto crollare, realizza quanto ogni singola persona nella storia si sia sentita sola e impotente di fronte all’avvento di guerre e totalitarismi: “La fine del mondo è sempre un evento locale, viene nel tuo paese e visita la tua città e bussa alla porta della tua casa e diventa per gli altri solo un avvertimento lontano, un breve resoconto al telegiornale, un’eco di eventi.”.

Il breve romanzo è ambientato in un futuro distopico molto vicino al tempo contemporaneo, che nel suo essere verosimile e contiguo risulta ancora più angosciante. Più che una dislocazione temporale, si tratta di una dislocazione spaziale di ciò che di fatto anche nel nostro presente accade in vari paesi del mondo: recuperando il significato etimologico, dys- (prefisso negativo) e topos (luogo), Lynch rileva il dramma politico contemporaneo e lo trasferisce in un paese occidentale, ne cambia il luogo, il “topos”. Letteralmente distopia significa non-luogo, ma può essere letto come “qualunque luogo”: in qualunque luogo, potenzialmente, questo può accadere. E comprenderlo, grazie alla letteratura, è uno sforzo di radicale empatia, come Lynch stesso spiega in un’intervista rilasciata agli organizzatori del premio: “Perché in Occidente siamo così a corto di empatia per i rifugiati che si riversano verso i nostri confini? Prophet Song è in parte un tentativo di empatia radicale. Per capire meglio, dobbiamo prima sperimentare il problema da soli. E così ho cercato di approfondire il distopico portandogli un alto grado di realismo”.

Justine Jordan sul Guardian ha parlato di “un romanzo scritto per svegliare il lettore”. “I giudici hanno scelto forse il libro più tempestivo e urgente nella rosa dei candidati – un romanzo esplicitamente collegato ai conflitti globali e alle forze tettoniche politiche”, ha detto, aggiungendo che “famiglie come quella di Eilish stanno soffrendo in Ucraina, Siria, Palestina e altrove, rifugiati in fuga dalla violenza politica, diritti delle donne violati in tutto il mondo e l’estrema destra in aumento in Europa”.

In filigrana è ravvisabile per tutto l’arco narrativo il tema della migrazione, dell’esilio, della fuga. Un tema frequente nella tradizione letteraria irlandese – da James Joyce a Seamus Heaney – ed estremamente attuale, per il quale Lynch ha pensato in particolare alla situazione della Siria e alla conseguente emergenza migratoria: “La storia è una registrazione silenziosa di persone che non possono andarsene, è una registrazione di coloro che non avevano scelta, non puoi andartene quando non hai un posto dove andare e non hai i mezzi per andarci, non puoi andartene quando i tuoi figli non possono avere un passaporto, non puoi andartene quando i tuoi piedi sono radicati nella terra e andartene significa strapparsi i piedi.”.

La fuga e il viaggio sono del resto temi ricorrenti in tutti e quattro i romanzi precedenti di Lynch, dove le tensioni centrifughe e centripete sono detonatori della trama: accade in Cielo rosso al mattino, l’opera d’esordio, in cui il protagonista fugge oltreoceano dopo una tragedia; caratterizza con moto contrario l’opera Neve nere, dove un uomo fa ritorno in Irlanda sentendosi straniero nella propria patria; è centrale nel romanzo di formazione Grace, dove una ragazza quattordicenne intraprende un viaggio rocambolesco; e segna la trama anche di Oltremare, dove i due personaggi vengono travolti da una tempesta e si ritrovano naufraghi nell’oceano Pacifico.

Lynch con Prophet song riesce a mostrare quanto sia repentino e verosimile il collasso della democrazia, e tuttavia, come ha spiegato nel discorso tenuto dopo la premiazione, non ha scritto il libro per dare uno specifico avvertimento, ma per articolare il messaggio che le cose che accadono nel romanzo si verificano in ogni tempo nel corso dei secoli. “Canteremo ancora nei tempi bui?”, si chiede Bertolt Brecht in un componimento posto in apertura del romanzo. L’opera di Lynch conferma la risposta contenuta nella stessa poesia: sì, canteremo. Come il titolo del romanzo rivela, canteranno i profeti: “Quello che viene cantato dai profeti non è altro che lo stesso canto cantato attraverso il tempo […] il profeta non canta della fine del mondo ma di ciò che è stato fatto e di ciò che sarà fatto e di ciò che viene fatto ad alcuni ma non ad altri.”.

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