L’avvocato Piero Amara andrà a processo per le dichiarazioni rese tra il 2019 e il 2020 ai pm di Milano sull’esistenza di una presunta loggia massonica segreta chiamata “Ungheria“, di cui, secondo la sua narrazione risultata finora priva di riscontri, facevano parte decine di affiliati “vip” come politici, magistrati, alti funzionari dello Stato, imprenditori e persino prelati. Lo ha deciso il gup del Tribunale meneghino Guido Salvini, rinviando a giudizio per calunnia l’ex legale esterno dell’Eni in accoglimento della richiesta dei pm Stefano Civardi e Roberta Amadeo, che avevano chiuso le indagini lo scorso maggio. Il dibattimento inizierà il prossimo 2 febbraio di fronte alla Settima sezione penale. Le persone offese (cioè i presunti calunniati) sono 65, di cui quaranta sono state ammesse come parti civili già all’udienza preliminare. Prosciolto invece l’ex collaboratore di Amara Giuseppe Calafiore, imputato di autocalunnia per aver indicato se stesso come appartenente alla loggia (senza però descriverla come associazione segreta nè attribuire comportamenti a terzi). Il termine per il deposito delle motivazioni di quest’ultima decisione è stato fissato in sessanta giorni.
Nello stesso tempo però il gip ha disposto il rinvio degli atti in Procura per svolgere ulteriori indagini su alcuni degli episodi raccontati da Amara come esempio dell’attività di “Ungheria”: in particolare una presunta raccomandazione al figlio dell’ex procuratore di Perugia, Luigi De Ficchy, e un presunto contributo fornito alle nomine dei magistrati Lucia Lotti a procuratrice di Gela e Francesco Saluzzo a procuratore generale di Torino (tutti e tre erano stati indicati come appartenenti all’associazione). Secondo Salvini, è necessario accertare se “il contesto descritto” da Amara fosse effettivamente la “continuazione della disciolta associazione P2” (come si legge nel capo d’imputazione) o piuttosto “l’espressione-estensione del sistema Palamara“, inteso come il sottobosco di favori e scambi sulle nomine al Csm emerso dalle chat sequestrate all’ex capocorrente. Per questo si chiede ai pm di effettuare approfondimenti in merito “al reato di calunnia e/o agli altri reati prospettabili a seguito dei comportamenti attribuiti a sé dallo stesso Amara e da questi agli altri soggetti individuati quali persone offese nella richiesta di rinvio a giudizio”. Non solo: il giudice chiede di cercare “l’eventuale elenco degli aderenti” alla loggia, “che si troverebbe a Dubai”.